Perché Angela Davis è così famosa
La storia di come l'attivista afroamericana fu arrestata e messa in carcere ingiustamente, diventando un simbolo
Angela Davis è forse l’attivista afroamericana più nota al mondo per il suo impegno nel campo dei diritti civili, in particolare quelli degli afroamericani e dei detenuti, e del femminismo. Divenne molto nota, anche fuori dagli Stati Uniti, perché nel 1970 fu accusata di rapimento, cospirazione e omicidio in relazione a un sequestro e a una sparatoria in cui erano coinvolti alcuni membri del movimento delle Pantere Nere. Il direttore dell’FBI J. Edgar Hoover la incluse nella lista dei dieci principali ricercati dell’agenzia: Davis fu arrestata, processata e messa in carcere. Ci restò per un anno e mezzo fino a quando non fu assolta con formula piena. Nel frattempo aveva scritto alcuni dei documenti più famosi della contestazione statunitense e in tutto il mondo erano stati fatti appelli per la sua scarcerazione.
Davis era nata a Birmingham, in Alabama, nel sud degli Stati Uniti, il 26 gennaio 1944. Crebbe in un quartiere soprannominato”Dynamite Hill” negli anni Cinquanta perché in diverse occasioni erano state messe delle bombe vicino alle case per spingere ad andarsene le famiglie afroamericane della classe media che ci si erano trasferite. La sua famiglia era impegnata politicamente e da bambina Davis conobbe molti attivisti comunisti che ebbero influenza sulla sua formazione. Grazie a un programma per favorire l’integrazione, frequentò la scuola superiore a New York, nel quartiere del Greenwich Village. Poi studiò francese e filosofia alla Brandeis University, a Parigi e a Francoforte; fu studentessa dei filosofi Herbert Marcuse e Jean-Paul Sartre. Nel 1969 era iscritta al Partito Comunista degli Stati Uniti (CPUSA), aveva dei legami con il movimento delle Pantere Nere e insegnava all’Università della California come professoressa associata nel dipartimento di filosofia.
Fu nel 1969 che si cominciò a parlare di lei, prima solo in California e poi in tutto il mondo. Inizialmente perché la direzione dell’Università della California, su pressioni dell’allora governatore dello stato Ronald Reagan, la licenziò per via della sua appartenenza al CPUSA. Un giudice stabilì che non era una ragione valida per licenziarla e Davis riottenne il suo posto, per poi perderlo nuovamente, nel giugno del 1970, per via di alcune sue dichiarazioni politiche contro la polizia e la direzione dell’Università. I guai veri però arrivarono un paio di mesi dopo.
Il 7 agosto 1970 il 17enne afroamericano Jonathan Jackson entrò nel tribunale della contea di Marin, in California, con tre armi da fuoco: insieme a tre detenuti, uno dei quali sotto processo mentre gli altri erano presenti per testimoniare, prese in ostaggio il giudice Harold Haley e altre quattro persone presenti in aula. Lo scopo del sequestro era negoziare la liberazione dei cosiddetti “Soledad Brothers”, tre detenuti afroamericani del carcere di Soledad, in California, accusati di aver ucciso una guardia carceraria, reato per cui era prevista la pena di morte; la guardia carceraria era stata uccisa come forma di ritorsione per l’uccisione di altri tre detenuti afroamericani da parte di un altro secondino. Uno dei Soledad Brothers era George Jackson, fratello di Jonathan, che in carcere si era avvicinato al comunismo ed era diventato un attivista per i diritti degli afroamericani. Il sequestro si concluse con la morte del giudice Haley, di Jackson e di due dei detenuti.
Angela Davis venne coinvolta in questa vicenda perché era stata lei ad acquistare le armi usate da Jackson per il sequestro. Per via del suo attivismo, aveva formato una commissione in sostegno dei Soledad Brothers e occasionalmente Jonathan Jackson aveva lavorato per lei come guardia del corpo, ma Davis non sapeva nulla del piano del ragazzo per chiedere la liberazione del fratello. Fu comunque accusata di rapimento, cospirazione e omicidio. Inizialmente fuggì all’arresto e per questo fu inserita nella lista dei dieci principali ricercati dell’FBI. Fu arrestata a New York il 13 ottobre 1970; il 5 gennaio dell’anno successivo, quando iniziò il processo a suo carico, si dichiarò innocente. Moltissime persone negli Stati Uniti e poi nel resto del mondo si mobilitarono per chiedere la sua assoluzione: a febbraio più di 200 comitati locali erano stati fondati a questo scopo solo in America; 67 in altri paesi del mondo.
In questo periodo furono scritte anche alcune canzoni per Angela Davis. I Rolling Stones le dedicarono “Sweet Black Angel”, contenuta nel disco del 1972 Exile on Main Street. John Lennon e Yoko Ono invece “Angela”, del disco Some Time in New York City. La prima canzone su Davis a essere diffusa fu però l’italiana “Angela” del Quartetto Cetra: il gruppo ricevette delle minacce anonime per averla cantata in televisione.
Il 23 febbraio 1972 due uomini bianchi – l’allevatore Rodger McAfee e l’imprenditore Steve Sparacino – pagarono oltre 100mila dollari di cauzione per Davis, che così potè uscire dal carcere. Fu assolta tre mesi dopo, il 4 giugno 1972, da una giuria di soli bianchi, dopo tredici ore di discussione.
Dopo l’assoluzione Davis viaggiò in tutto il mondo facendo attività politica. Tra i paesi che visitò ci furono Cuba, l’Unione Sovietica e la Germania dell’Est. Nel 1974 fu pubblicata la sua autobiografia, Autobiografia di una rivoluzionaria, che uscì anche in Italia l’anno successivo. Successivamente Davis si impegnò in varie battaglie di sinistra: contro la guerra in Vietnam, il razzismo, il sessismo, le discriminazioni nei confronti delle persone omosessuali e il trattamento della popolazione palestinese da parte di Israele.
Una delle sue principali prese di posizione è quella contro il problematico sistema carcerario americano: si definisce abolizionista del sistema carcerario e non riformista, perché pensa che le carceri non debbano esistere. Per questo è stata tra i fondatori del movimento per l’abolizione del sistema carcerario Critical Resistance e ha scritto molte cose sull’argomento, tra cui il saggio Aboliamo le prigioni?, pubblicato in italiano nel 2009.
Un murales dedicato ad Angela Davis dall’artista Jorit Agoch a Napoli:
https://www.instagram.com/p/BtAoEtSgdCD/
Negli anni Davis ha sempre insegnato: alla San Francisco State University dal 1980 al 1984, dal 1991 al 2008 di nuovo all’Università della California, all’Università di Santa Cruz e alla Rutgers. Oggi insegna Storia della Coscienza all’Università della California, dove dirige anche il Women Institute. Nel 1991 ha lasciato il Partito Comunista, ma ha continuato ad avere dei legami con l’organizzazione. Nel 1997 ha fatto un coming out pubblico dicendo di essere lesbica sulla rivista Out, mentre nel 2012 ha detto di essere vegana.
Il suo ultimo libro pubblicato in italiano è La libertà è una lotta costante: è una raccolta di saggi su diversi argomenti, dalle discriminazioni di classe, di genere e etnia all’ambientalismo, accomunati dal cosiddetto “intersezionalismo”, il principio per cui tutte le lotte per i diritti essenziali devono essere legate tra loro.