Forse smetteremo di sterminare i pulcini maschi
Sono in vendita a Berlino le prime uova che non prevedono la loro uccisione di massa
Da novembre a Berlino sono in vendita le prime uova che non prevedono l’uccisione di pulcini maschi, un processo comune e consolidato in quest’industria che porta ogni anno, in tutto il mondo, all’eliminazione di 4-6 miliardi di pulcini. Soltanto i pulcini femmine sono infatti utili e fatte crescere per le uova o per la carne, mentre i maschi sono un peso inutile: non depongono uova, hanno una carne fibrosa e richiedono troppo tempo per crescere.
Fino agli anni Venti del Novecento era necessario aspettare dalle quattro alle sei settimane prima di capire il sesso di un pulcino; poi, grazie alle osservazioni di un gruppo di veterinari giapponesi, vennero identificati dei minuscoli e quasi impercettibili segni distintivi che permettevano di stabilire il sesso dei pulcini dopo solo un giorno di vita. Nacque così la professione dei sessatori di pulcini – che passano il tempo a scorrere gli orifizi di migliaia di animaletti al giorno con una precisione che arriva al 98,99 per cento nei casi migliori – e il costo delle uova diminuì enormemente. Il risultato però fu la morte di miliardi di pulcini maschi, che venivano e tuttora vengono soffocati o triturati vivi, e trasformati in cibo per altri animali.
Ora un gruppo di ricercatori tedeschi ha messo a punto un nuovo processo, brevettato con il nome di Seleggt, che permette di stabilire il sesso dei pulcini 9 giorni dopo la fecondazione delle uova, prima che si schiudano, e quindi di eliminare quelle che contengono i maschi prima che nascano; le altre invece resteranno nell’incubatrice per i 21 giorni di incubazione necessari prima di far nascere le femmine. Il processo è stato applicato per la prima volta alle uova del gruppo tedesco di supermercati Rewe, sotto la supervisione di Ludger Breloh, direttore manager di Seleggt.
Breloh ha raccontato che il primo passo è stata la collaborazione con un gruppo di scienziati dell’università di Lipsia. In particolare con il professore Almuth Einspanier, che aveva sviluppato un marcatore chimico, simile a quello dei test di gravidanza, in grado di rintracciare un ormone presente in alte quantità nelle uova femmine. Mescolato con il liquido amniotico prelevato dalle uova fecondate da nove giorni, il marcatore diventa blu se l’embrione è maschio e bianco per le femmine, con una percentuale di accuratezza del 98,5 per cento.
A quel punto Breloh si è rivolto all’azienda tecnologica olandese HatchTech perché inventasse un macchinario in grado di fare il test negli allevamenti: doveva essere facile da usare, preciso, igienico e veloce, perché le uova non possono restare fuori dalle incubatrici per più di due ore. Il problema principale era estrarre il liquido dall’uovo senza danneggiarlo, come avrebbe potuto fare per esempio un ago. La soluzione prevede che un raggio laser faccia un piccolo foro di 0,3 millimetri nel guscio; poi, applicando la pressione dell’aria all’esterno del guscio, si fa uscire un po’ di liquido dalle uova senza toccarle e senza pericolo di rovinarle; il piccolo foro si ripara da solo nel giro di un paio d’ore. Il risultato, conclude Breloh, è che ora «nelle fattorie tedesche, ci sono galline che depongono uova senza l’uccisione di un pulcino maschio».
Le prime uova di questo tipo sono state messe in vendita nei supermercati di Berlino a novembre, con il sigillo “respeggt”, qualcosa come “rispettauova”. Il gruppo Rewe progetta di distribuire le uova in tutta la Germania nel prossimo anno, mentre Seleggt vuole applicare la nuova tecnologia in altri vivai a partire dal 2020; le uova così prodotte costeranno dagli uno ai due centesimi in più per cartone. Seleggt, che è stato finanziato anche dal ministero dell’Agricoltura tedesco, spera di esportare il processo in tutta Europa.