La Macedonia cambierà nome, infine
Il Parlamento greco ha approvato l'accordo bilaterale che mette fine alla disputa sull'eredità culturale della regione macedone, e che permetterà alla Macedonia di entrare nell'UE
Il Parlamento greco ha approvato l’accordo raggiunto lo scorso giugno tra primo ministro greco Alexis Tsipras e il primo ministro macedone Zoran Zaev per cambiare il nome della Macedonia in “Repubblica della Macedonia settentrionale”. L’accordo metterà fine alla disputa culturale fra i due paesi che andava avanti da quasi trent’anni, e che finora aveva impedito che la Macedonia aderisse all’Unione Europea e alla NATO. L’accordo era già stato approvato dal Parlamento macedone a metà gennaio e per essere ufficialmente valido doveva essere ratificato anche dai deputati della Grecia. L’accordo è stato approvato con 153 voti a favore su un totale di 300.
Il voto sull’accordo era previsto per giovedì notte, dopo il dibattito parlamentare, ma era stato posticipato a venerdì per permettere a tutti i deputati che lo avevano richiesto di parlare alla Camera. «Siamo a un passo da un evento storico», aveva detto giovedì il primo ministro greco Alexis Tsipras parlando ai parlamentari.
L’accordo metterà fine alla disputa sull’eredità culturale dell’antico popolo macedone tra la Macedonia e la Grecia le cui origini risalgono al 1991, quando la Macedonia dichiarò la sua indipendenza dalla Jugoslavia scegliendo il nome “Repubblica di Macedonia”, lo stesso che aveva quando faceva parte della federazione jugoslava. All’epoca alcuni cittadini e politici greci accusarono il nuovo paese di essersi appropriato di un nome e di un’identità culturale e storica appartenenti a un’area geografica che rientra nei confini dello stato greco, la regione della Macedonia appunto. La situazione aveva cominciato a sbloccarsi lo scorso giugno, quando Zaev aveva firmato un accordo con Tsipras, dopo un voto favorevole da parte del Parlamento greco. L’accordo stabilisce che se la Macedonia cambierà nome la Grecia smetterà di opporsi al suo ingresso nell’Unione Europea e nella NATO: in Macedonia era anche stato sottoposto a un referendum, che però non aveva raggiunto il quorum.
Il leader di Nea Dimokratia, il principale partito greco di centrodestra, ha definito l’accordo una «sconfitta nazionale», aggiungendo che la ratifica dell’accordo non significa comunque che il processo di ingresso in UE per la Repubblica della Macedonia settentrionale sarà automatico, lasciando intendere che se sarà al governo potrebbe bloccare le procedure tecniche. Panos Kammenos, il leader del partito dei Greci indipendenti (ANEL) ed ex ministro della Difesa, ha accusato Tsipras di voler spaccare in due il suo partito dopo che alcuni deputati di ANEL hanno deciso di votare a favore dell’accordo. Kammenos si era dimesso da ministro della Difesa qualche settimana fa per protesta contro l’accordo sulla Macedonia, togliendo il supporto del suo partito alla coalizione che governa la Grecia e innescando una piccola crisi che si era risolta dopo che Tsipras aveva vinto un voto di fiducia sul suo governo alla Camera.