“Quattro matrimoni e un funerale” ha 25 anni
Fu girato e presentato senza troppe pretese, oggi è tra le commedie romantiche che continuiamo a ricordare e citare
Il 20 gennaio di 25 anni fa al Sundance Film Festival fu presentato Quattro matrimoni e un funerale, che sarebbe poi arrivato nei cinema alcuni mesi più tardi. Fu girato piuttosto in fretta, con attori allora non particolarmente famosi e senza grandi pretese. Nessun critico gridò al capolavoro e qualcuno scrisse anche cose come «di certo non sarà un successo» e «ve ne sarete dimenticati tra dieci minuti». Invece.
Invece Quattro matrimoni e un funerale divenne il film britannico che incassò più soldi tra quelli usciti fino a quel momento e anche 25 anni dopo sta nel campionato delle migliori commedie romantiche degli ultimi decenni, insieme a film famosissimi come Io e Annie, Harry ti presento Sally, Pretty Woman e Notting Hill. Ognuno può decidere in che posizione si trovi, in questo campionato, Quattro matrimoni e un funerale, ma di certo è uno di quei film: un po’ per merito del titolo, un po’ perché è il primo in cui Hugh Grant fa quel suo ruolo da bello, romantico e imbranato, un po’ perché c’è un gruppo di amici di cui vorresti proprio far parte, un po’ perché ci sono almeno un paio di frasi, momenti e scene che sono rimasti.
In Quattro matrimoni e un funerale ci sono tre matrimoni, un funerale, un matrimonio che non si concretizza, perché lo sposo cambia idea all’altare, e una finale promessa di non matrimonio sotto la pioggia.
Il primo matrimonio serve a presentare i personaggi e in particolare i due veri protagonisti. Uno è Charles: lo scapolo interpretato da Grant, che si mette e si toglie gli occhiali in continuazione, si mette in imbarazzo, arriva tardi ai matrimoni e fa spesso vedere il suo gran sorriso. L’altra è Carrie, interpretata da Andie MacDowell: è la bella statunitense che Charles conosce e con la quale finisce a letto (nel film parlano di «infrattarsi»).
Al secondo matrimonio Charles rivede Carrie e scopre che lei si è nel frattempo fidanzata con un ricco scozzese molto più grande di lei. Nonostante questo Charles e Carrie si infrattano di nuovo. Il secondo matrimonio è celebrato, con gran fatica, dal personaggio interpretato da Rowan Atkinson.
Il terzo matrimonio è quello tra Carrie e il ricco scozzese, al quale Charlie viene invitato. Prima del matrimonio i due si incontrano per caso, passano un po’ di tempo insieme, lei gli fa la lista degli uomini con cui è andata a letto e lui le dice di amarla, «con le parole di Dav Cassidy in quel pezzo famoso quando faceva ancora parte dei Partridge Family».
Il funerale è quello di Garreth, uno degli amici di Charles, che muore durante il terzo matrimonio. Al suo funerale il suo compagno, un altro degli amici di Charles, gli dedica la poesia Funeral Blues di Wystan Hugh Auden.
Il quarto matrimonio è quello tra Charles e Henrietta, una sua storica ex con cui si rimette dopo il matrimonio di Carrie. Solo che in chiesa, poco prima della cerimonia, arriva Carrie, che dice a Charles di essersi separata. Così lui molla Henrietta sull’altare e dopo qualche ora bacia Carrie sotto la pioggia, facendole però promettere che non si sposeranno.
È una trama piuttosto semplice, di un film che costò circa tre milioni di sterline e fu girato in poco più di un mese. Né il regista, Mike Newell, né lo sceneggiatore, Richard Curtis, erano particolarmente famosi. Curtis raccontò di aver scritto la sceneggiatura basandosi su molti eventi personali, dopo aver partecipato a più di sessanta matrimoni in poco più di dieci anni.
All’inizio Curtis non voleva Grant come protagonista: pensava fosse troppo bello e quindi poco credibile nel ruolo di quello imbranato che non riesce a trovare la ragazza giusta. Fecero una settantina di provini e, dopo aver pensato anche ad Alan Rickman, decisero di puntare su Grant. Pare che gli diedero solo 15mila sterline e, per renderlo un po’ più goffo, gli suggerirono di usare quel look e quell’aria sempre un po’ stralunata che avrebbe poi usato anche in Notting Hill, un altro film scritto da Curtis.
Prima di affidare a MacDowell il ruolo di Carrie presero invece in considerazione Jeanne Tripplehorn e Marisa Tomei e, dice qualcuno, anche Sarah Jessica Parker. Carrie, comunque, è stata scelta in un sondaggio britannico come uno dei personaggi più fastidiosi del cinema: in effetti oscilla un po’ tra l’affascinante e la stronza, almeno fino a prima del finale.
Una volta uscito il film incassò circa 250 milioni di dollari e fu nominato agli Oscar per il miglior film e la miglior sceneggiatura, che furono però vinti da Forrest Gump e Pulp Fiction.
Da un paio di anni Hulu sta lavorando a una serie tv in qualche modo collegata al film, anche se con attori diversi. A marzo arriverà invece un cortometraggio-sequel, diretto da Newell e con tutti i principali attori del primo, compresi Grant e MacDowell. Si intitolerà One Red Nose Day and a Wedding, che andrà in onda il 15 marzo per beneficenza – un po’ come successe un anno fa con il sequel di Love Actually – in occasione del Red Nose Day, una giornata di raccolta fondi per aiutare bambini in situazioni problematiche.
Una curiosità, invece: la versione in inglese di «Spiritoso Santo» (una delle gaffe dell’impacciato prete interpretato da Rowan Atkinson) è «Holy Goat» (santa capra). È una storpiatura di «Holy Ghost», uno dei modi in cui in inglese si parla di “Spirito Santo”.
Per finire, la scena con cui si conclude il film, che fa vedere un po’ di altri matrimoni.