Nayib Bukele sarà il presidente di El Salvador
Il 37enne ex sindaco di San Salvador, populista e di sinistra, ha vinto al primo turno, puntando molto sulla lotta contro la corruzione e i due grandi partiti del paese
Il 37enne Nayib Bukele, popolare ex sindaco di San Salvador, populista e di sinistra, sarà il prossimo presidente di El Salvador: con la maggioranza dei voti contati, ne ha ricevuti circa il 53 per cento, abbastanza anche per evitare il ballottaggio. I dati ufficiali sulle elezioni verranno annunciati martedì, ma la vittoria di Bukele è già stata riconosciuta anche dai suoi due sfidanti, il candidato del partito conservatore Arena Carlos Calleja, che ha ricevuto circa il 32 per cento dei voti, e il candidato del partito di sinistra FMLN Hugo Martinez, che ha ottenuto il 14 per cento dei voti.
Bukele sarà quindi il primo presidente del paese ad essere eletto senza il sostegno di uno dei due partiti che hanno governato El Salvador dalla fine della guerra civile nel 1992, Arena e FMLN, che sono spesso indicati tra le principali cause delle gravi condizioni economiche e sociali del paese. La sua candidatura era sostenuta dal piccolo partito Gana, che al momento controlla solo 10 seggi sugli 84 del parlamento locale, ma più in generale dalla grande popolarità che ha raggiunto Bukele negli ultimi anni. La sua storia politica è cominciata nel 2015 con l’elezione a sindaco di San Salvador, la capitale di El Salvador e principale città del paese. Bukele era un ricco uomo di affari con idee populiste e di sinistra che aveva promesso di liberare la città dalla violenza, dal degrado e dalla povertà. Le cose, lì, avevano discretamente funzionato e Bukele era diventato famoso tra le altre cose per il vasto programma di riqualificazione delle piazze della città, passate in pochi anni da essere dei posti pericolosi e da evitare a simboli della sua amministrazione.
Una delle promesse che ha fatto Bukele è stata proprio quella di riqualificare le piazze di tutte le principali città del paese, ma il suo programma elettorale punta anche molto sulla lotta alla corruzione, alla povertà e alla violenza, i principali problemi di El Salvador. La sua campagna elettorale era iniziata da molto lontano e già alle elezioni politiche del marzo 2018 la sua grandissima popolarità aveva di fatto condizionato il risultato. Bukele e il suo movimento – il Movimiento Nuevas Ideas – non erano candidati, ma la sua indicazione di non partecipare al voto aveva portato l’astensione al 58 per cento e aveva reso di fatto vuota la vittoria dei candidati di Arena, il partito che ora comunque controlla la maggioranza dei seggi in parlamento.
Bukele da allora aveva cominciato a lavorare per le presidenziali di domenica, costruendosi un larghissimo seguito in particolare sui social network, dove è di gran lunga il politico più seguito e apprezzato di El Salvador, ed evitando quasi del tutto interviste e confronti con gli altri candidati. Ora dovrà essere in grado di trasformare la sua popolarità in capacità di governare anche senza la maggioranza in parlamento – almeno fino alle prossime elezioni, nel 2021 – e dovrà provare a concretizzare le molto ambiziose promesse fatte negli ultimi mesi, nel contesto di un paese poverissimo e con un’economia quasi ferma. Tra le altre cose, Bukele ha promesso di eliminare le tasse alle 100.000 famiglie più povere del paese – dicendo che la misura sarà finanziata con “la lotta alla corruzione” – e che istituirà 20.000 borse di studio per permettere ai giovani di studiare all’estero grazie ad “alleanze strategiche” con altri paesi.
Nonostante i dubbi sul fatto che Bukele possa davvero riuscire a mantenere tutte le promesse fatte, gli elettori di El Salvador hanno probabilmente deciso di fidarsi di lui per provare a liberare il paese dalla corruzione e dal controllo di Arena e FMLN. Bukele ha detto che chiederà l’istituzione di una commissione anticorruzione gestita dalle Nazioni Unite come quella recentemente espulsa dal Guatemala e ha promesso che la sua amministrazione interromperà la consuetudine di usare trucchi nelle leggi di bilancio per veicolare grossi budget di spesa verso la presidenza: un modo con cui quasi tutti gli ultimi presidenti sono riusciti a gestire direttamente e senza controllo grandissime quantità di denaro. Il suo incarico durerà 5 anni.