Cosa sono i “Protocolli dei Savi di Sion”
Il più famoso falso storico di sempre, un libro antisemita scritto dalla polizia segreta russa all'inizio del Novecento: il senatore Lannutti forse non era stato avvisato
Domenica, il senatore del Movimento 5 Stelle Elio Lannutti ha twittato un articolo in cui si faceva riferimento ai “Protocolli dei Savi di Sion”, probabilmente il più famoso testo dell’antisemitismo mondiale. Lannutti si è poi scusato assicurando di non essere in alcun modo un “antisemita”, ma sembra comunque difficile che non sapesse cosa stava twittando.
I “Protocolli dei Savi di Sion” sono in sostanza un falso documento in cui viene descritto un piano segreto degli ebrei per conquistare il mondo. Il libro iniziò a circolare nei primi anni del Novecento, spacciato come il verbale di una riunione tra i capi dell’ebraismo mondiale, i “Savi di Sion” appunto. In realtà è una collezione di plagi da altri testi antisemiti messa insieme dalla polizia segreta russa per giustificare le persecuzioni nei confronti di ebrei, ma anche di progressisti e liberali.
Il libro è diviso in 24 “protocolli” nei quali i “Savi di Sion” illustrano il loro piano per conquistare il mondo. Ogni passaggio di questo piano è basato sull’inganno e la menzogna, mentre non c’è quasi mai il ricorso alla violenza aperta e tutto si basa sull’infiltrazione e sul sovvertimento dei valori della società. Allora come oggi, il piano appare in molti punti una specie di elenco dei nemici, fisici ed ideologici, dell’estrema destra. I “Savi”, secondo gli autori del testo, hanno messo al loro servizio la libertà di stampa, le idee liberali, la democrazia e con l’uso dei media e della finanza vogliono distruggere l’ordine sociale tradizionale, i costumi e le tradizioni cristiane.
Il testo comparve per la prima volta nel 1903 in una pubblicazione delle “Centurie nere”, un gruppo della destra ultranazionalista vicino alla polizia segreta russa. Proprio in quegli anni, l’Impero russo subì due umilianti disfatte: la sconfitta nella guerra russo-giapponese del 1904-1905 e la successiva rivoluzione. I “Protocolli”, arrivati in quegli anni alla loro terza edizione, contribuirono alla risposta isterica che in molte parti del paese venne data a quei due eventi: i “pogrom”, le feroci persecuzioni di ebrei organizzate spesso dalle autorità locali.
Per circa un ventennio il libro rimase confinato all’interno dell’Impero russo e soltanto dopo la Prima guerra mondiale iniziò a circolare prima in Germania, poi in Francia, nel Regno Unito e infine negli Stati Uniti, dove l’industriale Henry Ford ne fece stampare mezzo milione di copie. Nel 1921 venne dimostrato al di là di ogni dubbio che si trattava di un falso. A scoprirlo fu il quotidiano britannico Times che si accorse delle numerose parti plagiate nel documento. I misteriosi “Savi di Sion”, infatti, nella loro “riunione” avevano citato letteralmente interi brani di altri libri, ad esempio il “Dialogo agli inferi tra Machiavelli e Montesquieu”, in cui i diabolici piani per dominare il mondo sono attribuiti all’imperatore francese Napoleone III.
Nonostante la loro falsità, i “Protocolli” continuarono a circolare ed ebbero particolare successo in Germania, dove l’estrema destra li utilizzò per giustificare la disfatta appena subita nel primo conflitto mondiale. Non era l’esercito ad essere stato sconfitto, questa era l’idea, la resa era arrivata a causa di un complotto ebraico. Adolf Hitler cavalcò la moda dei “Protocolli” e li citò in più di un’occasione. Quando prese il potere, interi brani del libro diventarono parte del curriculum scolastico.
Oggi i “Protocolli” sono ancora stampati e sono facili da reperire su internet. Nel secondo dopoguerra la loro diffusione ha conosciuto una flessione in Occidente, ma rimangono un testo ancora letto e utilizzato dai leader politici in gran parte del Medio Oriente, dove movimenti nazionalisti arabi e fondamentalisti musulmani lo hanno usato per attaccare lo stato di Israele, attribuendo agli ebrei israeliani e ai progressisti dei loro paesi la volontà di dominare il mondo e sovvertire l’ordine sociale.