Quando arriva il 5G
Le nuovi connessioni mobili superveloci sono già tra noi, ma dovremo attendere almeno un anno e nuovi smartphone per usarle
Da circa un anno si parla molto di 5G, le reti mobili di nuova generazione che dovranno sostituire gradualmente l’attuale 4G, offrendo connessioni a Internet più veloci e minori tempi di attesa, non solo per la navigazione tramite smartphone e tablet. Strumentazioni e dispositivi sono già disponibili e in molti paesi sono in corso le prime sperimentazioni, che porteranno alla diffusione della nuova tecnologia tra questo e il prossimo anno. Negli Stati Uniti dalla seconda metà del 2019 dovrebbero essere attive le prime reti 5G, mentre per l’Italia sarà necessario attendere fino al 2020, quando saranno aperte le reti finora sperimentate privatamente dagli operatori in alcune città pilota.
Che cos’è il 5G?
Con il termine 5G si definiscono le regole comuni che gli operatori telefonici, i produttori dei sistemi di trasmissione e quelli di smartphone e altri dispositivi si stanno dando e dovranno rispettare per offrire connessioni più veloci delle attuali. 5G sta per “quinta generazione” ed è un termine molto generico, che descrive tecnologie diverse tra loro e che variano a seconda dei paesi e delle frequenze radio disponibili per essere utilizzate. Era accaduto qualcosa di analogo una decina di anni fa, quando erano iniziate le prime sperimentazioni del 4G, sistema che ormai è ampiamente diffuso nelle grandi città e in buona parte delle aree rurali (in Italia non dappertutto, anche a causa della complessità del territorio). All’epoca i produttori si misero d’accordo per usare standard comuni, seppure con qualche differenza a seconda dei paesi: qualcosa di analogo è avvenuto ora con il 5G.
Come posso usare il 5G?
Al momento nessuno che non sia compreso in una sperimentazione di una rete 5G può accedere al nuovo sistema. Quando sarà liberamente accessibile, ci si dovrà munire di smartphone, tablet e altri dispositivi di nuova generazione, costruiti per essere compatibili con il segnale 5G. Alcuni prodotti con queste caratteristiche saranno introdotti già a partire da quest’anno, ma i produttori più grandi temporeggeranno in attesa di essere certi che si affermino gli standard, per avere prodotti più compatibili. Apple, per esempio, non dovrebbe introdurre un iPhone con 5G prima della seconda metà del 2020, salvo non ci siano cambi di programma.
Quanto va veloce il 5G?
Le nuove reti 5G permetteranno di navigare e scaricare dati molto più velocemente rispetto all’attuale 4G. Si stima che a pieno regime il sistema potrà superare i 10 gigabit al secondo, anche se è probabile che inizialmente una velocità media sarà intorno agli 1,5 gigabit. È comunque un miglioramento notevole, se si considera che una rete 4G è mediamente 20 volte più lenta. Un film potrà essere scaricato sul proprio smartphone o tablet in una manciata di secondi, per esempio.
OK, cos’altro?
La velocità nello scaricare una grande quantità di dati non è l’unico vantaggio del 5G. Il sistema ha soluzioni diverse dal 4G studiate per ridurre il più possibile la “latenza”, cioè il tempo che intercorre tra quando inviamo un comando e riceviamo una risposta, per esempio mentre stiamo facendo una ricerca online. Con il 4G la latenza varia molto, oscillando di solito tra 50 e 100 millisecondi; il 5G dovrebbe consentire di ridurre l’attesa a pochi millisecondi, rendendo ancora più veloce la navigazione o l’utilizzo di applicazioni che devono periodicamente collegarsi a Internet per poter funzionare.
Maggiore capacità di download e minore latenza dovrebbero portare benefici in molti altri campi, oltre quelli degli smartphone e dei tablet. Si potranno utilizzare più facilmente droni, inviando rapidamente i comandi e ottenendo reazioni quasi istantanee nell’assetto di volo, oppure si potranno utilizzare caschi per la realtà virtuale più compatti, collegati direttamente al proprio smartphone. I produttori dei sistemi 5G e gli operatori mobili sostengono inoltre che potranno esserci vantaggi in numerosi settori, come quello della medicina per trasmettere più facilmente dati sui pazienti, anche in condizioni poco agevoli e distanti da punti di accesso fissi a Internet.
Benissimo, ma in Italia a che punto siamo?
Nel 2017 il ministero dello Sviluppo economico (MISE) ha avviato una procedura per affidare tre aree in cui sperimentare il 5G in Italia: Milano con la sua città metropolitana (61 comuni), Prato e L’Aquila, Bari e Matera. Sulla base delle offerte ricevute dagli operatori, il MISE ha assegnato Milano a Vodafone, Prato e L’Aquila a Wind Tre/Open Fiber e Bari e Matera a TIM/Fastweb/Huawei. Ogni iniziativa ha previsto l’investimento di alcune decine di milioni di euro per installare i nuovi ripetitori, aggiornare i sistemi di telecomunicazione nella zona e testarli.
Nel frattempo, nell’estate del 2018 è stata avviata l’asta delle frequenze, per assegnare le licenze agli operatori mobili. Iliad, TIM e Vodafone hanno ottenuto tutte e tre le frequenze più importanti, con offerte rispettivamente da 2,407, 2,401 e 1,192 miliardi di euro. Wind Tre ne ha ottenute due con un’offerta da 516 milioni di euro, mentre Fastweb una con un’offerta da 32,6 milioni di euro. Alla fine, per lo Stato l’asta ha fruttato 6,6 miliardi di euro. Le frequenze nella banda a 700 MHz, le più importanti per aumentare la copertura, saranno invece disponibili solo dal 2022, quando le emittenti televisive le avranno lasciate per i nuovi scopi di trasmissione dati.
A partire dal 2020 dovrebbero comunque essere attivati i primi servizi a Milano, Prato, L’Aquila, Matera e Bari, cui si aggiungono Roma e Torino, dove erano già state avviate altre sperimentazioni. Non è però ancora chiaro quando queste reti 5G potranno essere utilizzate dai singoli cittadini: i piani prevedono un avvio con alcuni partner istituzionali, che potranno per esempio sfruttare la nuova rete per il controllo ambientale, la sicurezza pubblica e la gestione delle informazioni sui trasporti. La piena diffusione sul territorio nazionale coinciderà probabilmente con l’attivazione delle reti a 700 MHz a partire dal 2022.