Come funziona Rousseau
Il sito internet dove gli iscritti al Movimento 5 Stelle hanno votato in maggioranza per non far processare Salvini è ritenuto poco sicuro e manipolabile
Questa settimana gli iscritti al Movimento 5 Stelle hanno votato nel corso di un referendum online per bloccare o concedere l’autorizzazione a processare il ministro dell’Interno Matteo Salvini. I “no” all’autorizzazione hanno vinto con il 59 per cento. Nei giorni successivi però in molti si sono chiesti quanto siano davvero affidabili questi risultati e quanto sia stato sicuro per gli iscritti partecipare alla votazione. Le operazioni di voto infatti si sono svolte tra continui problemi tecnici e attacchi informatici, mentre non è chiaro chi abbia controllato davvero la regolarità del voto né come funziona realmente il sistema che le ha rese possibili: il famigerato “sistema operativo” Rousseau.
Che cos’è Rousseau?
Quello che il Movimento 5 Stelle chiama ampollosamente “sistema operativo” è in realtà un normalissimo sito internet con una sorta di “area riservata” a cui hanno accesso gli iscritti certificati del Movimento 5 Stelle. Questi iscritti possono partecipare a una serie di attività del partito, come suggerire proposte di legge e partecipare alla loro scrittura (un aspetto che sembra al momento passato in secondo piano: nessuna delle leggi approvate da quando il Movimento è al governo risulta elaborata dalla piattaforma Rousseau).
Sempre tramite Rousseau gli iscritti possono anche partecipare alle votazioni interne del Movimento. Le più comuni sono le primarie per la scelta dei candidati del partito. Per esempio lo scorso 18 settembre su Rousseau si era votato per la scelta dei candidati alle elezioni in Abruzzo, mentre il 26 novembre si è votato per scegliere i candidati alle regionali in in Sardegna del prossimo 24 marzo. In occasioni più rare, infine, il Movimento chiede ai suoi iscritti di esprimersi su questioni più ampie e generali votando semplicemente “sì” o “no”. È accaduto per esempio con il voto sul programma di governo con la Lega ed è successo di nuovo lunedì, con il voto sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini.
Chi decide i referendum?
All’articolo 4 lo statuto del Movimento 5 Stelle stabilisce che è il capo politico del Movimento, in questo momento Luigi Di Maio, a indire le consultazioni interne al Movimento. La consultazione deve essere annunciata con almeno 24 ore di anticipo, può essere nazionale o riguardare solo gli iscritti locali (residenti in una regione o in un comune particolare). Quando viene annunciata una consultazione interna l’avviso deve contenere il quesito e l’orario di voto, non inferiore alle 8 ore. Il capo politico può decidere di escludere dal voto tutti coloro che si sono iscritti fino a sei mesi prima.
Chi gestisce Rousseau?
Il punto più controverso dell’intero sistema riguarda il complesso meccanismo che ruota intorno alla piattaforma online. Il sistema Rousseau, infatti, non viene considerato un semplice strumento informatico per agevolare lo svolgimento delle attività di partito, ma è esplicitamente nominato nello statuto del Movimento 5 Stelle e viene definito il luogo dove devono obbligatoriamente svolgersi quasi tutte le più importanti votazioni del partito. Se in futuro il Movimento volesse utilizzare uno strumento differente da Rousseau dovrà modificare il suo statuto con una votazione tra i suoi iscritti (che potrà avvenire su Rousseau o in un luogo fisico, secondo lo statuto).
L’altra peculiarità di Rousseau è che non è uno strumento di proprietà del Movimento 5 Stelle né è gestito direttamente dal partito. È invece in mano all’Associazione Rousseau, un’associazione senza scopo di lucro fondata da Gianroberto Casaleggio e ora controllata da suo figlio Davide insieme ad altri tre soci. Stando allo statuto dell’associazione, scoperto e pubblicato dal giornalista del Foglio Luciano Capone, l’Associazione e il suo presidente Casaleggio sono del tutto indipendenti dal Movimento 5 Stelle e possono gestire in totale autonomia la piattaforma Rousseau senza che i dirigenti del partito possano influire sulle loro decisioni (anche se, come abbiamo visto, se e quando votare e su cosa sono tutte decisioni che spettano al capo politico del Movimento).
In pratica però l’Associazione al momento appare piuttosto compenetrata dai quadri del Movimento. Dieci tra parlamentari ed altri eletti del Movimento svolgono diversi incarichi al suo interno. Lo stesso Casaleggio, a quanto riferiscono giornali e agenzie, si consulta di frequente con il capo politico Luigi Di Maio e con Beppe Grillo, il fondatore del Movimento che al momento ricopre anche l’importante incarico di garante del Movimento (oltre a esserne proprietario del simbolo).
Chi verifica la correttezza del voto su Rousseau?
Si tratta dell’altra grossa questione sulla piattaforma utilizzata dal Movimento 5 Stelle per gestire la sua politica interna. Secondo lo statuto del partito, la verifica dell’abilitazione a votare e il conteggio dei voti sono effettuati in maniera automatica, mentre «la regolarità delle consultazioni è certificata da un organismo indipendente, nominato dal Comitato di Garanzia, o da notaio». Né il Movimento né l’Associazione Rousseau hanno però mai indicato pubblicamente i nomi delle società né quelli dei notai che avrebbero verificato le votazioni fino a questo momento.
In una dichiarazione diffusa questa settimana, Enrica Sabatini – insieme a Casaleggio una dei quattro soci dell’Associazione Rousseau – ha spiegato che «ci siamo affidati a società che hanno certificato i processi di voto all’interno della piattaforma Rousseau» e che «ci avvaliamo anche della verifica notarile dei risultati del voto». Contattata dal Post, Sabatini non ha ancora fornito ulteriori indicazioni sulle società o i notai che avrebbero svolto le verifiche.
Quindi ci dobbiamo fidare dei risultati?
È difficile dirlo senza conoscere se e quali tipi di verifiche sul voto siano state effettuate. Quello che è sicuro è che a causa dell’elevato numero di accessi, lunedì Rousseau aveva avuto problemi nel corso di tutta la giornata. Numerosi utenti hanno riportato ogni sorta di disservizio, alcuni hanno detto di non essere riusciti a votare mentre altri hanno detto di aver votato più di una volta. Negli ultimi anni diversi hacker si sono infiltrati nella piattaforma, alcuni anche durante le operazioni di voto di lunedì, rivelando falle nel sistema – i gestori possono vedere la “storia elettorale” degli iscritti – e altri dati sensibili.
Da tempo il Garante della privacy denuncia i problema nella sicurezza del sistema, oltre a chiedere una maggiore tutela della segretezza del voto degli utenti e sistemi più efficaci per tenere traccia degli interventi compiuti sul database dei voti, in modo da rendere più difficili le eventuali manipolazioni. In un intervento dello scorso maggio, il garante ha riferito di alcuni progressi compiuti su questi fronti che però ha ritenuto non ancora sufficienti. Marco Canestrari, ex collaboratore di Casaleggio e uno tra i più noti critici del Movimento, ha scritto che il voto andrebbe invalidato per via dei gravi problemi del sistema, anche se ha aggiunto di non credere alle manipolazioni coscienti a causa della scarsa competenza tecnica a disposizione dell’Associazione Rousseau (di questa “incompetenza” ha scritto anche Massimo Mantellini).
I casi sono due: o il Movimento 5 Stelle non è quello di 10 anni fa oppure di deve supporre che i risultati siano truccati.
Io non credo nelle manipolazioni del voto: non sono capaci di far funzionare quel sitarello, figuriamoci di truccare il db.— Marco Canestrari (@marcocanestrari) February 18, 2019