La lettera aperta di Macron ai francesi
Per lanciare e aprire un dibattito nazionale per costruire, attraverso le proposte di tutti, «un nuovo contratto per la nazione», dopo settimane di proteste
La sera di domenica 13 gennaio il presidente francese Emmanuel Macron ha reso pubblica una lettera indirizzata ai cittadini e alle cittadine francesi per lanciare e aprire un dibattito nazionale su quattro grandi temi, sperando di trovare una soluzione alle proteste dei “gilet gialli” che proseguono in tutto il paese ormai da nove settimane (sabato 12 gennaio hanno manifestato oltre 84 mila persone in tutto il paese e ci sono stati di nuovo scontri e violenze).
La lettera di Macron è piuttosto lunga. Il presidente inizia dicendo che in questo periodo di «incertezza dobbiamo ricordarci chi siamo: la Francia non è un paese come gli altri (…) è uno dei paesi più fraterni ed egualitari. Ed è anche uno dei più liberi, dal momento che tutti sono protetti nei loro diritti e nella loro libertà di opinione, coscienza, fede o filosofia». Macron dice di sapere che alcune persone «oggi sono insoddisfatte o arrabbiate»: perché le tasse sono per loro troppo alte, perché i servizi pubblici non sono sempre accessibili con facilità, perché i salari sono troppo bassi, «perché il nostro paese non offre la stessa opportunità di avere successo» a seconda del luogo o della famiglia in cui si è nati: «Tutti vorrebbero un paese più prospero e una società più giusta. Questa impazienza», dice Macron, «la condivido. La società che vogliamo è una società in cui avere successo non dovrebbe richiedere relazioni o fortuna, ma impegno e lavoro».
E «affinché le speranze possano dominare le paure», il presidente propone di «costruire un nuovo contratto per la nazione» per «strutturare l’azione del governo e del parlamento, ma anche le posizioni della Francia a livello europeo e internazionale». Questa consultazione – non è chiarissimo come si svolgerà: Macron parla di dibattiti sui territori e discussioni online – durerà due mesi durante i quali le persone sono invitate a esprimere le loro posizioni su quattro temi centrali: tasse, organizzazione dello stato e amministrazione pubblica, transizione ecologica, cittadinanza e democrazia.
Nella lettera, attraverso la quale dice di voler «trasformare la rabbia in soluzioni», Macron pone una trentina di domande, per guidare la discussione: quali tasse dovrebbero essere ridotte? Quali tagli alla spesa pubblica potrebbero essere una priorità? Come possiamo rendere il nostro sistema fiscale più equo ed efficiente? Dovremmo rimuovere alcuni servizi pubblici che sono vecchi o troppo costosi rispetto alla loro utilità? Dovremmo rafforzare il decentramento? Come finanziare la transizione ecologica? Si dovrebbe e in quali proporzioni limitare il numero di parlamentari o di altre categorie di eletti? Cosa proponi per migliorare l’integrazione? Come rafforzare i principi della laicità francese? Come garantire il rispetto da parte di tutti della comprensione reciproca e dei valori intangibili della Repubblica?
Macron scrive anche di lasciar perdere proposte non realistiche, aggiungendo che non potrà esserci alcun calo della pressione fiscale senza tagli alla spesa pubblica. Dice di essere aperto a idee e suggerimenti, ma insiste sul fatto che il governo non tornerà indietro sulle riforme già avviate o sulle misure più importanti al centro della sua campagna elettorale del 2017. «Nessuna domanda è proibita. Non saremo d’accordo su tutto, è normale, è la democrazia. Ma almeno dimostreremo che siamo un popolo che non ha paura di parlare, di scambiare opinioni e di discutere. E forse scopriremo che potremmo persino essere d’accordo, nonostante le nostre diverse convinzioni, più di quanto pensiamo». Nella lettera, Macron scrive anche di non voler accettare «alcuna forma di violenza, di pressione o di insulti» contro «rappresentanti eletti, giornalisti, istituzioni o funzionari pubblici». Concludendo che «se tutti sono aggressivi verso gli altri, la società crolla».
L’iniziativa della lettera e della consultazione, scrivono i giornali francesi, avrà successo solo se le persone accetteranno l’invito e parteciperanno in massa alla discussione. I giornali aggiungono che Macron ha voluto in qualche modo ritrovare lo spirito della “grande marcia” che aveva organizzato durante la campagna elettorale e costruito il suo movimento attraverso la partecipazione diretta dei vari comitati territoriali. «Rianima la promessa di trasversalità che aveva contribuito al successo della sua campagna. E che sembra aver dimenticato durante i primi venti mesi della sua presidenza», ha scritto Le Monde citando in modo anonimo una persona vicina a al presidente. Che, secondo gli ultimi sondaggi, si trova al minimo storico per quanto riguarda la fiducia e il consenso dei francesi (23 per cento).
Gli altri rappresentanti politici hanno reagito in vari modi all’iniziativa della lettera. Chi è vicino a Macron ha detto che attraverso questa consultazione si cambierà il modo di fare politica, mentre Jean-Luc Mélenchon, leader dell’estrema sinistra, ha scritto su Twitter che la lettera non è altro che «un grande diversivo». A destra hanno fatto notare che i cittadini chiedono soluzioni, non domande e all’estrema destra hanno dichiarato che Macron vuole solo guadagnare tempo.