Il Friuli Venezia Giulia rivuole le province
Dopo essere stata, peraltro, l'unica regione d'Italia insieme alla Sicilia ad averle effettivamente abolite
Contrariamente a quanto a volte si dice, in Italia le province non sono state abolite. La legge Delrio del 2014 – arrivata dopo anni di discussioni e appelli all’eliminazione di questi enti considerati “inutili” e dalle competenze ridondanti – ne ha previsto infatti semplicemente la sostituzione con nuovi enti per i quali non è più prevista l’elezione diretta, ma che continuano ad occuparsi di edilizia scolastica, tutela dell’ambiente e trasporti, le competenze delle vecchie province. Per l’abolizione definitiva sarebbe servita una modifica della Costituzione, ma la bocciatura del referendum costituzionale del 2016 lo ha impedito. Oggi ci si trova quindi in una situazione piuttosto confusa, in cui le province esistono ancora ma sono depotenziate e con meno fondi di prima. Fanno eccezione la Sicilia, dove le province sono state sostituite dai “liberi consorzi comunali”, e il Friuli Venezia Giulia, che le ha abolite nel 2016.
Una riforma dello statuto speciale della regione, voluta dall’allora presidente Debora Serracchiani (PD), permise infatti al Friuli Venezia Giulia di abolire effettivamente le province di Trieste, Pordenone, Gorizia e Udine, indipendentemente dal risultato del referendum costituzionale. Al loro posto sono state introdotte 18 “unioni territoriali intercomunali” (UTI), che non sono enti intermedi tra regione e comuni ma associazioni tra più comuni che esercitano alcune delle funzioni precedentemente di competenza delle province.
La nuova giunta regionale, guidata dal leghista Massimiliano Fedriga, ha abrogato l’obbligo per i comuni di aderire alle UTI a partire dal primo gennaio 2019, e in futuro vorrebbe abolirle del tutto per tornare alle vecchie province. Nella conferenza stampa di fine anno Fedriga ha annunciato che saranno «”province speciali”, che andranno al voto in contemporanea con la regione e che avranno quindi un primo mandato più breve». Le nuove-vecchie province del Friuli Venezia Giulia saranno enti elettivi, quindi, diversi da quelli ancora esistenti nel resto d’Italia, e con più poteri delle vecchie province. Nelle intenzioni della giunta regionale la reintroduzione delle province sarà possibile attraverso una nuova modifica dello statuto speciale della regione nel 2019.
Non si sa ancora come e quante saranno di preciso queste nuove “province speciali”, né che compiti avranno, ma intanto a dicembre la commissione Bilancio del consiglio regionale ha accolto a maggioranza un emendamento proposto dall’assessore Pierpaolo Roberti sull’istituzione di un fondo di circa 23 milioni di euro per il funzionamento di futuri “enti di area vasta” nel 2021. Secondo l’esponente dell’opposizione Massimo Moretuzzo, le cui dichiarazioni sono state riprese dal Fatto, i nuovi enti «avranno costi che supereranno i 20 milioni di euro l’anno», ma secondo Fedriga sarebbe comunque un risparmio rispetto agli attuali costi di gestione delle UTI. Sulla questione delle province il governo non si è espresso ufficialmente finora, e il tema non è trattato nel contratto di governo. Una riforma degli enti locali è comunque stata spesso auspicata dal segretario della Lega e vice presidente del Consiglio Matteo Salvini, secondo cui la legge Delrio avrebbe lasciato un impianto istituzionale monco.