Il primo editoriale di Carlo Verdelli su Repubblica, programmatico
Da ieri il quotidiano ha ufficialmente un nuovo direttore, il quarto della sua storia
Oggi su Repubblica c’è il primo editoriale di Carlo Verdelli, il nuovo direttore del quotidiano che il 19 febbraio ha preso il posto di Mario Calabresi. L’editoriale è molto lungo e parla del progetto di Verdelli per la direzione del giornale, «un giornale che è qualcosa di più di un giornale». Si intitola “Un anno bellissimo”, ma è ottimista fino a un certo punto.
Verdelli è il quarto direttore di Repubblica, dopo il fondatore Eugenio Scalfari, Ezio Mauro e Calabresi. Ha 61 anni ed è stato direttore di testate molto diverse come Sette, la Gazzetta dello Sport e Vanity Fair, e vicedirettore al Corriere della Sera. È uno dei giornalisti della carta più noti e stimati in Italia, malgrado la sua notorietà pubblica sia limitata da un’inclinazione schiva che lo ha tenuto lontano dalle apparizioni pubbliche e televisive.
Secondo una previsione temeraria del presidente del Consiglio, l’avvocato Giuseppe Conte, il 2019 sarà un anno bellissimo. La speranza di tutti è che abbia ragione. L’evidenza di questi primi cinquanta giorni direbbe il contrario. Siamo entrati ufficialmente in recessione. Le previsioni di crescita del nostro Pil sono franate allo 0,2 per cento, il gradino più basso d’Europa. La produzione industriale è balzata all’indietro del 5,5 per cento. Si è scoperto che l’agognato reddito di cittadinanza non arriverà a destinazione per un milione e mezzo di lavoratori poveri: sei su dieci degli aventi diritto, più della metà. In Abruzzo, alle Regionali di dieci giorni fa, ha votato il 53 per cento, una percentuale allarmante, tranne per chi pensa che la democrazia parlamentare sia un orpello da smantellare, un ostacolo tra popolo e capipopolo.
Le uniche cose che salgono, e non pare di buon auspicio, sono il livello dell’insofferenza verso chi rema contro, dal Quirinale al Vaticano, e il volume delle minacce contro i nemici, dovunque si annidino. Bankitalia e Consob? «I vertici andrebbero azzerati» è l’opzione zero di Matteo Salvini. Azzerati. Come gli sbarchi dei migranti. O le canzoni straniere, da intervallare per legge con musica nostrana doc. Il giorno di San Valentino, a Melegnano, provincia di Milano, sul muro della casa di una famiglia che aveva da poco adottato un ragazzo senegalese è comparsa questa scritta: “Pagate per questi negri di merda”. È come se la natura di tanti italiani si stesse rapidamente trasformando, incattivendosi. Insieme a molti diritti su cui si fonda la nostra comunità, stanno saltando i valori che quei diritti sottendono e sostengono. Stavamo seduti sopra un vulcano di rabbia e rancore, e non ce ne eravamo accorti.