Sea Watch 3 e Sea Eye sono ancora in mare
Di Maio e Salvini hanno litigato sull'accogliere o meno alcuni dei migranti a bordo delle due navi: la situazione rimane bloccata
Nonostante le discussioni degli ultimi giorni, che ultimamente hanno coinvolto anche alcuni membri del governo italiano, le due navi gestite dalle ong Sea Watch e Sea Eye rimangono nel mar Mediterraneo in attesa di sapere dove sbarcare le 49 persone che hanno salvato in mare e che hanno a bordo. Sea Watch 3, con a bordo 32 persone tra cui 3 minori non accompagnati, 2 bambini piccoli e un neonato, si trova in mare da quindici giorni; Sea Eye, con a bordo 17 persone, si trova in mare da una settimana.
Ieri pomeriggio la situazione sembrava essersi sbloccata quando il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio aveva auspicato che le donne e i bambini presenti sulle due navi – cioè sei persone in tutto – sbarcassero a Malta, e successivamente fossero accolti in Italia. La richiesta di Di Maio è sembrata poco in linea con le sue precedenti dichiarazioni sul tema dell’immigrazione, molto più ostili: è stato lui, ad esempio, ad aver soprannominato le ong che soccorrono i migranti «taxi del Mediterraneo», e nelle ore precedenti aveva attaccato i sindaci che si opponevano al decreto sicurezza, che contiene diverse misure restrittive nei confronti degli stranieri che vivono regolarmente in Italia. Alcuni osservatori hanno poi fatto notare che avrebbe poco senso dividere le eventuali famiglie presenti a bordo e discriminare i richiedenti asilo maschi senza una base precisa.
Il Corriere della Sera ha definito l’uscita di Di Maio «una mossa dal sapore elettorale», e altri giornali hanno seguito la stessa linea: l’idea è che Di Maio stia cercando degli argomenti per smarcarsi dalla Lega, cioè l’altro partito che oltre al Movimento 5 Stelle compone la maggioranza di governo, che sull’immigrazione ha una posizione molto radicale. Poco dopo la dichiarazione di Di Maio, comunque, il capo della Lega e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini ha respinto l’idea di Di Maio in un post su Facebook intitolato in maniera eloquente «IO NON CAMBIO IDEA».
Intanto, sulle navi, la situazione sembra sempre più grave. Nei giorni scorsi Malta aveva concesso alle navi l’ingresso nelle acque territoriali dell’isola, ma solo per ripararsi da condizioni meteo difficili e in ulteriore peggioramento. «I migranti stanno mostrando segni di stress e affaticamento mentale», ha spiegato al Corriere il capo della missione Sea Watch 3, Philipp Hahn. Sempre al Corriere, uno dei medici a bordo della nave ha spiegato: «Abbiamo cercato di stare vicini a tutti, abbiamo parlato, abbiamo anche guardato dei film insieme sui computer. Ma lo spazio ristretto e il mal di mare fanno risalire tutto a galla come una tempesta». Ieri pomeriggio uno di loro ha provato a tuffarsi in acqua per raggiungere Malta a nuoto, ed è subito stato soccorso e riportato a bordo.
Uno dei 32 naufraghi a bordo di #SeaWatch si è gettato in acqua cercando di raggiungere Malta.
Per gg hanno guardato la costa europea senza poterla raggiungere.
In mare da 2 settimane e con alle spalle mesi di detenzione nelle prigioni libiche.
Hanno bisogno di un porto, ora. pic.twitter.com/itX4WhN9sV— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) January 4, 2019
Malta non si è dunque impegnata a risolvere la situazione e non l’ha fatto, finora, nessun altro governo europeo. Alcune città italiane e tedesche hanno dato la loro disponibilità ad accogliere i migranti a bordo delle due navi, ma sono ancora in corso le trattative fra Commissione Europea e governi nazionali per decidere quali paesi dovranno farsi carico dell’accoglienza.