Storia e storie dello Chateau Marmont
È uno degli hotel più famosi al mondo, su una delle strade più famose al mondo, e in novant'anni ci sono passate alcune delle persone più famose al mondo
di Gabriele Gargantini
A Hollywood, non lontano dalla scritta sulla collina, c’è da novant’anni lo Chateau Marmont: uno degli hotel più famosi al mondo, di certo quello che ha ospitato più rockstar, divi di Hollywood, scrittori, artisti e celebrità varie. Lo Chateau Marmont è a nord di Los Angeles, dove finiscono le case e inizia il verde della collina; all’incrocio tra la Marmont Lane, la piccola via da cui prende il nome, e il Sunset Boulevard: “il viale del tramonto”, una delle strade più note al mondo. Per essere più precisi, si trova sul limite orientale della Sunset Strip, la parte più nota e vivace del Sunset Boulevard.
La posizione, insomma, è ottima. Nel bel mezzo di Hollywood, ma vicino al verde; e comunque a solo mezz’ora di macchina da LAX, l’aeroporto di Los Angeles. Più che per questo, lo Chateau Marmont è però diventato quel che è per chi ci è passato e per le tante storie che ha ospitato, da Bette Davis fino a Lindsay Lohan.
Lo Chateau Marmont è il luogo in cui artisti e star andavano e ancora vanno per sfasciarsi o riposarsi. Perché è fico ma anche un po’ decadente; e perché è noto, da quasi un secolo, per la riservatezza che garantisce. È uno di quei posti di cui si può dire che quello che succede allo Chateau Marmont, rimane allo Chateau Marmont. Ma in quel posto sono successe così tante storie che non tutto è rimasto lì. In un recente articolo scritto per Vanity Fair Mark Rozzo ha scritto che l’hotel «ha ospitato una saga di gloria, intrallazzi e disonore, su uno sfondo di turbolenti cicli di declini, rinnovamenti e reinvenzioni». Un posto di cui il produttore cinematografico Harry Cohn disse, rivolto a Glenn Ford e William Holden: «Se dovete mettervi nei casini, fatelo allo Chateau Marmont».
A decidere di costruire lo Chateau Marmont fu l’avvocato e immobiliarista Fred Horowitz. Negli anni Venti Hollywood stava crescendo tanto e in fretta e Beverly Hills, un paio di chilometri a ovest, stava diventando il posto in cui le star prendevano casa. In mezzo non c’era granché e quel che c’era veniva chiamato, scrive Rozzo, «terra di nessuno». Sunset Boulevard c’era già, ma era una strada sterrata e polverosa, con un nome ambizioso e nulla più. Fu lungo quella strada che nel novembre del 1926 Horowitz comprò due ettari di terreno. Poi andò da suo cognato, l’architetto Arnold A. Weitzman, con alcune fotografie scattate in Francia, nella Loira, allo Château d’Amboise: un castello in cui era stato Leonardo Da Vinci e dove passarono insieme un po’ di tempo anche Enrico II e Caterina de’ Medici.
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La versione californiana di quel castello francese fu realizzata in poco più di un anno e l’1 febbraio 1929 lo Chateau Marmont, alto sette piani, aprì le sue porte. Horowitz aveva pensato ai nomi Chateau Sunset e Chateau Hollywood, ma gli suonavano male. Scelse quindi Chateau Marmont. Al momento della sua apertura, la struttura non era però un hotel: era, come scrisse il Los Angeles Times, «il più nuovo, elegante ed esclusivo complesso di appartamenti della città: in una location perfetta, abbastanza vicino alle attività commerciali ma comunque lontano il giusto, per garantire un po’ di tranquillità». Seppur ispirato a un castello, lo Chateau Marmont era arredato secondo la moda di quel decennio. E comunque, era ed è un edificio che si fa notare. Rozzo ne ha descritto le torrette a punta, i tetti spioventi, le finestre ad arco, le colonne a volta e il rigoglioso giardino: tutte cose che concorrevano a renderla «una genuina fortezza di lusso, fantasia e buon gusto».
Tutto molto bello, insomma. Peccato che pochi mesi dopo l’apertura dello Chateau Marmont arrivò il martedì nero dell’ottobre 1929, il crollo di Wall Street che innescò gli anni della Grande depressione. Gli appartamenti si svuotarono e nel 1931 Horowitz vendette il suo castello ad Albert E. Smith, che lo trasformò in un hotel. Fu negli anni Trenta che lo Chateau Marmont Hotel iniziò a diventare un’istituzione di Hollywood; sopravvisse a una guerra mondiale, a vari terremoti e – soprattutto – al cambiare di epoche e mode.
Negli anni Trenta l’hotel si ampliò acquistando nove cottage e una piscina lì accanto. Ma dal punto di vista strutturale e dell’arredamento non cambiò granché. Nel 1975 due immobiliaristi – Raymond Sarlot e Karl Kantarjian – lo comprarono per un milione di dollari e nel 1990 lo rivendettero per 12 volte tanto a André Balazs, un giovane impresario che aveva fatto soldi a Manhattan. Il New York Times scrisse di lui: «La sua vita è una partita a Monopoly, solo che al posto di case e hotel ci sono locali notturni e hotel, e al posto di Parco della vittoria e Viale dei giardini ci sono New York e Los Angeles». Balazs riuscì nell’impresa di rinnovare l’hotel senza fargli perdere il suo fascino vintage. Dopo aver visto l’hotel rinnovato, l’artista, modella, cantante e scrittrice Eve Babitz disse – decidete voi se con gioia o nostalgia – «non mi veniva più voglia di suicidarmici».
Forse non tutti sanno chi è Babitz, ma non c’è dubbio che chiunque conosca i nomi di decine di persone che hanno alloggiato o vissuto allo Chateau Marmont. Divi e dive degli anni Trenta, James Dean e Leonardo DiCaprio, Francis Scott Fitzgerald e Britney Spears, e poi musicisti di ogni genere: da John Lennon a Bono, passando per Mick Jagger e i Led Zeppelin. Dallo Chateau Marmont è passata così tanta gente così tanto famosa che nessuno nemmeno prova a fare una lista completa, nemmeno il sito dell’hotel.
Allo stesso modo, è impossibile fare un resoconto preciso e affidabile delle varie storie di star che l’hotel ha ospitato. È pieno di libri, articoli di giornali seri, articoli di giornali non seri, podcast, programmi tv e canali YouTube che raccontano storie ambientate nello Chateau Marmont. Alcune si ripetono, altre si contraddicono.
Ci sono però cose che si possono prendere per vere o comunque verosimili, perché raccontate dai diretti interessati e mai smentite. Negli anni Trenta Billy Wilder – sette Oscar in carriera – dormì ad esempio per qualche tempo in un’anticamera dei bagni delle donne, vicino alla piscina. L’hotel era pieno, lui aveva bisogno di un posto e pur di non doverlo cercare altrove convinse lo staff a farsi mettere lì. In seguito disse: «La stanza era piccola, ma aveva sei bagni». Dallo Chateau Marmont passò anche Grace Kelly, e si racconta che nel 1952, mentre lì vicino stava girando Mezzogiorno di fuoco, fosse solita lamentarsi perché, a suo dire, “non ce l’avrebbe mai fatta nel cinema”. Il magnate e regista Howard Hughes visse nell’hotel per diversi giorni, in quasi totale isolamento. Judy Garland suonò il pianoforte nell’atrio, e chissà quanti altri artisti l’hanno fatto negli anni. Allo Chateau Marmont si rifugiò anche John Frusciante dopo essere uscito dal gruppo, i Red Hot Chili Peppers, facendo grande uso di droghe.
Si dice, e di certo non è vero, che uno o più membri dei Led Zeppelin facessero gare in moto tra i corridoi. Si dice che Jim Morrison dei Doors cadde da una finestra: o da un balcone, dipende dalla versione. Si racconta che James Dean fece qualcosa di simile per fare un provino per Gioventù bruciata e secondo alcune versioni il Chateau Marmont è anche il luogo in cui il regista di quel film, Nicholas Ray, ebbe rapporti sessuali con la protagonista Natalie Wood, che aveva 16 anni. Si dice che nell’hotel ebbero una relazione anche Clark Gable e Jean Harlow, proprio mentre lei era in luna di miele con il suo terzo marito.
Nell’hotel passò molto tempo Francis Ford Coppola e nell’hotel sua figlia Sofia scelse di ambientare Somewhere.
Lana Del Rey ci scrisse alcune canzoni e ne parlò in “Off to the Races”, contenuta nel disco Born to Die. Lo Chateau Marmont fa anche una rapida apparizione in La La Land. Qualcuno dice che “Hotel California” degli Eagles parli dello Chateau Marmont, ma non è così. In generale, internet è piena di storie più o meno strambe e sregolate avvenute allo Chateau Marmont: spesso con in mezzo sesso e droga.
Fuori dallo Chateau Marmont ebbe un infarto, non mortale, lo scrittore Francis Scott Fitzgerald. Nell’hotel passò molto tempo anche il fotografo Helmut Newton, morto nel 2004 in un incidente d’auto dopo essere uscito dallo Chateau Marmont.
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La morte più famosa è però quella di John Belushi: il 5 marzo 1982, a 33 anni, per overdose.
Dopo la morte di Belushi – poco dopo che lui era diventato «la star del film, del programma tv e della band più popolari del momento» – lo Chateau Marmont ebbe problemi e perse parte della sua attrattiva. Negli anni riuscì a riprendersela e a tornare a essere quello che il giornalista Stinson Carter definì «il posto al pianeta con la più alta percentuale di personalità iconiche», «essenzialmente un club privato per celebrità», un luogo in cui ti poteva capitare di trovare a un tavolino Julia Roberts che chiacchiera con Bono e George Clooney.
Le cose sono però cambiate nei primi anni del nuovo secolo, perché sono nel frattempo cambiati Hollywood e lo star-system. Philip Pavel, per anni general manager dell’hotel, ha detto che le cose cambiarono quando iniziarono ad arrivare personalità come Paris Hilton e «i tabloid degli anni Novanta si trasformarono nei social media degli anni Zero». L’hotel, che aveva fatto della riservatezza il suo forte, dovette avere a che fare, ha detto Carter, con «persone che erano i paparazzi di loro stesse». Rozzo l’ha invece descritto così:
È dove le star si nascondono in pieno sole, gli scrittori si isolano per scrivere (o evitare di farlo) e dove gli idoli del pop fanno festa (o dormono dopo averla fatta). È un circolo di quelli che contano, un po’ motel isolato e un po’ Royal Roost [un noto club jazz di New York, ndr], dove si trovano ragazzi cattivi e persone importanti, bohémienne e gente di cui scrive TMZ, romanzieri e poco-di-buono, artisti eccezionali e anziane signore.
Britney Spears fu cacciata perché nel 2007 – l’anno in cui fece diverse cose molto strane – creò problemi al ristorante. Lindsay Lohan fu cacciata perché aveva debiti per oltre 45mila dollari. James Franco visse allo Chateau Marmont mentre ristrutturava casa, nel periodo in cui c’era anche Lohan, e raccontò il soggiorno in un confuso articolo pubblicato da Vice. Più di recente lo Chateau Marmont ha ospitato anche Beyoncé e Jay-Z, ed è stato visitato da Fedez e Chiara Ferragni. L’hotel continua comunque a essere il luogo che Oriana Fallaci descrisse come «l’unico elegante in città». O, come ha detto lo scrittore e regista Griffin Dunne: «L’essenza di Hollywood, con un’aura e un’autenticità che non c’è in nessun altro posto».
Lo Chateau Marmont ha 63 camere. A inizio anni Novanta una camera costava in media 150 dollari a notte, ora si parla di almeno 500 dollari, 5.000 per l’attico. La piscina, ben isolata, continua a funzionare e da qualche anno si parla molto bene del bar del ristorante dell’hotel. Le recensioni dicono che i servizi non sono eccezionali e che lo Chateau è curato, ma non lussuoso. Ci sono comunque il servizio in camera a ogni ora, una piccola palestra, la possibilità di avere un personal trainer e un personal shopper, per andare a fare compere in città. Le stanze sono descritte come non molto luminose e «volutamente logore». I bungalow hanno anche delle cucine.
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Balazs sta però pensando a una nuova ristrutturazione da affidare alla società francese Studio KO. Intanto si dice che John Krasinski e Aaron Sorkin stiano pensando a una miniserie sull’hotel per HBO, e tra qualche mese uscirà un nuovo libro sullo Chateau Marmont scritto da Shawn Levy: Castle on Sunset, il castello sul tramonto.