Ci sono un po’ di dubbi sulla grave accusa di BuzzFeed a Trump
In una mossa senza precedenti il procuratore speciale Robert Mueller ha smentito l'articolo secondo cui Trump ordinò al suo avvocato di mentire al Congresso
Un portavoce del procuratore speciale Robert Mueller, il capo dell’indagine sui rapporti tra la Russia e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha definito “non accurato” l’articolo pubblicato giovedì dal sito americano BuzzFeed News che conteneva quella che, a detta di molti, era la più grave accusa mossa finora verso Trump. L’articolo, che si basava sulle informazioni raccolte da due agenti federali americani vicini alle indagini, sosteneva che Trump avesse personalmente detto al suo ex avvocato e consigliere Michael Cohen di mentire al Congresso riguardo alla storia della costruzione di un grattacielo a Mosca, uno dei filoni principali dell’indagine sulle collusioni tra il suo comitato elettorale e la Russia. Ma Peter Carr, portavoce di Mueller, ha detto:
La descrizione di BuzzFeed News di specifiche dichiarazioni rese all’ufficio del procuratore speciale, e la descrizione di documenti e testimonianze ottenute dall’ufficio riguardo alla deposizione di Michael Cohen al Congresso, non sono accurate.
La smentita di Carr è un evento molto raro: non era mai successo finora che Mueller o un suo rappresentante smentissero direttamente una notizia pubblicata dalla stampa americana sulla base di fonti anonime vicine alle indagini, nonostante informazioni di questo tipo siano trapelate decine di volte negli ultimi anni.
Quella pubblicata da BuzzFeed News, in effetti, era però una delle notizie più grosse, se non la più grossa: un presidente che chiede a un suo collaboratore di mentire al Congresso è infatti materiale da impeachment, cioè che giustificherebbe una rimozione di Trump. È vero che l’attuale amministrazione ha abituato a veder succedere grandi scandali senza conseguenze, ma questa volta l’impressione è che Trump potesse essere seriamente danneggiato. In molti, tra gli opinionisti e i politici Democratici, avevano parlato dell’inizio della fine della presidenza Trump.
BuzzFeed News è la divisione che si occupa di notizie e giornalismo d’inchiesta del famoso sito BuzzFeed, uno dei più grandi e noti siti del mondo, che da anni pubblica contenuti di basso livello, dalle raccolte di foto di gatti ai quiz che associano i lettori a un personaggio di una serie tv. Ma BuzzFeed News è una cosa diversa: dalla sua fondazione, nel 2011, ha pian piano guadagnato stima e credibilità nel giornalismo americano, e soprattutto di recente ha assunto giornalisti molto capaci e provenienti dai maggiori quotidiani americani. Anche il famoso “dossier Steele”, quello della golden shower, era stato pubblicato da BuzzFeed News.
Venerdì la notizia sulla presunta richiesta di Trump a Cohen di mentire al Congresso era stata ripresa da tutti i giornali americani, e discussa per tutto il giorno nelle televisioni all news come CNN e MSNBC. Ma nessun’altra testata aveva saputo confermare la notizia con le proprie fonti: il New York Times, anzi, aveva scritto che una persona vicina all’indagine con cui aveva parlato aveva smentito che l’ufficio di Mueller avesse a disposizioni prove simili a quelle descritte da BuzzFeed. Smentite molto nette erano arrivate, ovviamente, anche dall’amministrazione: la portavoce della Casa Bianca Sarah Huckabee Sanders aveva definito la notizia «categoricamente falsa», e Trump aveva parlato di «un giorno molto triste per il giornalismo».
Remember it was Buzzfeed that released the totally discredited “Dossier,” paid for by Crooked Hillary Clinton and the Democrats (as opposition research), on which the entire Russian probe is based! A very sad day for journalism, but a great day for our Country!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) January 19, 2019
Ciononostante, il direttore di BuzzFeed News Ben Smith ha confermato che la notizia è attendibile, chiedendo a Mueller di specificare più precisamente che cosa contesta.
In response to the statement tonight from the Special Counsel's spokesman: We stand by our reporting and the sources who informed it, and we urge the Special Counsel to make clear what he's disputing.
— Ben Smith (@semaforben) January 19, 2019
Le puntate precedenti della storia
È noto che prima di candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti, Trump stesse cercando di chiudere un accordo per costruire un grattacielo a Mosca, in Russia. La persona incaricata di gestire le trattative preliminari per il grattacielo era uno dei più fidati collaboratori di Trump, nonché il suo avvocato personale da molti anni: Michael Cohen. Trump ha sempre sostenuto che non seguì mai da vicino le trattative per la Trump Tower di Mosca e che comunque abbandonò il progetto prima di candidarsi alle primarie dei Repubblicani nel 2016.
I sospetti su cui da tempo sta indagando il procuratore speciale Robert Mueller, però, sono che il progetto continuò anche dopo la candidatura di Trump e che Trump stesso seguì da vicino le trattative. Sembra che Cohen arrivò a trattare direttamente con un funzionario del governo russo e che arrivò a ipotizzare un viaggio di Trump in Russia durante la campagna elettorale per chiudere l’accordo direttamente con il presidente russo Vladimir Putin.
Dopo che la costruzione del grattacielo diventò uno dei filoni principali dell’inchiesta sulla Russia, Cohen presentò alla commissione del Congresso che stava indagando su Trump una lettera in cui negava di aver partecipato a un tentativo di manipolare le elezioni e in cui spiegava che il progetto per il grattacielo a Mosca era terminato nel gennaio 2016. Da allora, disse Cohen, non c’erano più stati contatti tra l’organizzazione di Trump e il governo russo. Cohen, che uscì presto dalle grazie di Trump, diventò comunque uno dei principali indagati nell’indagine di Mueller e nel novembre 2018 accettò di dichiararsi colpevole di diverse accuse formalizzate da Mueller, compresa quella di aver mentito al Congresso nell’agosto 2017.
Cohen confessò infatti che le trattative per il grattacielo a Mosca continuarono almeno fino al giugno 2016 – sei mesi dopo quanto originariamente sostenuto – e disse che aveva parlato del progetto direttamente con Trump più di tre volte, come aveva invece detto prima. Cohen confessò infine che anche i figli di Trump – Ivanka e Donald Jr – avevano partecipato al progetto e avevano ricevuto regolarmente aggiornamenti da lui.