La fine dell’ISIS in Siria, fotografata
Dal fotografo australiano Chris McGrath, che ha raccontato quello che sta succedendo attorno all'ultimo territorio controllato dallo Stato Islamico
Da diversi giorni migliaia di civili siriani, tra cui molte famiglie di miliziani dello Stato islamico (o ISIS), stanno lasciando l’ultimo territorio ancora controllato dall’ISIS in Siria, a ovest della città di Baghuz, con l’aiuto delle Forze democratiche siriane (SDF), coalizione di arabi e curdi che da più di tre anni sta combattendo contro il Califfato islamico. Uomini, donne e bambini stanno lasciando la zona di Baghuz a bordo di furgoni usati normalmente per trasportare le pecore, per evitare di trovarsi in mezzo alle violenze della battaglia che inizierà, mentre le SDF si stanno preparando ad affrontare gli ultimi miliziani dell’ISIS, tra cui molti “foreign fighters” provenienti da tutto il mondo.
La preparazione all’ultima battaglia è stata raccontata negli ultimi giorni da diversi giornalisti e fotografi, tra cui l’australiano Chris McGrath, che lavora con l’agenzia Getty Images dal 2001 e che negli ultimi anni ha coperto diverse notizie di rilevanza internazionale. McGrath, già vincitore di premi importanti e anche quest’anno finalista del prestigioso World Press Photo, ha fotografato i civili lasciare Baghuz a bordo dei furgoni, pezzi di città distrutti dai combattimenti e i soldati in attesa dell’ultima battaglia contro l’ISIS.
Il giornalista del Guardian Bethan McKernan ha scritto che negli ultimi giorni diversi miliziani dello Stato Islamico hanno cercato di mescolarsi tra i civili che stavano lasciando Baghuz, nella speranza di non essere catturati dalle SDF o uccisi nei combattimenti. Secondo McKernan, le operazioni militari per la riconquista dell’ultimo territorio dell’ISIS coinvolgeranno anche le forze speciali britanniche, statunitensi e francesi, che inizieranno ad avanzare quando sarà terminata l’evacuazione delle aree dove si trovano ancora i civili.
Negli ultimi mesi le SDF, appoggiate dagli attacchi aerei statunitensi, hanno progressivamente ricacciato verso sud, lungo le rive del fiume Eufrate, i miliziani dell’ISIS che si rifiutavano di arrendersi. I combattenti curdi e arabi temono ora che l’area sotto il controllo dello Stato Islamico sia piena di tunnel, ordigni e autobombe, e che ci sia il rischio che le operazioni militari diventino lunghe, complicate e molto violente, come era già successo nella guerriglia urbana per la riconquista di Mosul, in Iraq.
Come hanno osservato diversi analisti, comunque, la riconquista dell’ultimo territorio controllato dall’ISIS in Siria non significa la sconfitta definitiva del gruppo, che ancora oggi opera in diversi paesi del mondo con “affiliati” che hanno giurato fedeltà ad Abu Bakr al Baghdadi. Già in passato, inoltre, lo Stato Islamico aveva dimostrato di sapersi riorganizzare e ricostruire dopo pesanti sconfitte militari, soprattutto in paesi senza un governo centrale e stabile, come l’Iraq e la Siria di oggi.