Carlo Calenda dice che forse il vecchio centrosinistra va lasciato “al suo destino”
Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo Economico e oggi semplice iscritto del Partito Democratico, ha suggerito su Twitter che il centrosinistra debba ricostruirsi intorno a un soggetto politico nuovo, lasciando «il vecchio centrosinistra e cespugli vari», cioè con ogni evidenza il Partito Democratico e i suoi alleati storici, «al loro destino». Da mesi Calenda è uno dei più attivi tra quei politici che stanno interrogandosi su come possa il PD recuperare i consensi persi alle ultime politiche: finora, però, Calenda era sempre sembrato suggerire proposte che non prevedessero un superamento formale del partito. Rispondendo a un tweet che, commentando l’esito delle elezioni regionali in Abruzzo vinte dal centrodestra proponeva di concentrare l’attenzione sulla politica locale e non sulle prossime europee, Calenda ha scritto:
Troppi distinguo e perdite di tempo. Inizio a pensare che forse va davvero costruito qualcosa di nuovo lasciando il vecchio centro sinistra e cespugli vari al loro destino. https://t.co/sh4beh0twn
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) February 11, 2019
Soltanto il mese scorso, Calenda aveva lanciato “Siamo Europei”, un appello per creare una lista unica con tutti i partiti e i movimenti europeisti in vista delle elezioni europee di maggio. Da quello che si era capito, il progetto non avrebbe dovuto sostituire il PD, ma lo avrebbe dovuto inglobare in un progetto più ampio: in quell’occasione, Calenda aveva detto che «il PD non basta più per niente: o si mette a disposizione di un progetto più ampio e convincente o rischia davvero di estinguersi». Già l’anno scorso Calenda ci aveva provato con un progetto simile, un “Fronte repubblicano”, che però non aveva ricevuto molti consensi.
In Abruzzo il risultato del centrosinistra è stato migliore del previsto. La coalizione che sosteneva Giovanni Legnini, ex presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, ha superato il 31 per cento. Nonostante Legnini fosse stato a lungo deputato e senatore del Partito Democratico, la sua era una candidatura “civica”. Il PD, infatti, ha preso circa l’11 per cento dei voti (alle politiche era arrivato al 13,8 per cento) e la maggior parte dei voti ottenuti da Legnini sono arrivati dalle altre liste collegate di cui facevano parte LeU, Italia dei Valori e i centristi di Bruno Tabacci.