Il Garante per la protezione dei dati personali dice che Facebook ha usato in modo illegittimo dati raccolti prima delle elezioni politiche italiane
Il Garante per la protezione dei dati personali ha stabilito che un servizio di Facebook attivo durante le elezioni politiche del marzo 2018 ha messo in atto un trattamento illegittimo dei dati personali di alcuni utenti. Si tratta del servizio “Candidati“, che permetteva di avere informazioni sui candidati della propria circoscrizione elettorale. Nella sua newsletter del 7 febbraio il Garante ha spiegato che il servizio «pur affermando di non registrare informazioni su come gli utenti si fossero orientati su tali profili, conservava i file di log delle loro azioni per un periodo di 90 giorni, per poi estrarne ‘matrici aggregate’ non meglio definite» e invitava in seguito gli utenti a dire se erano andati a votare. Si trattava, ha spiegato il Garante, di «finalità indicate nella “data policy” della piattaforma».
Sempre secondo il Garante il trattamento dei dati di quegli utenti è da ritenersi illegittimo «in quanto basato su un generico consenso reso dall’utente al momento della registrazione alla piattaforma dopo la lettura di una informativa del tutto inidonea». Il Garante sta quindi pensando a sanzioni amministrative nei confronti di Facebook e ha vietato di usare in qualsiasi altro modo i dati raccolti tramite “Candidati”.
Un portavoce di Facebook ha detto che il servizio era «pensato per favorire il coinvolgimento delle persone nelle elezioni e far conoscere meglio i partiti e i candidati locali» ed «è stato realizzato con un ampio coinvolgimento della società civile e conteneva anche il video tutorial ufficiale sulle nuove modalità di voto, realizzato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri e dal ministero dell’Interno».