In Thailandia i militari non vogliono le elezioni
E sembrano avere intenzione di rinviarle per la quinta volta in cinque anni: domenica ci sono state proteste come non se ne vedevano da tempo
Domenica in Thailandia ci sono state le più grandi manifestazioni degli ultimi anni a favore della democrazia, dopo che la giunta militare aveva mostrato la sua intenzione di rimandare nuovamente le elezioni, per la quinta volta in meno di cinque anni. Il rinvio non è stato ancora annunciato ufficialmente dalla commissione elettorale thailandese ma le ultime mosse della giunta militare, al governo dal colpo di stato del 2014, hanno fatto pensare che il 24 febbraio, la data individuata inizialmente per le elezioni, non ci sarà alcun voto.
All’inizio di gennaio, per esempio, non è stato emesso il decreto ufficiale che avrebbe dovuto formalizzare la data delle elezioni; pochi giorni dopo il vice primo ministro, Wissanu Krea-ngam, ha annunciato che il voto avrebbero potuto essere rimandato per non interferire con le celebrazioni per l’incoronazione del re thailandese Maha Vajiralongkorn, previste per l’inizio di maggio.
Domenica, per la terza volta nell’ultima settimana, centinaia di persone hanno manifestato a Bangkok per chiedere le elezioni e il ritorno della Thailandia alla democrazia. Le proteste si sono tenute anche in altre parti del paese, apparentemente senza gravi incidenti con le forze di sicurezza. Il comandante in capo dell’esercito thailandese, il generale Apirat Kongsompong, ha però pubblicamente condannato i manifestanti, dicendo che la loro intenzione era «creare problemi».
Nonostante i precedenti rinvii e il diffuso scetticismo, le elezioni a febbraio sembravano essere abbastanza sicure: erano state annunciate lo scorso anno dalla stessa commissione elettorale e la giunta militare aveva adottato alcune politiche che sembravano anticipare l’organizzazione di un voto su scala nazionale, come per esempio la sospensione del divieto di riunione e di svolgere attività politiche. Secondo la giunta, la Thailandia «non è ancora pronta» per tenere nuove elezioni democratiche.