Cos’è successo con Brexit durante le feste
Non molto: Theresa May ha telefonato ai leader europei, senza ottenere granché, e i piani per il "no deal" non stanno andando benissimo
Le vacanze di Natale sono finite e anche i parlamentari britannici sono tornati al lavoro: il 15 gennaio dovranno votare l’accordo raggiunto dalla prima ministra Theresa May con l’Unione Europea, ma la situazione è rimasta più o meno la stessa e ci sono ben poche possibilità che venga approvato. Nelle ultime due settimane ci sono comunque stati altri sviluppi, meno appariscenti ma comunque significativi: Bloomberg ha fatto il punto della situazione dopo le due settimane di pausa.
May è ancora convinta che il suo accordo sia il migliore possibile
Durante la tradizionale intervista di inizio anno alla BBC, la prima ministra Theresa May ha difeso l’accordo raggiunto a novembre con l’UE, senza aprire spiragli per altre soluzioni. Come riporta Bloomberg, May spera ancora che prima o poi riuscirà a convincere il Parlamento a votare l’accordo – magari alla seconda o alla terza votazione – promettendo un maggiore potere alle delegazioni parlamentari nei negoziati sull’accordo commerciale con l’UE , e allo stesso tempo ottenere maggiori assicurazioni da parte dei leader europei sul fatto che il cosiddetto “backstop” non rimanga in piedi per sempre, cosa che invece temono i sostenitori di una Brexit più “dura”.
Le vacanze della prima ministra, tra una telefonata e l’altra
Intanto i media britannici hanno scoperto che durante le feste la prima ministra ha telefonato a diversi leader europei per convincerli ad aiutarla a far approvare l’accordo dal parlamento. Le fonti sostengono che May abbia telefonato almeno due volte alla cancelliera tedesca Angela Merkel, e che abbia parlato anche con il primo ministro della Spagna Pedro Sanchez, che inizia a contare sempre di più in Europa. Anche il primo ministro irlandese, Leo Varadkar, il presidente francese, Emmanuel Macron, e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk avrebbero parlato di Brexit con May, stando alle fonti riportate da Bloomberg. Non è chiarissimo cosa May speri di ottenere, visto che la maggior parte dei leader europei ha già fatto diverse dichiarazioni pubbliche a sostegno di May e dell’accordo.
Lo stallo con il DUP
L’accordo continua a non piacere al Partito unionista democratico (DUP), nordirlandese e molto conservatore, che con i suoi 10 seggi alla Camera dei Comuni sostiene il governo di Theresa May: giovedì dopo un pranzo con May, il leader del partito Nigel Dodds ha detto che il DUP è ancora profondamente scontento dell’accordo su Brexit e difficilmente sosterrà la prima ministra. «L’UE e il DUP sembrano bloccati in uno stallo in cui al centro sta May» scrive Bloomberg, «i leader europei dicono che non riapriranno il testo dell’accordo a nuovi negoziati, e il DUP ritiene che limare gli angoli non sia sufficiente».
Traghetti e fast-food
Dopo che il ministero dei Trasporti aveva annunciato contratti da 108 milioni di sterline (circa 120 milioni di euro) per aumentare il numero di traghetti e navi da carico che collegheranno il Regno Unito al resto del continente europeo, si è scoperto che una delle aziende che hanno vinto la gara d’appalto non possiede alcuna nave e non ha mai lavorato nel trasporto marittimo. Inoltre sembra che i termini e le condizioni del sito dell’azienda siano stati copiati da quelli di una catena di fast-food. Le aziende europee e britanniche, intanto, continuano ad essere preoccupatissime di un’eventuale Brexit senza accordo.
Pressioni politiche
Durante l’intervista a BBC, May ha detto che se i parlamentari rifiuteranno il suo accordo le opzioni saranno due: o una Brexit senza accordo o nessuna Brexit. May ha anche detto che un secondo referendum su Brexit è fuori discussione. Secondo un recente sondaggio di YouGov, i membri del Partito Conservatore preferirebbero una Brexit senza accordo piuttosto che l’accordo di May, o piuttosto che continuare a far parte dell’Unione Europea. Mentre il 72 per cento dei laburisti vorrebbero che il leader del partito di opposizione, Jeremy Corbyn, spingesse per un secondo referendum su Brexit, anche se finora Corbyn non si è dimostrato molto incline all’idea.
Cosa ci aspetta ora?
Il voto in Parlamento è previsto per il 15 gennaio, anche se gli esperti pensano che difficilmente l’accordo di May riuscirà a passare. I dibattiti, intanto, riprenderanno il 9 gennaio. Intanto, un intergruppo parlamentare sta cercando di cambiare la legge di bilancio per assicurarsi che tutte le misure economiche in vista di un no deal siano approvate in tempo.