Il caso delle due navi che non vuole nessuno potrebbe risolversi oggi
Lo scrivono diversi giornali citando le trattative fra Malta e alcuni stati europei, fra cui l'Italia, per accogliere i 49 migranti a bordo
Stamattina diversi quotidiani scrivono che il caso delle due navi delle ong bloccate da giorni al largo di Malta con 49 persone a bordo potrebbe risolversi nelle prossime ore. Repubblica scrive che il governo italiano – dopo aver respinto la possibilità di accogliere le navi nei propri porti – sta facendo pressione su quello maltese per far sbarcare tutti i migranti, e solo in un secondo momento trovare una soluzione. Il Corriere della Sera, citando fonti della presidenza del Consiglio, riferisce di «telefonate con Bruxelles, con Berlino, contatti con Portogallo, Olanda e Francia», e conclude dicendo che «c’è ottimismo su una soluzione che viene vista come un compromesso».
Il compromesso in questione sembra essere accogliere circa un terzo dei migranti a bordo delle due navi, magari affidandoli in un secondo momento alla Chiesa cattolica (gli altri sarebbero smistati in altri paesi europei). In questo modo sarebbero rispettate, a grandi linee, le posizioni tenute dai due vicepresidenti del Consiglio, il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il ministro del Lavoro Luigi Di Maio. Salvini aveva annunciato sin dall’inizio del caso che i porti italiani non erano disponibili, e che l’Italia non avrebbe fatto sbarcare nemmeno un migrante dalle due navi; Di Maio aveva proposto di accogliere solo le donne e i bambini, senza spiegare esattamente il motivo di questa indicazione.
Intanto, sulle navi, la situazione sembra sempre più grave. La scorsa settimana Malta aveva concesso alle due navi l’ingresso nelle acque territoriali dell’isola, ma solo per ripararsi da condizioni meteo difficili e in ulteriore peggioramento. «I migranti stanno mostrando segni di stress e affaticamento mentale», aveva spiegato sabato al Corriere il capo della missione Sea Watch 3, Philipp Hahn. Sempre al Corriere, uno dei medici a bordo della nave aveva raccontato: «Abbiamo cercato di stare vicini a tutti, abbiamo parlato, abbiamo anche guardato dei film insieme sui computer. Ma lo spazio ristretto e il mal di mare fanno risalire tutto a galla come una tempesta». Venerdì pomeriggio uno di loro aveva provato a tuffarsi in acqua per raggiungere Malta a nuoto, ed era subito stato soccorso e riportato a bordo.
Il problema sembra ruotare intorno a una questione simbolica: negli ultimi anni la Lega e il Movimento 5 Stelle, che sostengono il governo italiano, hanno spesso indicato le ong che soccorrono le persone al largo della Libia come “taxi del Mediterraneo”, “vice-scafisti”, senza fornire alcuna prova a sostegno delle loro accuse, e hanno ribadito la loro posizione intransigente su nuovi sbarchi. Nel frattempo, però, diverse imbarcazioni guidate dagli stessi migranti stanno continuando a sbarcare in Italia: Matteo Villa, che si occupa di immigrazione per l’ISPI, ha fatto notare che negli ultimi sette mesi sono sbarcate in Italia poco meno di 10mila persone, nonostante a parole i porti italiani fossero totalmente chiusi.
⛔️🚢 “PORTI CHIUSI”: DOVE SI SBARCA.
Tra giugno e dicembre 2018, i migranti arrivati dalla Libia in Europa non sono sbarcati solo in Italia.
Malgrado si accusi spesso Malta di mancanza di collaborazione, ben 1.124 persone sono state fatte sbarcare nel paese.4/5 pic.twitter.com/rCjGayeqlH
— Matteo Villa (@emmevilla) January 5, 2019
Uno degli aspetti più problematici dell’approccio del governo italiano, citati dagli esperti di immigrazione, è proprio l’assenza di indicazioni scritte su come comportarsi con le imbarcazioni che trasportano migranti, che in tutti questi mesi non sono state emesse né dal ministero dei Trasporti né dal ministero dell’Interno. A parole i porti sono “chiusi” per tutti, mentre in pratica diverse navi continuano ad attraccare nei porti italiani. In questo clima di informalità è difficile conoscere con certezza l’approccio del governo, visto che non esistono documenti o testimonianze di decisioni prese esplicitamente (che vengono evitate probabilmente perché potrebbero essere impugnate in tribunale o nelle corti internazionali).
In casi del genere di solito ci si attiene a quello che dice il ministro dei Trasporti o dell’Interno: ma in questi mesi Danilo Toninelli e Matteo Salvini hanno spesso parlato di questi temi in maniera imprecisa o volutamente forzata, e le loro affermazioni vanno prese con le molle.