A cosa servono le caraffe filtranti?
Solo a rendere più buona da bere l'acqua di rubinetto, ma ben vengano se ci fanno consumare meno bottiglie di plastica
Alcune grandi multinazionali come Unilever e Nestlé stanno studiando come vendere i propri prodotti in contenitori riutilizzabili, il Parlamento Europeo sta preparando una direttiva per vietare l’uso di alcuni prodotti di plastica usa-e-getta, in Italia sono già stati banditi i cotton fioc con il bastoncino di plastica e saranno banditi i prodotti cosmetici contenenti le cosiddette microplastiche: nei prossimi anni si parlerà sempre di più di come ridurre il consumo di plastica. Uno dei modi più semplici per farlo è non acquistare acqua in bottiglie usa e getta, ma bere quella di rubinetto.
In Italia bere acqua di rubinetto è un’abitudine poco diffusa: secondo i dati della Beverage Marketing Corporation, una società che raccoglie dati e produce analisi sul mercato delle bevande, l’Italia è il terzo paese al mondo per consumo di acqua in bottiglia pro capite, dopo il Messico e la Thailandia. Secondo l’istituto di ricerca Censis, l’80 per cento degli italiani beve almeno mezzo litro di acqua minerale al giorno e negli ultimi decenni il numero di persone con questa abitudine è aumentato. Nel 1995 erano 41 milioni gli italiani che bevevano acqua minerale almeno una volta al giorno, sono diventati 49 milioni nel 2016. Nella maggior parte dei casi c’entra il gusto: il 45 per cento di chi consuma acqua minerale la preferisce perché «è buona e piace», tanto che il 66 per cento ha un marchio preferito. Chi trova che l’acqua di rubinetto sia meno buona come sapore, ma vorrebbe essere più rispettoso dell’ambiente, potrebbe usare una caraffa filtrante (e un “gasatore” se si preferisce l’acqua frizzante): abbiamo messo insieme vantaggi e svantaggi del loro uso, qualche accortezza e un confronto tra quelle più vendute su Amazon, per sceglierne bene una.
Cosa fanno esattamente le caraffe filtranti
In breve: non rendono l’acqua più sicura da bere, né rendono potabile l’acqua che non lo è, ma migliorano il gusto dell’acqua di rubinetto. Il sapore dell’acqua potabile dipende dalla presenza e dalla concentrazione di microrganismi, anidride carbonica, sodio, calcio, ferro e cloro. Le caraffe filtranti hanno appunto dei filtri che trattengono alcune di queste cose modificando il sapore dell’acqua. Esistono due tipi di filtri per caraffe: quelli a carbone attivo e quelli con resine a scambio ionico.
Il carbone attivo è composto per la maggior parte di carbonio e ha una struttura molto porosa: quando l’acqua viene versata sopra i granuli o una polvere di questa sostanza la superficie con cui viene in contatto è più ampia di quanto accadrebbe con altri materiali, e quindi un maggior numero di particelle contenute nell’acqua restano attaccate al carbone. In chimica e fisica si dice che ha delle buone capacità “adsorbenti”. Le resine a scambio di ioni invece sono polimeri in cui sono intrappolati gli ioni: questa non è una lezione di chimica, quindi non approfondiamo troppo (potete farlo in questo documento del ministero della Salute). Detto brutalmente, sono particelle cariche che permettono alle resine di “catturare” altre particelle cariche, come possono essere ioni di calcio e magnesio contenuti nell’acqua di rubinetto: la demineralizzano.
Tutti i filtri possono essere usati per un periodo di tempo limitato perché dopo aver filtrato una certa quantità d’acqua si saturano, perdendo le proprietà grazie a cui permettevano di filtrarla. I singoli filtri si saturano prima o dopo a seconda della durezza dell’acqua con cui li usate: le aziende produttrici dicono sempre di sostituirli ogni quattro settimane partendo dal presupposto che l’acqua di casa vostra possa essere molto dura.
Quando le caraffe filtranti non servono
Se l’acqua di rubinetto vi piace così com’è, non avete bisogno di queste caraffe. Se vi sembra semplicemente che sappia troppo di cloro, basta che la lasciate decantare un po’ prima di berla. Il cloro è usato come disinfettante negli acquedotti per uccidere i batteri e non si trova mai in concentrazioni dannose per la salute nell’acqua che arriva nelle case. I filtri delle caraffe lo rimuovono ma potete liberarvene anche senza, dato che evapora a contatto con l’aria: se vi infastidisce basta lasciare per un po’ l’acqua del rubinetto in una caraffa comune per farlo andare via.
Se invece l’acqua di casa vostra è particolarmente dura, cioè contiene molto calcare, le caraffe filtranti possono migliorarne il gusto, anche per usarla per prepararvi un tè o un caffè. Se poi per il caffè usate una macchinetta elettrica, usare l’acqua passata per il filtro di una caraffa rende meno frequente la necessità di decalcificarla. Il calcare comunque non è dannoso per la salute, quindi non dovete sentirvi obbligati a usare una caraffa filtrante se l’acqua di casa vostra è molto dura ma il sapore che ha non vi dispiace.
Le 6 caraffe filtranti più vendute su Amazon
Ci sono molte aziende, più o meno specializzate, che producono caraffe filtranti. Per chi è interessato ad acquistarne una online, abbiamo messo a confronto i sei modelli più acquistati su Amazon, in quanto sito di e-commerce più usato. Per chi non avesse mai maneggiato una caraffa filtrante, ognuna è divisa in due parti, quella che contiene l’acqua filtrata e quella che contiene l’acqua da filtrare: in mezzo c’è il filtro. I filtri sono peraltro la cosa da considerare se si fa una valutazione economica sull’acquisto di una caraffa: nessuna ha un costo elevato, quello che cambia è il prezzo dei filtri.
Al primo posto c’è Marella, uno dei modelli di caraffa filtrante dell’azienda tedesca Brita, specializzata in filtri per l’acqua. Ha una capacità di 2,4 litri (1,4 se si considera la sola acqua filtrata) e viene venduta con uno, tre, sette o tredici filtri MAXTRA+, che contengono sia carboni attivi che resine a scambio di ioni. Brita dice che un singolo filtro può funzionare bene per 100 litri e consiglia di cambiare il filtro una volta al mese: per questo sui coperchi delle sue caraffe c’è un timer che indica quando sono passate quattro settimane. Con un filtro Marella costa 16 euro. Un anno di filtri invece costa 62 euro. A eccezione del coperchio, la caraffa si può lavare in lavastoviglie.
La seconda caraffa filtrante più venduta è la Stream Line J996 dell’azienda italiana Laica, che produce anche piccoli elettrodomestici. Può contenere fino a 2,3 litri d’acqua, di cui 1,2 di acqua filtrata. Anche i suoi filtri (si chiamano Bi-Flux perché l’acqua ha due punti di uscita) contengono carbone attivo e resine a scambio di ioni e secondo l’azienda possono filtrare 150 litri d’acqua, per cui si stima che vadano sostituiti ogni quattro settimane; come Marella ha un timer sul coperchio che suggerisce quando cambiarli. La Stream Line J996 viene venduta con sei filtri a 30 euro; acquistando altri 6 filtri per 23 euro e 50, si spendono 53 euro e 50 all’anno, quindi meno rispetto a Marella. Questa caraffa – disponibile anche in altri colori – però deve essere lavata a mano.
La terza caraffa filtrante più acquistata su Amazon è sempre prodotta da Laica: è la Carmen J9059, nella versione color crema e verde scuro. Ha la stessa capienza della Stream Line e funziona sempre con i filtri Bi-Flux, quello che cambia è il design. Come la Stream Line poi non si può lavare in lavastoviglie. Insieme a quattro filtri costa 24 euro, quindi è anche meno conveniente. Rispetto all’altra caraffa però è più ecosostenibile perché per tenere il conto delle settimane passate da quando si è sostituito il filtro precedente c’è un indicatore manuale, non uno a batteria.
C’è poi la caraffa filtrante della linea Amazon Basics, molto simile a Marella. Prodotta in Svizzera, ha una capacità di 2,3 litri (di cui 1,4 di acqua filtrata) e si può lavare in lavastoviglie, coperchio escluso. Costa 17 euro e 50 e si può usare con i filtri MAXTRA+ oppure con quelli di Amazon: usando questi ultimi, un anno di acqua filtrata costa meno di 40 euro. Viene venduta con un filtro.
Nella classifica segue la Marella XL, che come il nome suggerisce è simile a Marella ma è più capiente: contiene fino a 3,5 litri, di cui 2 di acqua filtrata. Per via delle sue dimensioni però è difficile che possiate tenerla in frigo. Su Amazon la trovate a 20 euro, con un filtro MAXTRA+ incluso.
La sesta caraffa è la Vida di BWT, un’azienda austriaca la cui sigla sta per “Best Water Technology”. Ha una capacità di 2,6 litri, di cui 1,4 di acqua filtrata, ma pur essendo un po’ più grande delle altre caraffe (Marella XL esclusa) è fatta per entrare comunque negli sportelli dei frigoriferi. Sul coperchio c’è un indicatore elettronico per segnalare quando cambiare i filtri (sempre di carbone attivo e resine a scambio di ioni, con una forma simile a Bi-Flux): sono fatti per filtrare 120 litri d’acqua e BWT dice di sostituirli ogni quattro settimane, come le altre aziende. Su Amazon Vida viene venduta per 34 euro insieme a sei filtri: per un anno di acqua filtrata se ne spendono 68. BWT produce anche filtri ricaricabili con apposite buste contenenti i granuli di carbone attivo e resine: le confezioni contengono un filtro “già fatto” e tre buste per ricaricarlo. Sarebbe una soluzione più ecologica, ma non conviene economicamente acquistandola su Amazon. Infine, coperchio a parte, Vida può essere lavata in lavastoviglie.
Critiche alle caraffe
Negli scorsi anni le caraffe filtranti erano state molto criticate in Italia. Nel 2011 Mineracqua, la federazione italiana delle industrie delle acque minerali, presentò alla procura di Torino un esposto contro i produttori di caraffe filtranti con l’accusa di commercio di sostanze nocive e frode in commercio. Secondo i test di Mineracqua infatti l’acqua filtrata dalle caraffe conteneva più batteri di quella di rubinetto; inoltre nelle campagne pubblicitarie sulle caraffe si induceva l’idea che fossero necessarie perché l’acqua di rubinetto era inquinata.
Successivamente l’allora ministro della Salute Renato Balduzzi introdusse nuove regole per le caraffe filtranti (alcune delle quali su etichette e messaggi pubblicitari) e le tecnologie dei filtri furono cambiate. Nel 2014 Altroconsumo aveva fatto test sulle nuove caraffe, dopo aver bocciato le vecchie negli anni precedenti, e le aveva giudicate positivamente, pur sottolineando il fatto che la sola acqua di rubinetto non filtrata va benissimo. Le caraffe sono anche state criticate perché alcuni degli elementi che rimuovono dall’acqua (ad esempio il magnesio) fanno bene alla salute, ma diminuendone la concentrazione nell’acqua non la rendono dannosa.
Sicuramente è fondamentale, se si usa una caraffa filtrante, rispettare le indicazioni sulla pulizia e le scadenze dei filtri per evitare che vi si formino batteri e ottenere l’effetto anti-durezza desiderato. Le istruzioni su come occuparsi della manutenzione dei diversi filtri variano a seconda del produttore (BWT ad esempio consiglia di mettere il filtro che si sta usando in acqua bollente una volta a settimana): è bene seguirle alla lettera.
Smaltimento dei filtri
I produttori di caraffe le presentano come un’alternativa ecologica all’acqua in bottiglia ed è sicuramente vero che permettono di ridurre il proprio consumo di plastica, ma bisogna considerare anche i filtri, che non possono essere gettati nei contenitori per il riciclaggio della plastica e quindi in assenza di altre soluzioni devono essere gettati nell’indifferenziato.
In Germania Brita offre un servizio di raccolta e riciclo dei propri filtri nei suoi punti vendita; in Italia non è disponibile, ma contattando il servizio clienti ci si può accordare per un ritiro a domicilio dei filtri esausti dopo averne raccolti almeno 20. Laica invece non prevede soluzioni di riciclaggio e indica di gettare i filtri usati nell’indifferenziato; lo stesso vale per BWT e Amazon.
L’acqua dell’acquedotto è buona
Caraffe filtranti a prescindere, è importante sapere che l’acqua di rubinetto è potabile e non meno salubre di quella venduta in bottiglia. Ha caratteristiche diverse a seconda della zona in cui vivete: in base al territorio in cui si trova la falda da cui proviene, può avere una concentrazione maggiore o minore di elementi come calcio, magnesio e sodio. In ogni caso passando per l’acquedotto viene potabilizzata e controllata in modo da rispettare i parametri del decreto legislativo 31 del 2 febbraio 2001, scritto sulla base delle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): per molte delle sostanze che possono essere contenute nell’acqua potabile ci sono limiti di concentrazione; anche elementi come l’arsenico, che sappiamo essere dannosi, non fanno male se presenti in quantità bassissime. Quindi il 30 per cento dei consumatori di acqua minerale italiani che secondo i sondaggi del Censis la beve perché «fa bene alla salute» e il 28 per cento che la beve perché «è sicura» ha ragione, ma per le stesse ragioni potrebbe anche bere l’acqua di rubinetto.
Chi fosse molto curioso di conoscere le caratteristiche dell’acqua di casa propria, oltre a cercare informazioni sul sito della società che gestisce i servizi idrici di zona (ad esempio, per Roma Acea, per Milano MM), può fare test a casa propria. Esistono kit con cui si possono fare analisi rudimentali senza doversi rivolgere a un laboratorio, ma per non sbagliarsi la cosa migliore è partecipare al progetto di Altroconsumo We Test Water: se l’acqua disponibile nella zona del vostro codice di avviamento postale è già stata analizzata, potete registrarvi per vedere il risultato delle analisi, altrimenti potete acquistare un kit per raccoglierla e spedirla al laboratorio CSA, che collabora con l’organizzazione.
Se un giorno l’odore di cloro è maggiore del solito, può voler dire che nelle tubature in cui l’acqua passa prima di arrivare a casa vostra è stata fatta una disinfezione straordinaria. Se invece l’acqua del vostro rubinetto un giorno dovesse uscire colorata (marroncina, rossastra o anche solo bianca) oppure con un odore strano (diverso da quello del cloro), potrebbe esserci un problema nelle tubature di casa vostra. Qui potete trovare una casistica dei problemi possibili e come interpretarli. In ogni caso i problemi alle tubature non si risolvono con una caraffa filtrante.
Un’altra abitudine più ecosostenibile
Gli italiani sono gli europei che consumano più acqua minerale, ma sono anche quelli che consumano più acqua di rubinetto: tra il 2014 e il 2015 ogni cittadino italiano ha consumato 243 litri d’acqua pubblica al giorno, più del doppio della media europea. Per questo, caraffe filtranti a parte, una buona nuova abitudine può essere quella di ridurre gli sprechi d’acqua nelle attività di tutti i giorni, per esempio chiudendo i rubinetti quando l’acqua non è necessaria (per esempio mentre ci si lava i denti), evitando docce troppo lunghe (ci sono aggeggi che vi aiutano a controllare il consumo d’acqua) e altri eccessi con lavastoviglie e lavatrici.
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