Prima e dopo il rapimento di Ermanno Lavorini
Walter Veltroni racconta sul Corriere quella storia incredibile, iniziata il 31 gennaio 1969 a Viareggio, che fu seguita da tutta Italia e che cambiò la vita di molti adolescenti
Walter Veltroni, ex sindaco di Roma ed ex segretario del PD, ha raccontato sul Corriere della Sera l’incredibile storia del rapimento e dell’uccisione del 12enne Ermanno Lavorini, iniziata a Viareggio il 31 gennaio 1969. Le indagini sulla morte di Lavorini furono seguite da tutta Italia ed ebbero conseguenze enormi per diverse persone accusate di essere coinvolte nel sequestro e che poi si dimostrarono innocenti. Con la morte di Lavorini ci fu un prima e un dopo, sostiene Veltroni: «per la mia generazione [quell’evento] è stato simbolo di uno spartiacque nella nostra vita di adolescenti».
Ha cantato Luciano Ligabue: «Hanno ucciso Lavorini e dopo niente è stato come prima». La canzone che contiene queste parole si intitola «Nel tempo». Ne è passato di tempo, da quell’uggioso 31 gennaio del 1969. Tanto tempo da far dimenticare a molti quel nome di ragazzo, Ermanno Lavorini, che per la mia generazione è stato simbolo di uno spartiacque nella nostra vita di adolescenti. «Dopo niente è stato come prima». E allora come mai miei amici di oggi, colti quarantenni o trentenni ai quali dico che sono stato a Viareggio per occuparmi del caso Lavorini, mi guardano come se parlassi aramaico antico?
Prima di Ermanno noi tredicenni o quattordicenni uscivamo da soli, andavamo al cinema da soli. Poi lui è sparito, quel venerdì di fine gennaio, e l’innocenza se ne è andata con lui. Esisteva il male e se la prendeva con i bambini. Esistevano gli orchi, non solo nelle favole inquietanti. Erano i grandi, dei quali diffidare. Per chi non ricordasse la storia è questa: un bambino di dodici anni, Ermanno, esce di casa dopo il pranzo. Starà fuori un’ora, dice alla mamma. Inforca la sua fiammante bici rossa, una Super Aquila, e si reca nella piazza dove è stato allestito un luna park. Ma Ermanno non torna a casa. Alle 17.40 a casa Lavorini arriva una telefonata. Risponde la sorella Marinella. L’interlocutore, una voce adulta, dice «Ermanno non tornerà a casa, anzi ritorna dopo cena. Dica a suo padre di preparare quindici milioni e di non avvertire la polizia».
I Lavorini hanno un avviato negozio nel centro di Viareggio. Le ricerche iniziano alla cieca. Per due mesi non si saprà nulla del ragazzo con i riccioli biondi che le foto d’epoca ci restituiscono mentre prega assorto il giorno della comunione. Il suo corpo verrà casualmente ritrovato il 9 marzo sulla spiaggia di Marina di Vecchiano, in uno scenario di degrado che Carlo Laurenzi così descrive sulle pagine di uno dei tanti giornali che hanno smesso di esistere, Il Corriere d’Informazione: «Quanti segni di morte, lungo il Tirreno invernale. Alberi morti, oggetti morti, radici morte, cani morti». Qui viene ritrovato il corpo di «un bambino vestito di bianco e di ruggine», come lo stesso Laurenzi lo descrive.
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