L’uomo che fa il bucato delle star
Hans-Jürgen Topf si è inventato un lavoro necessario ma che nessuno voleva fare, e che richiede – tra le altre cose – di «togliere il rock» dai pantaloni dei cantanti
Hans-Jürgen Topf è tedesco, ha 62 anni e ha fatto il bucato per molti dei più grandi cantanti degli ultimi decenni. Topf è infatti il fondatore di Rock ’n’ Roll Laundry, la società di riferimento per il servizio di lavanderia per concerti, festival e tour musicali. Thomas Rogers ha raccontato sul New York Times che Topf si inventò questo lavoro nei primi anni Ottanta, quando si accorse che per chi girava in tour era un problema, in mezzo a tutte le altre cose, riuscire a lavare, stirare e far asciugare in poche ore i vestiti di un cantante e di tutte le decine di persone che gli girano intorno.
Topf – che parla di se stesso come di “Der Topf” (Il Topf) – è nato nel 1956 nella Germania dell’Ovest. Suo padre era originario della Repubblica Democratica Tedesca (la Germania dell’Est) e contrabbandava patate da una Germania all’altra. Fu scoperto e arrestato nella Germania dell’Est, ma poi riuscì a scappare a Ovest e stabilirsi a Ludwigshafen am Rhein, dove aprì una lavanderia e dove ora ha sede Rock ’n’ Roll Laundry.
Una sera del 1982 Topf stava facendo una consegna per la lavanderia del padre quando incrociò il pulmino del tour del cantante e chitarrista statunitense Ted Nugent. L’autista si era perso e chiese a Topf la strada. Lui lo aiutò e in cambiò ricevette dei biglietti gratis per il concerto, al termine del quale propose a chi gestiva il tour di lavare e stirare tutti i vestiti di chi aveva suonato. Il manager di Nugen gradì molto il servizio e consigliò a Topf di farlo diventare il suo lavoro.
Topf fece tesoro del suggerimento e ha raccontato al New York Times che iniziò a «fare come una groupie», mettendosi fuori dai concerti per aspettare che qualcuno si accorgesse di lui. Le cose iniziarono a girare e negli anni ha fatto il bucato per decine di artisti – Madonna, Pink, Beyoncé, Joe Cocker, Elton John, i Bee Gees, gli U2, i Rolling Stones e il Cirque du Soleil – e per tutte le persone al loro seguito. All’inizio curava il servizio di lavanderia solo durante le loro tappe in Germania; poi ha iniziato a seguire i cantanti anche nei loro tour europei e mondiali.
All’inizio c’era solo Topf, che ha detto: «Nessuno si occupava della lavanderia, nessuno voleva sentirne parlare. Poi io ho sviluppato un sistema». Ora Rock ’n’ Roll Laundry è cresciuta e ha aperto un servizio simile negli Stati Uniti: Topf si occupa soprattutto della parte amministrativa. Ha raccontato che in certi tour gli è capitato di passare 20 ore al giorno a fare il bucato, tre o quattro delle quali a stirare i vestiti delle star, e dice che quella è la parte che meno gli piace del suo lavoro. All’inizio Rock ’n’ Roll Laundry si arrangiava come poteva per lavare i vestiti; negli anni ha però comprato decine di lavatrici che possono essere portate in giro insieme agli altri attrezzi del tour.
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Jake Berry, che si occupa di organizzare tour, ha collaborato più volte con Topf e ha detto di lui: «È un pioniere. Prima di lui bisognava lavare le cose di fretta, alle lavanderie automatiche. E i vestiti ti tornavano indietro bagnati, e magari ci trovavi dentro un tanga di chissà chi». Berry ha detto che i vestiti lavati da Topf tornano indietro «candidi e perfettamente piegati» e ha aggiunto: «È difficile trovare qualcuno che sia appassionato di lavanderia. Lui lo è».
Topf ha raccontato al New York Times che le cose più difficili sono due: prevedere il volume di vestiti che bisognerà lavare e trovare, negli stadi o nei palazzetti, dei luoghi adeguati per lavarli e farli asciugare, spesso usando asciugacapelli e ventilatori per fare prima.
Le macchie più ostinate con le quali ha avuto a che fare erano sulle tute usate dagli Slipknot, un gruppo statunitense heavy metal. Ha raccontato che le loro tute erano sporche di birra, panna e sangue finto ed erano rimaste per tre giorni chiuse in dei sacchetti della spazzatura. Ha raccontato che una volta ha ristretto per sbaglio dei pantaloni dorati di David Hasselhoff e che una volta un’asciugatrice ha rovinato un vestito da tremila dollari di Janet Jackson. Ma ha detto che il suo più grande errore lo fece con Joe Cocker, facendo perdere colore a una linea sui suoi pantaloni. «Sì infuriò», ha detto Topf, «e io non me ne dimenticherò mai». Fa però notare che sono rare eccezioni, «perché Der Topf è super affidabile».
Topf conserva foto, autografi e pass dei tour, ma ha detto di essere particolarmente legato a un bigliettino lasciatogli da Harry Belafonte. Gli scrisse: «Thanks for taking the rocks out of my pants». “Grazie per avermi tolto il rock dai pantaloni”. Frase di cui Topf dice: «Non ho idea di cosa significhi» (che fosse un gioco di parole con “togliersi i sassi dalle tasche”?).
Dal privilegiato punto di vista di Topf si può anche capire come è forse cambiato negli anni il mondo della musica. Anni fa era piuttosto frequente trovare vari tipi di droghe nei vestiti che lavava, «mentre oggi è più probabile trovare bustine di té alle erbe».