Cosa dicono i sondaggi sulle europee

Socialisti e popolari dovrebbero perdere per la prima volta la maggioranza, ma la destra radicale probabilmente non farà il botto

Il Parlamento Europeo a Strasburgo, in Francia. (SEBASTIEN BOZON/AFP/Getty Images)
Il Parlamento Europeo a Strasburgo, in Francia. (SEBASTIEN BOZON/AFP/Getty Images)

Secondo le proiezioni ufficiali commissionate dal Parlamento Europeo, alle elezioni che si terranno tra il 23 e il 26 maggio l’alleanza del Partito Popolare con i Socialisti e Democratici perderà la maggioranza, per la prima volta da quando esistono le elezioni europee. Cresceranno invece i liberali, che saranno essenziali se popolari e socialisti vorranno mantenere la maggioranza, e alcuni partiti della destra radicale che però sembrano destinati a rimanere una forza politica minoritaria nel nuovo Parlamento. Complessivamente, i gruppi affiliati alla destra euroscettica dovrebbero ottenere il 21,7 per cento dei voti rispetto al 22,6 che ottenne nel 2014.

La ricerca, realizzata dalla società di analisi di dati Kantar Group, è stata commissionata dal Parlamento Europeo e si basa sui risultati di decine di sondaggi svolti in tutti gli stati membri dell’Unione. I suoi risultati sono in linea con altre indagini realizzate mettendo insieme sondaggi e ricerche provenienti da tutta Europa, come quella che realizza il sito Politico.eu.

I socialisti sembrano destinati ad essere il gruppo che subirà la sconfitta peggiore: secondo i risultati della ricerca, perderanno circa un quinto dei loro attuali seggi, passando da 186 a 135 deputati. La causa di questo risultato è la grave crisi che ha colpito quasi tutti i principali partiti della sinistra tradizionale europea. Quelli francesi e olandesi, ad esempio, sono quasi spariti mentre quelli italiani, spagnoli e tedeschi sono al minimo storico dei loro consensi. L’unico partito socialista che è cresciuto in questi anni è il Partito Laburista britannico, che però non parteciperà al voto a causa di Brexit.

Il principale alleato dei socialisti, il Partito Popolare (capeggiato dalla CDU tedesca, ma che comprende anche il partito Fidesz del primo ministro ungherese Viktor Orban), non se la passa molto meglio e dovrebbero subire una sconfitta appena più contenuta, passando da 217 seggi a 183 seggi. La crisi dei popolari è particolarmente evidente in Francia, Italia e Spagna dove i tradizionali partiti di centrodestra (Forza Italia, Les Republicaines e i popolari spagnoli) hanno visto i loro consensi erosi da partiti nuovi o più radicali (la Lega in Italia, il Rassemblement National di Marine Le Pen in Francia, Ciudadanos e Vox in Spagna).

Secondo le proiezioni, socialisti e popolari sommati raggiungeranno in tutto 318 parlamentari, cioè quasi 40 meno della maggioranza, fissata a 353 (il nuovo Parlamento dovrebbe avere 705 membri, rispetto ai 750 che aveva prima della decisione britannica su Brexit). Se questi risultati venissero confermati sarebbe la prima volta dal 1979, quando si svolse la prima elezione diretta dei parlamentari europei, che popolari e socialisti non raggiungeranno da soli la maggioranza dei seggi.

In loro soccorso, però, potrebbe arrivare l’ALDE, il partito dei liberali europei che dovrebbe avere un piccolo incremento di seggi, passando dagli attuali 68 a 75 (molto però dipende da chi deciderà di entrare a far parte del gruppo: le forze date in crescita che potrebbero gonfiarne il numero di appartenenti sono En Marche, il partito del presidente francese Emmanuel Macron, e lo spagnolo Ciudadanos). Anche se attualmente non fa parte della maggioranza parlamentare, l’ALDE vota spesso insieme ai due partiti tradizionali e ci sono pochi dubbi sul fatto che i suoi principali dirigenti, quasi tutti nemici degli euroscettici, cercheranno di formare una nuova alleanza con popolari e socialisti.

Nonostante i timori e gli entusiasmi espressi da molti politici e opinionisti negli ultimi mesi, sembra che complessivamente, tra perdite di seggi in alcuni paesi e conquista di nuovi in altri, il blocco della destra radicale rimarrà più o meno delle stesse dimensioni rispetto al passato. I conservatori del gruppo ECR, che comprende il partito polacco Legge e Giustizia oltre gran parte dei partiti della destra radicale scandinava, perderanno l’apporto dei Conservatori britannici e quindi, nonostante i buoni risultati che ci si aspetta dai suoi singoli componenti nei vari stati membri, dovrebbero passare da 75 a 51 seggi.

Questa perdita nello schieramento della destra sarà più che compensata dai nuovi seggi che saranno conquistati dal gruppo euroscettico ENF, quello di cui fanno parte la Lega di Matteo Salvini e il Rassemblement National di Marine Le Pen. L’ENF dovrebbe passare da 41 a 59 seggi (un incremento che dovrebbe arrivare quasi tutto grazie alla Lega, visto che il partito di Le Pen dovrebbe ottenere più o meno gli stessi voti che raggiunse alle europee del 2014).

Infine, dovrebbe rimanere più o meno invariata la consistenza del gruppo di cui fa parte il Movimento 5 Stelle, l’EFDD, che dovrebbe perdere i parlamentari britannici dello UKIP, ma che allo stesso tempo dovrebbe compensarli con l’aumento di consensi per il partito di estrema destra Alternativa per la Germania. Secondo la proiezione del Parlamento Europeo, invece, il Movimento 5 Stelle dovrebbe ottenere più meno gli stessi seggi del 2014. Non è chiaro però se questo gruppo continuerà ad esistere nella prossima legislatura: il M5S ha infatti firmato una nuova alleanza con alcuni partiti, ma non è affatto sicuro che riusciranno a soddisfare i requisiti necessari a formare un gruppo al Parlamento Europeo (almeno 25 membri eletti provenienti da almeno 7 stati membri differenti).

A parte il tracollo dei socialisti e il ridimensionamento dei popolari, i maggiori sconvolgimenti che usciranno da queste elezioni potrebbero quindi arrivare da un rimescolamento delle alleanze. Soprattutto a destra sono in molti tra dirigenti e militanti a chiedere la creazione di una nuova alleanza che, nella sua versione più ambiziosa, dovrebbe includere i gruppi ECR, ENF ed EFDD attirando magari i partiti più a destra tra quelli che al momento fanno ancora parte del Partito Popolare, come l’ungherese Fidesz. Con circa 150 parlamentari sarebbe la seconda forza del Parlamento (anche se probabilmente non sarebbe un partner sufficiente a garantire al Partito Popolare la maggioranza).

Questo ambizioso progetto però è reso particolarmente complesso dalle numerose divisioni che attraversano il campo della destra radicale, come del resto ha scoperto lo stesso Salvini nel corso del suo tour europeo per creare una nuova e più vasta alleanza di partiti di destra. I polacchi di Libertà e Giustizia, ad esempio, hanno un pessimo rapporto con i francesi del Rassemblement National e guardano con scetticismo a tutti quei partiti, come la Lega, che appaiono troppo vicini alla Russia di Vladimir Putin, che considerano loro nemico.