• Mondo
  • Domenica 30 dicembre 2018

In Bangladesh è avanti il partito della prima ministra

Le elezioni parlamentari potrebbero rafforzare Sheikh Hasina, ma si è parlato di brogli e almeno 14 persone sono morte in violenti scontri

La prima ministra del Bangladesh Sheikh Hasina durante un comizio elettorale a Dacca, 24 dicembre 2018. (STR/AFP/Getty Images)
La prima ministra del Bangladesh Sheikh Hasina durante un comizio elettorale a Dacca, 24 dicembre 2018. (STR/AFP/Getty Images)

Aggiornamento delle 17 italiane: secondo i primi conteggi, sembra che il partito dell’attuale prima ministra Sheikh Hasina abbia ottenuto la maggior parte dei seggi a larghissima maggioranza. L’opposizione sostiene che ci siano stati diversi brogli, e almeno 14 persone sono morte in alcuni violenti scontri dovuti proprio ai presunti brogli. Se i risultati fossero confermati, Hasina sarà prima ministra per un quarto mandato, il terzo consecutivo.

***

Oggi in Bangladesh si è votato per rinnovare tutti i 350 seggi dell’unica camera del parlamento nazionale. Al momento il paese è guidato dal partito della 71enne prima ministra Sheikh Hasina, della Lega popolare bengalese – anche conosciuta come Lega Awami, di centrosinistra – che molto probabilmente otterrà ancora la maggioranza. Hasina dovrebbe quindi essere riconfermata per il suo quarto mandato, il terzo consecutivo, nonostante le accuse di una gestione autoritaria del potere e una campagna elettorale molto violenta anche per gli standard del Bangladesh.

Da quando ottenne l’indipendenza dal Pakistan nel 1971, nel paese ci sono stati due colpi di stato – uno nel 1975 e uno nel 1991 – e il potere, quando si è votato, è sempre appartenuto a due partiti: la Lega Awami e il BNP, il Partito nazionale del Bangladesh. Alle elezioni di oggi le cose non dovrebbero cambiare, anche se il BNP ha dovuto sostenere il candidato di un altro partito, dopo che la sua storica leader – la 74enne Khaleda Zia – è stata condannata a 17 anni di carcere con l’accusa di essersi appropriata di fondi destinati alla costruzione di un orfanotrofio. Lo sfidante di Hasina alle elezioni è dunque Kamal Hossain, un avvocato di 82 anni, ex ministro degli Esteri e leader del Gano Forum, un piccolo partito formatosi da una fazione separatista della Lega Awami.

Secondo i suoi sostenitori, Zia è stata condannata per ragioni politiche, essendo di fatto l’unica politica in grado di contendere il potere ad Hasina, ma la loro rivalità è una questione molto più complicata. Sheikh Hasina è infatti la figlia di Sheikh Mujibur Rahman, il politico che dichiarò l’indipendenza del Bangladesh dal Pakistan e che fu il primo presidente e il primo primo ministro del paese, tra il 1971 e il 1975. Sheikh Mujibur Rahman fu deposto e ucciso nel 1975 durante un colpo di stato organizzato dall’esercito, preoccupato dal suo crescente autoritarismo: l’uomo che prese il potere dopo di lui fu Ziaur Rahman, che fondò il BNP, ma che fu a sua volta ucciso durante il colpo di stato del 1981. Khaleda Zia era la moglie di Ziaur Rahman ed è stata prima ministra del Bangladesh dal 1991 al 1996 e dal 2001 al 2006.

Hossain ha raccontato al Guardian che negli ultimi mesi prima delle elezioni il livello di repressione dell’opposizione da parte del governo è cresciuto tantissimo, con decine di persone incarcerate o minacciate, a partire da Zia e suo figlio Tarique Rahman, che lo scorso ottobre è stato condannato all’ergastolo con l’accusa di aver complottato per uccidere la prima ministra Hasina (Tarique Rahman vive da tempo in esilio a Londra). Hossain ha detto che circa 70 candidati dell’alleanza dei partiti di opposizione si sono rifiutati di fare campagna elettorale per le minacce subite, e a inizio dicembre anche lo stesso Hossain è stato aggredito da alcuni sostenitori della Lega Awami prima di un comizio nella città di Mirpur.

Le violenze prima delle elezioni non sono una novità, in Bangladesh. Alle elezioni del 2014, il BNP aveva chiesto ai suoi sostenitori di boicottare il voto per protestare contro il governo di Hasina. L’affluenza era stata solo del 22 per cento e la maggioranza assoluta dei seggi era andata al partito della prima ministra, dopo una campagna elettorale che si era tenuta in un clima di violenze ed intimidazioni, durante cui 19 persone erano morte e diverse erano state ferite e incarcerate arbitrariamente dalla polizia.

Dall’inizio di questa campagna elettorale già due membri della Lega Awami sono stati uccisi e almeno altre sei persone sono morte durante scontri tra i sostenitori dei principali partiti del paese. Facebook ha detto ad Associated Press che la settimana prima delle elezioni ha chiuso almeno 15 pagine che stavano diffondendo notizie false di propaganda a favore del governo, pagine che secondo Facebook erano state create e gestite da persone «legate al governo». Anche Twitter ha detto di aver sospeso 15 account legati in qualche modo al governo del Bangladesh «per aver iniziato azioni coordinate di manipolazione della piattaforma».

Il Bangladesh – che ha circa 165 milioni di abitanti in maggioranza è musulmani – è comunque uno dei paesi in via di sviluppo che stanno crescendo più velocemente: ha triplicato il suo reddito pro capite dal 2009 a oggi e negli ultimi dieci anni ha avuto un tasso di crescita sempre superiore al 6 per cento. Hasina spera che la grossa crescita economica del paese – sostenuta per la maggior parte dall’industria tessile – sia sufficiente per garantirle una nuova vittoria, ma i suoi critici sostengono che il paese sia ancora pesantemente danneggiato dalla corruzione nel governo e da un generale clima di impunità.