In Giappone le coppie gay non possono ancora sposarsi
È rimasto l'unico paese del G7 a non permettere unioni tra persone dello stesso sesso: 13 coppie oggi hanno fatto causa al governo
Oggi in Giappone 13 coppie di persone dello stesso sesso hanno fatto causa al governo: lo accusano di violare i propri diritti costituzionali non permettendo loro di sposarsi. La Costituzione giapponese dice che un matrimonio può avvenire solo con il mutuo consenso di entrambi i sessi, e sulla base di questo il matrimonio gay in Giappone è proibito: secondo gli avvocati delle 13 coppie invece la norma non vieta le unioni tra persone dello stesso sesso, ed è solo una formulazione pensata per impedire i matrimoni forzati. Il divieto di sposarsi per le coppie omosessuali invece andrebbe contro la libertà di matrimonio e il principio di uguaglianza davanti alla legge. Le coppie chiedono un risarcimento danni simbolico – come simbolica è la scelta del giorno di San Valentino per manifestare la richiesta – di un milione di yen a testa (circa 8mila euro) e il diritto al matrimonio per tutte le coppie omosessuali.
Le coppie hanno fatto causa al governo nei tribunali di Tokyo, Sapporo, Nagoya e Osaka. Se i tribunali dovessero dare loro ragione il Giappone dovrà consentire i matrimoni gay. Oggi il Giappone è rimasto l’unico dei paesi del G7 (i paesi tradizionalmente considerati “più sviluppati”) a non permettere né matrimoni né unioni civili tra persone dello stesso sesso, da quando nel 2016 in Italia sono diventate possibili le unioni civili. È probabile che le cause cominciate oggi siano solo il primo passo per arrivare ai matrimoni gay, ma gli attivisti della comunità LGBT del paese sono pronti a intraprendere questo percorso e portare avanti la questione fino alla Corte Suprema del Giappone.
Il partito del primo ministro Shinzo Abe, il Partito Liberal Democratico (PLD), di centrodestra, si è ufficialmente dichiarato contrario ai matrimoni tra persone dello stesso sesso nel 2016. Invece il Partito Democratico Costituzionale del Giappone (CDP), il principale partito di opposizione, sta preparando un disegno di legge per permetterli. Secondo i sondaggi di opinione, una grossa fetta della popolazione è a favore delle unioni tra persone dello stesso sesso. Tra i giovani si parla di una vasta maggioranza, ma il Giappone è un paese molto tradizionalista e nella vita di tutti i giorni le coppie omosessuali subiscono molte discriminazioni; molte persone omosessuali tengono nascoste le proprie relazioni a famiglia e amici.
Dal 2015 in Giappone 11 amministrazioni locali hanno cominciato a emettere certificati di unione per le coppie gay, ma non sono documenti legalmente vincolanti: servono solo per chiedere alle società di non discriminare le coppie gay rispetto a quelle eterosessuali, per esempio per concedere un affitto.
Tra le 13 coppie che hanno deciso di fare causa al governo c’è quella formata da Ai Nakajima (40 anni) e la tedesca Tina Baumann (31 anni), che hanno spiegato a BBC che il loro matrimonio tedesco non è riconosciuto e per questo Baumann farà fatica a restare in Giappone quando smetterà di studiare e il suo visto da studentessa scadrà. Asami Nishikawa e Haru Ono, due donne che stanno insieme da 14 anni e vivono con i figli adolescenti che hanno avuto da precedenti matrimoni con uomini, hanno raccontato al quotidiano Asahi Shimbun di essere preoccupate per ciò che potrebbe succedere se una di loro morisse da quando a Ono è stato diagnosticato un tumore al seno. Dato che la loro unione non è riconosciuta legalmente, non potrebbero ottenere la custodia dei figli della propria compagna, né ereditarne le proprietà.