La vera storia di Enzo Muscia, raccontata in “Il mondo sulle spalle”
Ha ispirato il film Rai di stasera interpretato da Beppe Fiorello
Questa stasera va in onda su Rai Uno Il mondo sulle spalle, un film ispirato alla storia di Enzo Muscia, che è Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana ed è noto per aver ricomprato l’azienda di cui era dipendente e da cui era stato licenziato. Il film è diretto da Nicola Campiotti e, come spesso succede con i film e le fiction Rai, il protagonista, che nel film si chiama Marco, è interpretato da Beppe Fiorello.
La trama del film
Come l’ha raccontata l’ufficio stampa RAI.
Nell’arco di pochi giorni Marco perde il lavoro perché la sua fabbrica viene chiusa per una logica di finanza internazionale che non guarda in faccia nessuno, neppure le trenta famiglie che lascia sulla strada. Contemporaneamente si trova ad affrontare un’altra prova durissima: suo figlio nasce prematuro e gli viene diagnosticata una malformazione cardiaca.
La vera storia di Muscia
Muscia ha raccontato la sua storia in un libro (Tutto per tutto. Come ho fatto rinascere l’azienda che mi aveva licenziato e ho assunto i miei ex colleghi) e in diverse trasmissioni televisive di cui è stato ospite. Ha spiegato che a 27 anni iniziò a lavorare per la Anovo, un’azienda francese che forniva assistenza post-vendita su dispositivi tecnologici, lavorando nella filiale di Saronno, in provincia di Varese. Nel 2010, quando lui era direttore commerciale della filiale, la Anovo decise di chiudere l’azienda e licenziare più di 300 persone. Molti giornali scrissero che l’azienda, quotata in Borsa, decise di chiudere la filiale nonostante stesse producendo utili, per una più generale riorganizzazione.
Muscia ha spiegato ad Agi cosa “successe esattamente”:
Alla fine del 2011 la filiale italiana della Anovo ha dichiarato fallimento. Ma il curatore fallimentare davanti al nostro livello di competenza e agli utili decise di creare un affitto di ramo d’azienda chiedendomi di gestirla per un anno, insieme a 20 colleghi, in attesa che qualcuno la ricapitalizzasse. Ma non si fece avanti nessuno, l’azienda si avviava verso la chiusura definitiva. Ma quel patrimonio umano e professionale non si poteva buttar via. L’azienda la rilevai io, scommettendo sulla mia vita, visto che per ottenere un finanziamento dovetti ipotecare la mia casa. Ma se ce l’abbiamo fatta lo devo anche ai colleghi che con me hanno creduto a questa scommessa. Non avevamo risorse. Ci siamo dovuti occupare personalmente di tutto, anche della ristrutturazione dei locali.
Muscia ha anche detto a Vanity Fair che avrebbe potuto «facilmente trovare lavoro altrove come dipendente» e che per rilevare l’azienda dovette ipotecare la casa e investire gran parte dei suoi risparmi. Cambiò nome all’azienda – che divenne la A-Novo – e riassunse otto dipendenti. Da allora ha assunto circa altre trenta persone, tutte ex dipendenti dell’azienda e oltre alla sede di Saronno ha aperto una nuova filiale a Torino.
Nel 2017 Muscia fu nominato Cavaliere della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella («per lo spirito di iniziativa, il coraggio e la generosità con cui ha dato vita all’azienda A-Novo, riassumendo i colleghi licenziati dalla precedente gestione»), nel 2018 ha detto di aver fatturato due milioni di euro e entro il 2019 punta ad assumere altri dieci dipendenti.
Sempre ad Agi, Muscia ha parlato del suo rapporto con Fiorello e Campiotti, il regista del film.
Quando il regista è venuto a cercarla come ha reagito?
“Inizialmente avevo pensato di dover recitare io la mia parte, mi ero pure un po’ illuso. È giovane e molto determinato, questo film tv si deve alla sua forza. Ci ha creduto per primo, e io per secondo. È una storia che parla di coraggio, un valore decisivo oggi”.
L’interpretazione di Fiorello l’ha convinta?
“Pienamente, mi ha interpretato al meglio. E poi mi è piaciuto come persona. È generoso e anche umile, siamo diventati amici”.