C’è ancora confusione sul risultato delle elezioni in Repubblica Democratica del Congo
Il candidato ufficialmente sconfitto – che molti però considerano il vero vincitore – ha chiesto di ricontare le schede ma non di annullare il voto (perché?)
Martedì 15 gennaio gli avvocati di Martin Fayulu, uno dei candidati alla presidenza della Repubblica Democratica del Congo alle elezioni dello scorso 30 dicembre, hanno presentato le loro argomentazioni alla Corte Costituzionale contro i risultati che avevano assegnato la vittoria a Felix Tshisekedi. Sia Fayulu che Tshisekedi erano candidati dell’opposizione all’attuale presidente Joseph Kabila, in carica dal 2001: secondo Fayulu, però, Tshisekedi avrebbe stretto un patto con Kabila per ottenere la vittoria. Dopo l’annuncio della sua vittoria, in effetti lo aveva indicato come un «partner per il cambiamento, non come un nemico».
Gli avvocati di Fayulu hanno chiesto alla Corte Costituzionale un riconteggio manuale dei voti e l’annullamento dei risultati, e hanno dichiarato che Fayulu è il vero vincitore avendo ottenuto, secondo i loro conteggi, più di 8 milioni e 600 mila voti. Gli avvocati di Tshisekedi e la commissione elettorale che gli ha assegnato la vittoria hanno invece invitato la Corte a confermare i risultati e non accogliere il ricorso.
La Corte Costituzionale è responsabile delle decisioni sulle controversie elettorali e ha otto giorni per prendere una decisione a partire dalla presentazione del ricorso, che è stato depositato lo scorso 11 gennaio. Gli osservatori hanno scritto che Fayulu ha un margine di manovra limitato, perché deve cercare di evitare un annullamento, cosa che permetterebbe a Kabila di rimanere al potere fino a nuove votazioni. L’attuale presidente, poi, controlla i servizi di sicurezza ed è molto vicino a tutti e nove i giudici della Corte Costituzionale: molti sono suoi ex alleati politici. Il partito di Kabila, infine, ha ottenuto la maggioranza alle elezioni legislative che si sono svolte nello stesso periodo delle presidenziali. Questo gli darà il potere di avere la maggioranza in Parlamento e quello di nominare un primo ministro. Tshisekedi e Kabila, dunque, dovranno di fatto collaborare.
Il New York Times ha confermato che, in assenza di una forte pressione internazionale o di una insurrezione interna, il governo di Kabila anche attraverso Tshisekedi (nonostante non fosse il “suo” candidato) probabilmente continuerà a gestire e a controllare il paese. «Kabila si trova in una posizione molto comoda», ha detto al New York Times un consigliere presidenziale, parlando protetto dall’anonimato: «Era molto arrabbiato per i risultati, come lo eravamo tutti, ma manterremo il potere».
Quello che succederà in caso di conferma dei risultati non è semplice da prevedere: per ora ci sono stati degli episodi di protesta, ma non particolarmente violenti, in un paese che ha comunque conosciuto, anche nella sua storia recente, tensioni e guerre. Un consigliere di Fayulu, in un’intervista, ha dichiarato che se la Corte dovesse respingere il loro appello o dichiararlo infondato, il suo partito chiederà delle dimostrazioni pacifiche.
Secondo i risultati provvisori comunicati dalla commissione elettorale, Tshisekedi avrebbe ottenuto il 38,57 per cento dei voti, davanti a Martin Fayulu con il 34,8 per cento. Ieri alcune testate internazionali (Financial Times e Radio France International, tra gli altri) hanno ottenuto migliaia di documenti che dimostrerebbero che Fayulu è il vero vincitore, come tra l’altro sostengono Francia, Belgio e la Conferenza episcopale della Chiesa Cattolica congolese, che ha monitorato il processo di voto. I dati pubblicati provengono da due diverse fonti: dalla commissione elettorale, dicono, e sarebbero stati consegnati da un informatore, e dalla Conferenza episcopale. I primi mostrano che Fayulu avrebbe ottenuto il 59,4 per cento dei voti, gli altri che avrebbe superato il 60. I media che ne hanno parlato hanno però precisato che i documenti presentati come provenienti dalla commissione elettorale potrebbero essere passati prima da chi è vicino a Fayulu.
Domenica la Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (SADC), un’organizzazione internazionale che lavora per la cooperazione politica e l’integrazione socio-economica tra quindici paesi africani, ha messo in dubbio i risultati provvisori annunciati ufficialmente e ha chiesto a sua volta «un riconteggio che dia la necessaria rassicurazione sia ai vincitori che ai vinti».