Come aggiustare Deutsche Bank?
La più grande banca europea continua ad avere grossi problemi: secondo alcuni la soluzione è renderla più europea, per altri invece ancora più tedesca
«Come si ottiene una piccola banca tedesca? Mettendo insieme due grandi banche tedesche». La battuta circola da qualche settimana tra coloro che si occupano di finanza e si riferisce all’ipotesi di una fusione tra due grandi banche tedesche: Deutsche Bank, la più grande banca d’Europa e una delle più grandi al mondo, e Commerzbank, più piccola e dinamica. La fusione, però, non piace molto agli esperti.
La ragione si trova in un altro detto molto diffuso nel mondo bancario: «Due zoppi che camminano insieme cadono prima». In altre parole: è impossibile risolvere i problemi di redditività di una banca alleandola con un’altra banca che ha problemi di redditività. Mettendo insieme due istituti che si trovano in difficoltà, l’unico risultato rischia di essere ingigantire il problema. E quindi, può darsi che unendo due banche grandi se ne produca una più piccola.
Una soluzione al problema, però, dovrà essere trovata presto. Da tempo Deutsche Bank preoccupa gli esperti di tutto il continente: da 24 mesi, o come si conta in gergo, otto trimestri, i suoi utili sono in costante calo. Le sue azioni hanno perso tre quarti del loro valore in cinque anni e secondo molti non c’è alcun recupero in vista, anzi. Numerosi consulenti e società specializzate suggeriscono ai loro clienti di vendere le loro azioni di Deutsche Bank nel timore di un calo ulteriore.
Per molti, l’unica soluzione è trovare un alleato solido che aiuti Deutsche Bank a raddrizzarsi: una banca grande, con bilanci in ordine, magari situata in un altro paese europeo, così da migliorare l’integrazione del mercato finanziario europeo e rendere più ordinato un panorama al momento composto da un numero elevatissimo di piccole banche nazionali, invece che da poche, solide banche transeuropee. Esperti, manager di Deutsche Bank e l’autorità indipendente che si occupa di supervisione bancaria in Germania sostengono tutti la tesi della fusione internazionale. Gli esperti della banca hanno già individuato un potenziale partner: l’istituto svizzero UBS, che ha due terzi delle dimensioni di Deutsche Bank, conti in ordine e buone prospettive di crescita.
Ma la possibilità non piace a tutti. Oggi le azioni di Deutsche Bank valgono molto poco e questo potrebbe mettere la banca in condizioni di svantaggio nel caso di una fusione con un partner internazionale. Attualmente Deutsche Bank vale circa 18 miliardi di euro, contro i circa 45 di UBS. Questo significa che in caso di fusione i manager tedeschi potrebbero trovarsi in difficoltà quando si tratterà di decidere dove stabilire la sede centrale della nuova banca, che potrebbe così finire fuori dal paese (probabilmente le autorità europee imporranno che abbia sede, se non in Germania, nella seconda economia europea, la Francia).
Questo ipotetico scenario preoccupa soprattutto il governo e i politici tedeschi, che anche per questa ragione preferiscono l’alleanza “casalinga” con Commerzbank. Dallo scorso aprile, quando si è insediato il nuovo amministratore delegato della banca, il governo tedesco e i manager di Deutsche Bank si consultano periodicamente, all’incirca una volta ogni due settimane (un grosso miglioramento, ha notato Bloomberg, dopo anni di relazioni piuttosto fredde). La ragione di questi contatti si trova nella preoccupazione da parte del governo che Deutsche Bank si possa trovare in ulteriori difficoltà nel caso di un nuovo rallentamento dell’economia europea (quello che è puntualmente arrivato nell’autunno del 2018).
È difficile sopravvalutare l’importanza di Deutsche Bank per l’economia del paese. Non è soltanto l’unica grande banca internazionale rimasta in Europa, in grado di sfidare sullo stesso piano i giganti di Wall Street. È anche il principale motore dell’economia tedesca, legata a tutte le più grandi e importanti industrie del paese, con un patrimonio pari a circa 1.500 miliardi di euro, cioè la metà del PIL annuale tedesco. Il governo, e in particolare il ministro socialdemocratico delle finanze Olaf Scholz, spinge per la fusione con Commerzbank, in modo da creare un istituto ancora più grande e importante, una sorta di “campione nazionale” in grado di sostenere le aziende esportatrici tedesche con 140 mila impiegati, quasi 2 mila miliardi di euro di patrimonio e un fatturato annuo superiore ai 30 miliardi.
I critici dell’operazione invece pensano che l’alleanza non risolverebbe, almeno non nell’immediato, il principale problema delle due banche: l’incapacità di produrre profitti sufficienti a soddisfare gli investitori. Un altro problema spesso evocato in queste ultime settimane è che dopo questa alleanza Deutsche Bank diventerebbe ancora più importante per l’economia tedesca, quindi ancora più potente e in grado di condizionarne la politica.
Le dimensioni di Deutsche Bank, secondo alcuni già eccessive, hanno causato diverse critiche al governo. Nel corso della crisi finanziaria, per esempio, quando la Germania spese decine di miliardi di euro per salvare il suo settore bancario (di cui una trentina finiti proprio a Deutsche Bank), la cancelliera Angela Merkel venne duramente criticata per il suo rapporto con i manager della banca, considerato troppo amichevole. «Quando governo tedesco e Deutsche Bank si siedono allo stesso tavolo, non è chiaro chi tenga il coltello dalla parte del manico», ha sostenuto per esempio lo storico economico britannico Adam Tooze (anche il governo italiano si trova a volte in situazioni simili quando deve trattare con il colosso bancario italiano, Intesa Sanpaolo, che ha spuntato ottime condizioni dal governo durante la trattativa per il salvataggio delle due banche popolari venete).
Deutsche Bank ha inoltre una reputazione piuttosto compromessa. La sua sede centrale di Francoforte è stata sottoposta a diverse perquisizioni legate a indagini per varie irregolarità che ogni volta hanno coinvolto centinaia di agenti (l’ultima è avvenuta lo scorso dicembre e riguardava sospetti di riciclaggio connessi al caso “Panama Papers”). Negli ultimi dieci anni, la banca ha ricevuto un totale di 17 miliardi di euro in multe. La crisi del 2008, in cui i manager di Deutsche Bank riuscirono a imporre al governo un massiccio salvataggio a spese dei contribuenti tedeschi e in parte europei, ha mostrato quanto già oggi sia forte l’influenza della banca. Il timore di molti è che la fusione con Commerzabank peggiori ulteriormente questo stato di cose.