Forse l’accusa più grave a Trump fin qui
Secondo BuzzFeed il presidente statunitense chiese al suo fidato avvocato Michael Cohen di mentire al Congresso sui suoi progetti immobiliari in Russia
Due agenti federali statunitensi hanno detto a BuzzFeed News che ci sono prove che Donald Trump ordinò al suo avvocato di lungo corso Michael Cohen di mentire al Congresso, quando Cohen nel settembre 2017 fu chiamato a testimoniare sui rapporti tra Donald Trump e la Russia durante la campagna elettorale del 2016. Sarebbe una delle più gravi accuse rivolte a Trump fin qui, se non la più grave, perché implicherebbe che il presidente degli Stati Uniti abbia volontariamente cercato di ingannare il Congresso e ostacolare un’indagine invitando un testimone a mentire. In molti, dopo la pubblicazione dell’articolo di BuzzFeed, hanno parlato apertamente di impeachment o dimissioni di Trump. Per quanto l’asticella si sia molto abbassata negli ultimi anni – ci siamo abituati a sentire di tutto – questa sembra una storia più grossa delle altre.
Il contesto
È noto che prima di candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti, Trump stesse cercando di chiudere un accordo per costruire un grattacielo a Mosca, in Russia. Trump aveva già costruito moltissimi grattacieli negli Stati Uniti – le famose Trump Tower – ma il progetto di Mosca sembrava poter essere particolarmente lucrativo. La persona incaricata di gestire le trattative preliminari per il grattacielo era uno dei più fidati collaboratori di Trump, nonché il suo avvocato personale da molti anni: Michael Cohen.
Trump ha sempre sostenuto che non seguì mai da vicino le trattative per la Trump Tower di Mosca e che comunque abbandonò il progetto prima di candidarsi alle primarie dei Repubblicani nel 2016. I sospetti su cui da tempo sta indagando il procuratore speciale Robert Mueller, però, sono che il progetto continuò anche dopo la candidatura di Trump e che Trump stesso seguì da vicino le trattative. Sembra che Cohen arrivò a trattare direttamente con un funzionario del governo russo e che arrivò a ipotizzare un viaggio di Trump in Russia durante la campagna elettorale per chiudere l’accordo direttamente con il presidente russo Vladimir Putin.
La confessione di Cohen
Sia prima che soprattutto dopo l’elezione di Trump si cominciò a parlare dei suoi sospetti rapporti con la Russia e del fatto che lui e/o il suo comitato elettorale avessero collaborato con il governo russo per condizionare il risultato delle elezioni del 2016 attraverso la manipolazione dei media e gli attacchi informatici contro il Partito Democratico e il comitato elettorale di Hillary Clinton. La costruzione della Trump Tower di Mosca diventò uno dei principali filoni di indagine e Cohen era al centro della storia. Nell’agosto 2017, per provare a discolparsi, Cohen presentò alla commissione del Congresso che stava indagando su Trump una lettera in cui negava di aver partecipato a un tentativo di manipolare le elezioni e in cui spiegava che il progetto per il grattacielo a Mosca era terminato nel gennaio 2016. Da allora, disse Cohen, non c’erano più stati contatti tra l’organizzazione di Trump e il governo russo.
Cohen, che uscì presto dalle grazie di Trump, diventò comunque uno dei principali indagati nell’indagine di Mueller e nel novembre 2018 accettò di dichiararsi colpevole di diverse accuse formalizzate da Mueller, compresa quella di aver mentito al Congresso nell’agosto 2017. Cohen confessò infatti che le trattative per il grattacielo a Mosca continuarono almeno fino al giugno 2016 – sei mesi dopo quanto originariamente sostenuto – e disse che aveva parlato del progetto direttamente con Trump più di tre volte, come aveva invece detto prima. Cohen confessò infine che anche i figli di Trump – Ivanka Trump e Donald Trump Jr – avevano partecipato al progetto e avevano ricevuto regolarmente aggiornamenti da lui.
Il tutto avvenne mentre venivano fuori con frequenza settimanale nuove notizie e sviluppi sui rapporti tra Trump e la Russia durante la campagna elettorale: il capo del suo comitato elettorale, Paul Manafort, aveva solidi rapporti col governo russo e si trova in una situazione giudiziaria personale complicatissima; sui rapporti tra suo figlio Donald Jr., un suo importante consigliere, Roger Stone, e Wikileaks, che aveva diffuso i materiali sottratti a Hillary Clinton; sui legami tra alcuni suoi consiglieri e collaboratori – come George Papadopoulos e Carter Page – e il governo russo; su un incontro avvenuto alla Trump Tower di New York durante il quale una rappresentante del governo russo offrì a Manafort e al figlio maggiore di Trump, Donald Jr., del materiale compromettente su Clinton.
Cosa dice l’articolo di BuzzFeed
L’accusa più grossa contenuta nell’articolo – che si basa sulle testimonianze anonime di due agenti federali che stanno partecipando alle indagini su Trump – è che fu Trump stesso a dire a Cohen di mentire al Congresso sul progetto per il grattacielo. Come aveva scritto Mueller nei documenti che accompagnavano la confessione di Cohen di novembre, mentire in quella circostanza aveva contribuito a «minimizzare i rapporti tra il progetto a Mosca e Individuo 1» (“Individuo 1”, con tutta probabilità, è il modo in cui nei documenti processuali Mueller si riferisce a Trump).
Secondo BuzzFeed, Mueller ha scoperto che Trump chiese a Cohen di mentire attraverso interrogatori con persone vicine a Trump e dall’analisi di messaggi, email ed altri messaggi scambiati tra membri del comitato elettorale di Trump. Secondo le due fonti consultate per l’articolo, è stato poi Cohen stesso a confermare la cosa a Mueller. Cohen, la Casa Bianca o l’ufficio di Mueller hanno rifiutato di commentare il contenuto dell’articolo.
Dopo l’ammissione di colpevolezza di Cohen, lo scorso novembre, Trump lo ha accusato di aver mentito per ottenere uno sconto di pena. In altre occasioni Trump ha comunque difeso il progetto di costruire un grattacielo in Russia, spiegando che se non avesse vinto le elezioni sarebbe tornato a fare il costruttore a tempo pieno e che sarebbe stato sciocco perdere quell’opportunità. Cohen testimonierà ancora sui rapporti con la Russia il 7 febbraio davanti al Congresso.
Con ogni probabilità, nelle prossime settimane la Camera dei Rappresentanti – che da poche settimane è di nuovo controllata dai Democratici, dopo la loro vittoria alle elezioni di metà mandato – aprirà un’indagine parlamentare acquisendo atti e organizzando audizioni per verificare la possibilità che Trump abbia invitato Cohen a mentire al Congresso per ostacolare l’indagine sulla Russia.