60 anni da John McEnroe
Le sue sfuriate misero a dura prova gli arbitraggi, le sue rivalità segnarono un'epoca del tennis mondiale
L’ex tennista John McEnroe compie oggi sessant’anni. Nato nel 1959 a Wiesbaden, in Germania, dove il padre si trovava di stanza con l’esercito statunitense, è considerato uno dei più grandi tennisti di sempre. Fu al primo posto del ranking mondiale maschile dal 1981 al 1984. Vinse sette titoli nei quattro tornei del Grande Slam, che diventano diciassette contando anche i doppi. Nel 1983, il miglior anno della sua carriera, giocò 85 partite, ne vinse 82 e ne perse soltanto tre, stabilendo il record ancora imbattuto di incontri vinti in un anno dall’istituzione del ranking mondiale ATP. Roger Federer e Novak Djokovic si sono avvicinati negli ultimi dieci anni, senza però mai riuscire a fare meglio.
Si ritirò nel 1992 dopo quindici anni di carriera segnati da uno stile di gioco unico, tra momenti di depressione e rabbia, attacchi, traiettorie imprevedibili e anticipi sotto rete, nell’era del legno e poi della grafite, senza nessuna distinzione. McEnroe è passato alla storia anche per le rivalità con Björn Borg, Jimmy Connors e Ivan Lendl, rese ancora più spettacolari dal suo carattere irascibile e scontroso che in campo dimostrava urlando contro gli arbitri o prendendo a racchettate qualsiasi cosa gli capitasse sotto tiro, tra i fischi del pubblico.
Nel corso degli anni la sua opinione sugli arbitri non è cambiata, tanto che nel 2015 propose cambiamenti al regolamento del tennis che secondo lui avrebbero potuto migliorare il gioco. Uno di questi prevedeva l’assenza degli arbitri, perché così “le contestazioni diventerebbero continue, così come i piccoli spargimenti di sangue tra i giocatori, come quelli che si vedevano in passato, quando sembrava che i giocatori ci mettessero un po’ più di energia”.
Una data memorabile nella carriera di McEnroe, nonostante la sconfitta, è il 5 luglio del 1980, quando si giocò una delle più belle finali di Wimbledon di tutti i tempi. McEnroe, appena 21enne, sfidò lo svedese Bjorn Borg, che aveva già vinto il titolo per quattro volte consecutive. Quell’anno vinse nuovamente Borg, anche se qualche settimana dopo i due si affrontarono nuovamente nella finale degli US Open e a prevalere fu McEnroe. Nacque così la leggendaria rivalità tra i due: tra il 1978 e il 1981 si affrontarono per ben quattordici volte e ognuno sconfisse l’altro in sette partite.
La rivalità era accentuata dai loro temperamenti completamente diversi: in campo Borg era freddo e privo di emozioni, McEnroe perdeva continuamente la calma. Sulla rivalità tra i due è stato anche prodotto un film, uscito nel 2017, diretto da Janus Metz Pedersen. McEnroe è interpretato da Shia LaBeouf, Borg da Sverrir Gudnason, un attore svedese poco conosciuto. Il film parla in particolare proprio della finale del torneo di Wimbledon del 1980.
Dopo il ritiro McEnroe ha costruito un personaggio attorno agli aspetti burberi del suo carattere, facendo il protagonista in diversi spot pubblicitari o partecipando a programmi televisivi nazionali. Nel 2015 in un’intervista al Jimmy Kimmel Live! disse per esempio di poter battere la tennista più forte di allora, la statunitense Serena Williams, che secondo lui è anche la migliore di tutti i tempi. McEnroe disse: «Lei avrebbe molto da perdere contro un vecchio come me! Ma anche io avrei molto da perdere, perché se venissi battuto – Dio mi perdoni – da una donna, non potrei più mettere piede in uno spogliatoio maschile per i prossimi 15 anni, anzi, forse per il resto della mia vita». Negli ultimi anni ha sempre ribadito di poterla battere.
In quella intervista aggiunse che quindici anni prima Donald Trump, allora ricco uomo d’affari statunitense, offrì a lui e a Williams un milione di dollari perché giocassero insieme. I due rifiutarono: «Non mi sembrò abbastanza», disse McEnroe, spiegando che secondo lui Trump li stava solo prendendo in giro.