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  • Venerdì 15 febbraio 2019

Mattarella ha graziato tre persone

Due uomini anziani che avevano ucciso le mogli malate di Alzheimer, e un terzo che aveva ucciso il figlio tossicodipendente

(ANSA/UFFICIO STAMPA QUIRINALE/PAOLO GIANDOTTI)
(ANSA/UFFICIO STAMPA QUIRINALE/PAOLO GIANDOTTI)

Il 14 febbraio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha concesso la grazia a tre persone che avevano ucciso i propri familiari malati. Il provvedimento ha riguardato Vitangelo Bini, di 89 anni, Giancarlo Vergelli, di 88 anni, e Franco Antonio Dri, di 78 anni, per i quali è stato estinto il residuo della pena: i primi due avevano ucciso le rispettive mogli, malate di Alzheimer, mentre il terzo aveva ucciso il figlio tossicodipendente. Nella nota della presidenza si legge che la decisione è stata presa tenendo conto «dell’età avanzata dei condannati e delle precarie condizioni di salute dei medesimi, dei pareri favorevoli espressi dalle autorità giudiziarie nonché delle eccezionali circostanze in cui sono maturati i delitti, evidenziate nelle sentenze di condanna».

Vergelli uccise la moglie il 22 marzo del 2014 strangolandola con una sciarpa e poi si andò a costituire alla polizia, confessando di averlo fatto perché non riusciva più a sopportare l’aggravamento della malattia di lei. Era stato condannato il 22 febbraio 2016 dalla Corte d’appello di Firenze a 7 anni e 8 mesi. L’uomo fece ricorso in Cassazione, sostenendo di aver ucciso la moglie per «porre fine alle sofferenze della persona, conformemente ai suoi desideri espressi in vita», ma nel febbraio del 2018 la Cassazione confermò la condanna, rifiutando l’idea che nel gesto dell’uomo ci fosse un «particolare valore etico».

Una vicenda simile è accaduta a Bini, che uccise la moglie, sempre a Firenze,  l’1 dicembre del 2007, sparandole con tre colpi di pistola nel suo letto d’ospedale, dopo aver saputo di un nuovo peggioramento delle sue condizioni. Sono andate diversamente le cose per Franco Antonio Dri, che uccise il figlio, tossicodipendente da anni, il 26 gennaio del 2015, sparandogli un colpo di pistola al termine di una lite. Dri fu condannato a sei anni e due mesi, scontati da subito agli arresti domiciliari a causa delle sue precarie condizioni di salute.