L’Unione Europea ha imposto sanzioni all’Iran, le prime dal 2015
Come ritorsione per due attentati sventati in Europa lo scorso anno e diretti contro gli oppositori del regime iraniano
L’Unione Europea ha imposto delle sanzioni contro due cittadini iraniani e un’unità dei servizi di intelligence dell’Iran per la prima volta da quando fu raggiunto l’accordo sul nucleare iraniano, nel 2015. Le sanzioni sono state approvate martedì dai 28 paesi dell’Unione Europea, come ritorsione per due attentati sventati lo scorso anno in Francia e in Danimarca, che erano diretti contro alcuni oppositori del regime iraniano. Le persone colpite dalle sanzioni saranno inserite nella lista dei terroristi dell’UE e i loro beni in Europa saranno confiscati.
Le sanzioni erano state chieste dai governi di Francia e Danimarca dopo che lo scorso giugno a Bruxelles, in Belgio, erano state arrestate due persone accusate di preparare un attentato terroristico a Parigi. L’obiettivo era un grande evento organizzato dal MEK, un gruppo che vorrebbe rovesciare l’attuale regime iraniano e per molto tempo considerato un’organizzazione terroristica da Stati Uniti e Europa, oltre che dal governo dell’Iran; all’evento aveva partecipato anche Rudy Giuliani, ex sindaco di New York e oggi avvocato del presidente statunitense Donald Trump. Le due persone, una coppia belga di origini iraniane di 38 e 33 anni, erano state trovate in possesso di mezzo chilo di esplosivo e di un detonatore.
Il secondo episodio era accaduto in Danimarca. A ottobre il governo danese aveva accusato i servizi segreti dell’Iran di aver cercato di assassinare sul suo territorio un attivista di un movimento separatista arabo. La polizia danese aveva annunciato di aver arrestato solo una persona collegata all’operazione: un cittadino norvegese di origini iraniane sorpreso mentre fotografava la casa dell’attivista.
L’Unione Europea non ha ancora confermato l’identità delle persone interessate dalle sanzioni, ma secondo il Wall Street Journal la Francia aveva già inserito nella sua lista dei sospetti terroristi i due cittadini iraniani. Uno dei due sarebbe Assadollah Assadi, un diplomatico dell’ambasciata iraniana a Vienna, agli arresti in Belgio per il tentato attentato di giugno a Parigi. Stando a quanto scrive Reuters, la seconda persona interessata dalle sanzioni sarebbe un agente dell’intelligence iraniana, Saeid Hashemi Moghadam. Recentemente anche altri governi europei avevano espulso dal loro territorio alcuni diplomatici iraniani: a giugno i Paesi Bassi ne avevano cacciati due, senza dare ulteriori spiegazioni, e lo scorso dicembre il governo dell’Albania aveva ordinato all’ambasciatore iraniano a Tirana e a un altro diplomatico di lasciare il paese.
Martedì, a Bruxelles, il ministro degli Esteri danese Anders Samuelsen ha detto che le sanzioni sono un segnale chiaro che l’Europa non accetterà intromissioni dell’Iran sul suo territorio. Samuelsen ha anche detto che la Danimarca e gli altri paesi dell’Unione «continueranno a sostenere» l’accordo sul nucleare con l’Iran, la cui sopravvivenza è stata messo a rischio dalla decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di ritirarsi dal trattato e di ripristinare le sanzioni. Dopo il ritiro degli Stati Uniti, la posizione dell’Unione Europea nei confronti dell’Iran si è fatta sempre più incerta. Da mesi Francia, Regno Unito e Germania dicono di voler attuare un meccanismo speciale che permetterà ai paesi dell’Unione di aggirare le sanzioni statunitensi e mantenere legami economici con l’Iran. Il meccanismo dovrebbe entrare in funzione a breve, riferisce un portavoce dell’Unione, ma l’Iran potrebbe minacciare di ritirarsi dagli impegni presi se la situazione dovesse precipitare.
Da parte sua il governo dell’Iran ha sempre negato di essere coinvolto nei tentati attacchi avvenuti in Francia e Danimarca, e ha sostenuto che le accuse erano state inventate dai nemici del regime per danneggiare i rapporti con l’UE. Martedì il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, ha detto che il governo iraniano continuerà a collaborare con l’UE, ma che allo stesso tempo cercherà di rafforzare le sue relazioni economiche anche con altri paesi, come Russia, Cina e India.