Quattro giovani indiani che avevano distrutto le colonne di un tempio indù hanno dovuto rimetterle a posto
Si erano ripresi nell'atto di vandalismo, in un video diventato virale: hanno anche dovuto pagare una multa
Quattro giovani che circa tre settimane fa avevano distrutto le colonne di un tempio indù consacrato a Vishnu, nella valle indiana di Hampi, sono stati condannati a erigere nuovamente le colonne e a pagare una multa di 70 mila rupie a testa (circa 870 euro). È quello che ha deciso un tribunale di Hospet, nello stato di Karnataka (dove si trova anche Hampi), dopo che il video in cui tre dei quattro imputati buttavano giù le colonne era diventato virale sui social, provocando estese critiche e indignazione.
ಈ ಜನಕ್ಕೆ ಯಾವಾಗ ಆದ್ರೂ ಬುದ್ದಿ ಬರುತ್ತೋ 😠😡 pic.twitter.com/sKLnWX26Wc
— ಉಪಾದ್ವ್ಯಾಪಿ (@Upadvyapi) February 1, 2019
Nel video, pubblicato su Instagram da uno dei giovani, si vedevano tre persone spingere giù dal basamento le colonne, che si erano spezzate nel punto di giuntura tra capitello e colonna. Dal video risulta che siano state distrutte almeno cinque colonne, anche se gli imputati hanno detto di averne buttata giù solo una, sostenendo che le altre erano già state rotte. Alcune delle rovine che si trovano nella valle di Hampi hanno più di seicento anni.
I ragazzi – identificati dalla polizia – erano stati arrestati l’8 febbraio, dopo che il video del loro atto vandalico era diventato virale in India e anche nel resto del mondo. Sono stati rilasciati il 13 febbraio, dopo aver ricomposto e aiutato a ricollocare i pilastri – che pesano diverse tonnellate ciascuno – sotto la supervisione del Servizio archeologico indiano e della polizia di Hampi. La “punizione” è stata confermata al sito indiano New Indian Express da Geetha Mirajkar, procuratrice del tribunale che ha emesso la sentenza. Per questo tipo di reati la pena massima prevista in India è un anno di reclusione, o in alternativa una multa di 100 mila rupie, circa 1230 euro.
Hampi era la capitale dell’impero Vijayanagar, che regnò nel sud della penisola indiana dal XIV al XVII secolo. Oggi dell’impero che nacque sulle rive del fiume Tungabhadra rimangono solo le rovine dei templi e dei palazzi: nel sito ci sono oltre mille pietre monumentali. Il sito fu dichiarato patrimonio dell’Unesco nel 1986 e quest’anno il New York Times lo ha inserito nei 52 luoghi da visitare nel 2019.