Il riscaldamento globale c’è, anche se fa un gran freddo
Le giornate gelide sono l'argomento preferito dei negazionisti del cambiamento climatico: fanno finta di non capire o non capiscono la differenza tra meteo e clima
In queste ore, Canada e parte settentrionale degli Stati Uniti sono interessati dal passaggio di venti molto freddi provenienti dall’Artico che stanno causando una riduzione delle temperature minime, che in alcune aree hanno raggiunto i -50 °C. Come aveva già fatto in passato in occasioni simili, il presidente statunitense Donald Trump ha approfittato della situazione per sminuire l’importanza e la gravità del riscaldamento globale, sostenendo che i suoi effetti siano spariti. Affermazioni di questo tipo sono frequenti tra chi nega il cambiamento climatico in corso nel nostro pianeta, scientificamente dimostrato e attribuibile in larga parte alle attività umane, mostrando di non avere molta conoscenza sulle differenze tra meteorologia e climatologia.
In the beautiful Midwest, windchill temperatures are reaching minus 60 degrees, the coldest ever recorded. In coming days, expected to get even colder. People can’t last outside even for minutes. What the hell is going on with Global Waming? Please come back fast, we need you!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) January 29, 2019
Il grande freddo nel Nord America di queste ore è dovuto a un’estensione anomala verso sud del vortice polare, l’ampia area di bassa pressione che si trova al di sopra del Polo Nord e che negli ultimi giorni si è rafforzata più del solito, trovando poi sfogo verso il Nord America in seguito ad alcune condizioni favorevoli, come la presenza di altre aree di bassa pressione. È un fenomeno prettamente meteorologico, ma la sua analisi può comunque fornire qualche dato interessante che, se messo in prospettiva, aiuta a comprendere alcune dinamiche legate al riscaldamento globale in generale.
Con la parola “meteo” si intendono lo studio e l’analisi di fenomeni circoscritti nel tempo, di solito nel breve periodo; con “clima” è invece inteso lo studio dei fenomeni che avvengono nell’atmosfera in un periodo di tempo molto più lungo e con implicazioni che vanno oltre le previsioni locali sulla presenza di sole o nuvole sopra una città o una ristretta area geografica. Semplificando molto, il meteo ci dice che cosa sta succedendo o sta per accadere nell’immediato, lo studio del clima che cosa è accaduto negli ultimi decenni e come sono cambiate le cose.
Per rendere ancora più accessibile questa differenza, il New York Times ha preparato un’efficace analogia pensata appositamente per Donald Trump:
Il meteo equivale a quanti soldi hai nel portafogli oggi, mentre il clima è il tuo patrimonio. Un miliardario che ha dimenticato a casa per un giorno il portafoglio non è povero, così come una persona povera che s’imbatte in qualche centinaio di dollari non diventa improvvisamente ricca. Ciò che conta è ciò che accade nel lungo periodo.
Le mappe basate sui dati che vengono giornalmente raccolti sulle temperature globali possono darci una mano a capire meglio. L’immagine qui sotto, per esempio, mostra le anomalie della temperatura superficiale della Terra di oggi rispetto alla media nel periodo di riferimento 1979-2000: i colori che tendono verso il rosso mostrano dove la temperatura è più alta del solito, quelli verso il viola dove è insolitamente più bassa.
Il vortice polare è chiaramente visibile nel Nord America, la chiazza violacea che mostra il tragitto compiuto dall’Artico, così come è ben visibile un altro grande fronte freddo sulla Russia. Se però si osserva la mappa nella sua interezza, si nota che i colori caldi sono preponderanti su buona parte dei continenti e degli oceani: anche se in alcuni punti c’è un gran freddo anomalo, nel complesso la temperatura globale è comunque superiore al suo valore normale. Secondo i calcoli utilizzati per la mappa, la differenza media è di +0,3 °C, con l’emisfero nord – dove attualmente è inverno – a +0,4 °C. Nell’emisfero sud l’anomalia più significativa è in Antartide con un +0,5 °C.
La mappa è realizzata mettendo a confronto i dati più recenti sulle temperature con quelli raccolti in una serie storica di 20 anni, e offre quindi informazioni significative sul cambiamento climatico dovuto al riscaldamento globale. L’immagine qui sotto offre una prospettiva ancora più ampia: mostra l’andamento delle anomalie nella temperatura globale dalla metà del XIX secolo fino allo scorso anno. Dalla fine degli anni Ottanta, i picchi nelle temperature anomale sono diventati sempre più frequenti e significativi.
Il riscaldamento globale ha inoltre effetti tangibili sul meteo: rende per esempio più estremi alcuni eventi di breve durata, come uragani e tempeste. Lo stesso freddo anomalo di queste ore nel Nord America secondo i ricercatori è un segno del cambiamento climatico. Il vortice polare influenza aree più estese rispetto a quelle dell’Artico a causa di alcuni cambiamenti nella distribuzione dei venti, dovuti al maggiore riscaldamento dell’atmosfera. Questi cambiamenti fanno sì che l’aria gelata superi la zona dell’Artico e si spinga verso sud, portando il freddo anomalo.