La visita di Donald Trump in Iraq
Per la prima volta ha incontrato i soldati americani in una zona di guerra, insieme alla first lady: ha parlato del ritiro militare dalla Siria e ha raccontato qualche bugia
Mercoledì il presidente statunitense Donald Trump e la first lady Melania Trump hanno visitato a sorpresa – ma questo genere di visite avviene quasi sempre “a sorpresa” – le truppe americane nella base militare di al Asad in Iraq, paese dove l’esercito statunitense è presente dal 2003, cioè dalla guerra che depose il presidente iracheno Saddam Hussein.
La visita di Trump è stata tenuta segreta fino all’atterraggio dell’Air Force One nella base irachena, per ragioni di sicurezza, ed è avvenuta nel mezzo del cosiddetto shutdown, cioè la sospensione di tutte le attività non essenziali del governo federale. È stata la prima visita di Trump ai soldati statunitensi impiegati in una zona di guerra, una cosa che il presidente in passato aveva evitato di fare e per cui era stato molto criticato dai suoi oppositori.
Trump è atterrato alla base militare irachena poco dopo le 19 ora locale di mercoledì (le 17 italiane), accompagnato, oltre che dalla first lady, anche da una ristretta delegazione di giornalisti e dal consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton. Dopo avere salutato i soldati, Trump ha parlato per una ventina di minuti, in cui tra le altre cose ha spiegato la sua criticata decisione annunciata il 19 dicembre di ritirare le truppe statunitensi dalla Siria: «Non saremo più gli idioti che si fanno fregare. La nostra presenza in Siria non era a tempo indeterminato, siamo andati lì per restarci tre mesi, e non ce ne siamo mai andati». Trump ha aggiunto di avere rifiutato la richieste dei militari dell’esercito statunitense di rimanere in Siria per altri sei mesi: «Ho detto, “no, no”. Ho detto, “vi ho già dato molti sei mesi. E ora cominciamo a fare in modo diverso”».
Trump, hanno notato diversi giornalisti, ha anche raccontato alcune bugie. Nel suo discorso ai soldati, ha detto che aveva stabilito un aumento del 10 per cento del loro stipendio, e ha aggiunto che le truppe statunitensi non ricevevano alcun aumento da più di 10 anni. In realtà l’aumento deciso da Trump all’inizio del 2018 è pari al 2,6 per cento, non al 10, e lo stipendio dei militari americani aumenta ogni anno da decenni a questa parte.
Il discorso di Trump alla base di al Asad:
Visitare i soldati all’estero in zone di guerra è una tradizione dei presidenti degli Stati Uniti. George W. Bush, per esempio, andò a Baghdad nel 2003, nel giorno del Ringraziamento. Anche Barack Obama visitò la capitale irachena nell’aprile 2009, tre mesi dopo il suo insediamento, quando fu celebrato dai soldati dopo aver detto che era arrivato il momento che gli iracheni diventassero responsabili del futuro del loro paese. Nei primi due anni di presidenza Trump non aveva ancora fatto nulla del genere, attirandosi diverse critiche e giustificandosi parlando di un’agenda «molto fitta di impegni». Era stato accusato di non andare in zone di guerra per paura e per pigrizia, e in diversi gli avevano ricordato di quando aveva cercato in tutti i modi di non farsi arruolare per combattere la guerra in Vietnam.
Secondo il Washington Post, Trump ha usato la sua visita alla base militare di al Asad per ribadire la sua intenzione di ridurre la presenza dei soldati statunitensi nelle guerre all’estero – per questo avrebbe parlato di Siria – e per rafforzare la sua influenza sui vertici dell’esercito, soprattutto in un momento di grandi tensioni tra il presidente e il dipartimento della Difesa.