L’Italia è in recessione
L'economia si è contratta per il secondo trimestre consecutivo, ha detto l'ISTAT: non accadeva dal 2014
Le stime preliminari sulla crescita dell’economia italiana nel quarto trimestre del 2018 dicono che il PIL si è contratto dello 0,2 per cento, ha comunicato l’ISTAT. Anche nel trimestre precedente c’era stata una contrazione del PIL – dello 0,1 per cento – e il secondo trimestre consecutivo di decrescita significa che l’Italia è tecnicamente in recessione. I dati dell’ISTAT di oggi erano ampiamente attesi ed erano stati anticipati ieri dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il PIL dell’Italia cresceva ininterrottamente dal 2014, cioè da quattordici trimestri consecutivi.
«Diamo per scontata una nuova contrazione del PIL», aveva detto ieri Conte, enfatizzando come l’Italia stia soffrendo per difficoltà economiche distribuite su molti paesi del mondo. «Il dato positivo è che non dipende da noi: la Cina, la Germania, che è il nostro primo paese per l’export. Dobbiamo guardare con entusiasmo alla crescita economica e siamo fiduciosi che nel corso del 2019 raggiungeremo gli obiettivi che ci siamo prefissi». Su questo dato pesano sicuramente le incertezze internazionali, con i timori per l’economia mondiale dovuti alle potenziali conseguenze di una guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti. Molti esperti però indicano anche una specificità italiana dovuta alle incertezze sul futuro economico del paese, in particolare a causa delle misure che il governo intende attuare e le conseguenze che potrebbero avere sui conti pubblici e sulla tenuta del sistema bancario. In questo clima, privati e imprese preferiscono rimandare gli investimenti in attesa di un chiarimento della situazione, contribuendo così al generale rallentamento delle attività economiche.
La recessione è l’opposto della crescita economica, cioè lo sviluppo di un paese in diversi settori con aumento della ricchezza, dei consumi, della produzione di beni e di servizi. È ovviamente individuata attraverso una convenzione, ormai universalmente accettata: nel 1975 l’economista Julius Shiskin in un articolo sul New York Times suggerì di prendere in considerazione l’andamento del prodotto interno lordo in due trimestri consecutivi: se il dato è negativo in entrambi, allora il paese si trova in recessione.