Malta ha autorizzato lo sbarco dei migranti sulle navi Sea Watch 3 e Sea Eye
I 49 migranti a bordo saranno poi accolti da otto diversi paesi europei, tra cui l'Italia: ma Salvini dice di non avere autorizzato alcun arrivo
I migranti a bordo delle due navi Sea Watch 3 e Sea Eye sono sbarcati a Malta. Nei prossimi giorni i migranti, insieme ad alcune delle 280 persone soccorse dalla Guardia costiera maltese nelle ultime settimane, verranno ricollocati in otto diversi stati europei. La notizia sul loro sbarco era stata data mercoledì mattina in conferenza stampa dal primo ministro maltese, Joseph Muscat.
La nave Sea Watch 3, con a bordo 32 persone tra cui 3 minori non accompagnati, 2 bambini piccoli e un neonato, si trovava in mare da diciannove giorni; Sea Eye, con a bordo 17 persone, si trovava in mare da undici giorni. Quando è stato comunicato che Malta aveva autorizzato lo sbarco, la reazione dei migranti a bordo della Sea Watch 3 è stata questa.
Muscat ha detto che l’accordo è stato trovato grazie all’Unione Europea e che i paesi che accoglieranno le persone delle due navi saranno Germania, Francia, Portogallo, Irlanda, Romania, Lussemburgo, Paesi Bassi e Italia.
La posizione dell’Italia però non sembra essere molto chiara. Mercoledì il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che si trova in Polonia a parlare di sicurezza e immigrazione, ha detto di non avere autorizzato l’arrivo di alcun migrante, mettendo in discussione la mediazione svolta dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e ha aggiunto di non essere stato consultato. Non è chiaro quindi se la posizione ufficiale del governo italiano sia cambiata nelle ultime ore.
L'UE ha raggiunto un accordo dopo 19 gg. I nostri ospiti potranno raggiungere terra. Lo sbarco non può essere subordinato ai negoziati tra Stati a spese delle persone. Necessaria una soluzione strutturale.
Grazie alla società civile che è stata con noi in questi gg. #United4Med— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) January 9, 2019
La Sea Watch 3, nave della ong tedesca Sea Watch che batte bandiera olandese, aveva soccorso 32 migranti al largo delle coste libiche il 22 dicembre. Nelle ore successive al soccorso, il comandante della nave aveva chiesto a diversi paesi europei – Italia, Malta, Spagna, Grecia – e alla Tunisia di poter attraccare in uno dei loro porti, ricevendo risposta negativa. Il 29 dicembre un’altra nave umanitaria tedesca, la Sea Eye, aveva soccorso 17 persone al largo della Libia e si era rifiutata di consegnarle alla Guardia costiera libica perché, secondo la ong, sarebbe stata una «violazione delle leggi internazionali».
La situazione era poi rimasta bloccata per giorni, con alcuni sindaci di Paesi Bassi, Germania e Italia che avevano dato la loro disponibilità all’accoglienza. Il 2 gennaio Malta aveva concesso alle navi l’ingresso nelle acque territoriali dell’isola, ma solo per ripararsi da condizioni meteo difficili e in ulteriore peggioramento.
In questi gg difficili abbiamo sentito forte il sostegno della società civile.
Ringraziamo infinitamente @RescueMed, i Sindaci italiani e la loro attivazione @LeolucaOrlando1 @demagistris, gli skippers, le ONG, chi non ci ha lasciati soli offrendo supporto concreto.#United4Med
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) January 9, 2019
Le condizioni delle persone a bordo erano da giorni piuttosto complicate. Sulle navi, avevano fatto sapere qualche giorno fa le due ong, si trovavano bambini e adulti stremati dalla traversata e dall’inverno, e traumatizzati dalla permanenza nei campi di detenzione della Libia.