Giorgio Gaber avrebbe 80 anni
Grandi foto e grandi video di uno dei più amati cantautori italiani di sempre, morto nel 2003
Giorgio Gaber, uno dei più amati e originali cantautori della musica italiana, avrebbe compiuto 80 anni oggi. Morì invece il 1 gennaio del 2003, a 63 anni, ma ancora oggi lo si ricorda con una certa frequenza, insieme a quelli che con lui raccontarono e rappresentarono l’Italia degli anni Sessanta e Settanta, e più in particolare la Milano di quegli anni, la città “bella”, “grande”, “viva” e “allegra” in cui crebbero e diventarono famosi, insieme a Gaber, gente come Enzo Jannacci e Dario Fo.
Giorgio Gaber era nato nel 1939 con il nome di Giorgio Gaberščik vicino a piazza Gramsci, a nord del centro di Milano. Il cognome aveva origini slovene, e Gaber se lo accorciò per praticità alla fine degli anni Cinquanta. Fu in quegli anni che si esibì per le prime volte nei locali milanesi, dimostrandosi un chitarrista ottimo e con i riferimenti giusti, ispirandosi ai jazzisti americani ed europei e accorgendosi da subito che il rock and roll era lì per restare.
In quegli anni suonò con Jannacci, con Luigi Tenco, con Paolo Tomelleri e con Gian Franco Reverberi: misero insieme i Rocky Mountains Old Times Stompers, con i quali suonavano al Santa Tecla a due passi dal Duomo. Gaber fu notato, iniziò a incidere per l’etichetta Ricordi e a fare coppia con Jannacci.
Gli anni Sessanta furono quelli della consacrazione, in cui definì il suo stile di cantautore ispirato ai modelli americani e francesi e cominciò ad apparire sempre più in televisione. Si sposò anche con la cantante Ombretta Colli, che rimase sua moglie per tutta la vita e con la quale ebbe una figlia, Dalia.
Il bar del Giambellino, quello del Cerutti Gino, c’è ancora: al numero 50 di via del Giambellino, ora è gestito da due fratelli cinesi.
È ora di finirla di buttar giù le case per fare i prati, cosa ci interessano a noi i prati? Guarda quello lì, doveva sposarsi, gli han buttato giù la casa non può più sposarsi. Roba da matti. Io non capisco perché non buttano giù i palazzoni del centro, quelli lì si che disturbano, mica le case di periferia, mah i soliti problemi, qui non si capisce più niente.
Negli anni Settanta Gaber si spostò dalla televisione al teatro, dando inizio alla fase della sua carriera che ancora oggi è evocata più di frequente. I suoi spettacoli contenevano monologhi, racconti e canzoni, e i suoi testi sempre più di frequente riguardavano questioni politiche, molto spesso interpretate in chiave umoristica o assurda.
Per praticamente trent’anni, Gaber mise in scena centinaia di spettacoli, i più riusciti dei quali furono riproposti per più stagioni consecutive e furono registrati, filmati e distribuiti. “Il signor G”, “Dialogo tra un impegnato e un non so”, “Libertà obbligatoria”, “Io se fossi Gaber” e “Il Grigio” furono alcuni dei più famosi.
“Qualcuno era comunista”, “Destra-sinistra” e “Il conformista” furono alcuni dei prodotti più celebri tra gli spettacoli degli anni Novanta, tutti raccolti nel disco La mia generazione ha perso del 2001.
Da tempo malato di cancro ai polmoni, Gaber fece una delle sue ultime apparizioni televisive nel 2001 nella trasmissione 125 milioni di caz..te di Adriano Celentano. Morì nel pomeriggio del giorno di Capodanno del 2003.