Alle elezioni di maggio ci sarà anche un partito di giovani europei
Si chiama Volt e punta a presentarsi in una decina di paesi europei con lo stesso programma, ma farsi eleggere sarà molto dura
Fra i partiti che intendono candidarsi in Italia alle prossime elezioni europee ce n’è uno diverso da tutti gli altri, per due ragioni: si presenterà con lo stesso programma che offre in altri paesi europei, ed è formato soprattutto da giovani. Si chiama Volt, come l’unità di misura della tensione elettrica, e in questi giorni sta tenendo una serie di iniziative in Italia che culmineranno con un congresso nazionale il 2 e il 3 febbraio a Firenze. La strada per candidarsi alle elezioni europee e incidere nel dibattito politico, comunque, è ancora piuttosto lunga.
Volt è stato fondato da tre attivisti: una francese, un tedesco e un italiano. Quest’ultimo si chiama Andrea Venzon, ha 27 anni ed è anche il presidente del partito. Negli ultimi giorni ha dato diverse interviste ai quotidiani italiani, fra cui al Foglio e a Fanpage, ed è stato ospite in tv a Dimartedì. Sotto di lui la struttura è piuttosto lineare: c’è un consiglio di coordinamento e un’assemblea generale che intende riunirsi un paio di volte all’anno. Poi ci sono i comitati locali, che si chiamano MeetUp, come il famoso servizio statunitense che diede il nome ai gruppi primordiali che diedero origine al Movimento 5 Stelle: in Italia ce ne sono una ventina, soprattutto al Nord, ai quali partecipano molte persone con meno di 40 anni. In un articolo pubblicato qualche mese fa dal Guardian, la fondatrice francese Colombe Cahen-Salvador ha scritto che in tutta Europa il partito ha circa 15mila attivisti.
I leader di Volt hanno spesso citato il Movimento 5 Stelle come termine di paragone per le loro attività. «Ci sono dei punti in comune col M5S sulla democrazia dal basso: anche noi puntiamo molto sulla rete, sulla piazza», ha spiegato Venzon al Foglio. Anche il sistema con cui raccolgono soldi – piccole campagne di crowdfunding con obiettivi realistici, soprattutto – ricorda quello del M5S degli inizi, che si teneva in piedi soprattutto grazie a contributi degli attivisti. Le somiglianze però finiscono qui.
Nonostante quelli di Volt dicano di non essere né di destra né di sinistra, i loro valori sono molto più vicini a quelli del mondo progressista. Il loro manifesto parla del raggiungimento delle pari opportunità per le donne, della difesa dei diritti umani e della necessità di una maggiore sostenibilità ambientale. Per quanto riguarda l’Europa, si dichiarano «europeisti critici» e propongono una serie di riforme che circolano da diversi anni sul funzionamento delle istituzioni europee, dall’introduzione dell’iniziativa legislativa per il Parlamento Europeo a un limite per i poteri del Consiglio dell’UE, l’organo dove siedono i rappresentanti dei governi dei singoli stati e che in questi anni ha bloccato diverse importanti riforme proposte da Commissione e Parlamento. Le proposte economiche, invece, sono genericamente liberali.
Non è ancora chiaro se Volt riuscirà a presentarsi davvero alle elezioni europee in Italia. In paesi del Nord Europa come Germania e Olanda i requisiti per candidarsi sono piuttosto semplici, mentre in Italia ci vogliono 150mila firme (per non parlare di una futura elezione: serve superare la soglia di sbarramento del 4 per cento, cioè prendere più o meno un milione di voti). Nei giorni del congresso nazionale, quelli di Volt puntano a raccogliere tremila firme. Sono più o meno un settimo delle persone che attualmente seguono la pagina ufficiale del partito su Facebook.
Sembra che Venzon abbia già messo in conto di non riuscire a presentarsi in Italia. Parlando col Foglio ha spiegato che «le elezioni europee non sono il fine. Puntiamo a diventare un partito politico che duri nel tempo, vogliamo partecipare alle elezioni regionali in Piemonte, ci saremo quasi sicuramente alle elezioni locali a Novi Ligure. […]. Sarebbe semplice entrare in una coalizione, ma ‘il lavoro sporco’ della raccolta firme, del rapporto col territorio, ci sarà utile per il futuro». L’Italia è uno dei paesi in cui Volt è più presente insieme a Germania e Olanda, mentre in Francia la base è composta soprattutto da attivisti che provengono da En Marche, il partito del presidente Emmanuel Macron.
Parlando con Wired, la presidente della sezione italiana del partito – Federica Vinci, 25 anni – ha detto: «Siamo fiduciosi perché da dieci che eravamo un anno fa, senza un soldo, oggi possiamo contare su tantissimi volontari che si sacrificano per un’idea, a prescindere dal ritorno che ne possono trarre».