Ci sono regole segrete del Vaticano per i preti che hanno figli
Lo ha confermato il portavoce del Vaticano al New York Times: prevedono l'abbandono del sacerdozio
di Daniele Conti
Il Vaticano ha ammesso per la prima volta l’esistenza di linee guida interne per la gestione dei casi in cui preti cattolici generino dei figli. Ne ha parlato al New York Times il suo portavoce, Alessandro Gisotti, specificando che queste regole fanno parte di un “documento riservato”.
Una versione di questo documento era stata mostrata già nel 2017 a Vincent Doyle, figlio di un prete cattolico irlandese e fondatore di Coping International, un’associazione per la difesa dei diritti dei figli di preti cattolici in tutto il mondo: figli “illegittimi”, dal momento che la Chiesa cattolica impone il celibato a tutti i suoi sacerdoti. A mostrarla a Doyle era stato l’arcivescovo Ivan Jurkovic, rappresentante del Vaticano alle Nazioni Unite. Jurkovic spiegò a Doyle che il termine con cui la Chiesa si riferiva a questi casi è “figli degli ordinati”, cioè del clero. «Ero scioccato che avessero un termine preciso per questa cosa», ha raccontato Doyle al New York Times.
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Gisotti ha spiegato che quel documento riassumeva una serie di procedure che il Vaticano aveva messo in atto durante i dieci anni precedenti, procedure orientate principalmente alla “protezione del figlio” del prete: le linee guida del Vaticano richiedono che il padre abbandoni lo stato clericale per “assumersi le proprie responsabilità di genitore, dedicandosi esclusivamente al bambino”.
Intervistato dal New York Times, monsignor Andrea Ripa, sottosegretario della Congregazione per il clero, ha dapprima sostenuto che questa “richiesta” sia solo una formalità: cioè che sia impossibile imporre a un prete la dimissione dallo stato clericale, e che al massimo la dimissione possa essere richiesta dal prete stesso. Ma ha poi aggiunto: «Se tu non fai richiesta, vieni dimesso».
L’ambiguità della posizione della Chiesa cattolica nei confronti dei preti con figli è amplificata dal fatto che il diritto canonico – cioè il sistema di leggi, regole e principi che la Chiesa usa per governare se stessa e i suoi fedeli – non spiega come debba comportarsi la Chiesa nel caso in cui un sacerdote faccia dei figli. Gli interventi di papa Francesco su questo tema sono limitati, ma in un suo libro del 2010, Il cielo e la terra, l’allora cardinale Bergoglio affermò che un prete che in momento di passione violi il voto di castità può in linea di principio conservare lo stato di sacerdote, ma non potrebbe farlo un prete che genera un figlio. “La legge naturale viene prima dei suoi diritti come prete”, scrisse Bergoglio, aggiungendo che la prima responsabilità di un prete con un figlio è nei confronti del figlio, e che di conseguenza un prete in questa situazione deve lasciare il ministero del sacerdozio per potersi occupare di lui.
Negli ultimi anni il fenomeno dei figli dei preti cattolici sta ricevendo sempre più attenzione da parte dei media e dell’opinione pubblica mondiale. Due anni fa il Boston Globe, storico quotidiano di Boston fondato nel 1872, aveva pubblicato un’inchiesta che raccontava la storia di alcuni di questi figli, di come fossero venuti a sapere nel corso della loro vita di essere figli di preti, delle difficoltà e problemi che avevano dovuto affrontare e delle risposte che la Chiesa aveva dato sul tema negli ultimi anni. Non esistono stime attendibili su quanti siano nel mondo i figli dei preti cattolici. Tuttavia Doyle sostiene che la sua associazione Coping International riunisca circa 50 mila persone in 175 paesi.