Il Giappone ricomincerà a cacciare le balene
A luglio sarà fuori dall'International Whaling Commission e riprenderà a cacciare cetacei per scopi commerciali nelle proprie acque territoriali, tra molte critiche
Il Giappone lascerà l’International Whaling Commission (IWC), l’organizzazione internazionale che si occupa di regolare la caccia alle balene nel mondo, e a luglio ricomincerà a cacciarle per motivi commerciali dopo più di trent’anni. La decisione è stata annunciata dal governo giapponese, che negli ultimi mesi aveva cercato di ottenere il permesso di tornare a cacciare i cetacei restando all’interno dell’IWC. In realtà il Giappone non aveva mai smesso davvero: sfruttando cavilli e vuoti legislativi, aveva continuato a uccidere gli esemplari di alcune specie spacciando le proprie battute di caccia come missioni di ricerca scientifica.
Uscendo dall’IWC, però, il Giappone riprenderà la caccia nelle proprie acque territoriali, interrompendo le spedizioni nelle acque antartiche, dove praticava la caccia finora.
Perché il Giappone vuole cacciare le balene
Non è chiarissimo, visto che in Giappone il consumo di carne di balena è poco popolare e in declino, al punto che il governo deve finanziare il settore che non riesce a sostenersi da solo. Negli anni Sessanta, in Giappone si consumavano 200mila tonnellate di carne di balena all’anno; in anni recenti si è arrivati a 5mila tonnellate. Il consumo di carne delle balene uccise per presunte ragioni scientifiche è ammesso e anzi auspicato dal regolamento dell’IWC, che impone di evitare sprechi.
Nessuno sa bene cosa otterrà il governo giapponese con la ripresa della caccia, a parte l’ingraziarsi gli operatori del settore e l’evitare ulteriori perdite di posti di lavoro. Secondo chi si occupa di carne di balena in Giappone, le popolazioni di alcune specie, come le balenottere minori, sono cresciute a sufficienza per permettere la ripresa di una caccia “sostenibile”. Le balene attualmente cacciate nel mondo sono quasi esclusivamente le balenottere minori e le balenottere comuni. Le prime, le più cacciate, non sono considerate a rischio di estinzione, anche se secondo le stime delle organizzazioni ambientaliste sono in declino. Le seconde, invece, sono ufficialmente considerate una specie in pericolo.
La divisione giapponese dell’organizzazione ambientalista Greenpeace ha accusato il governo di aver annunciato la ripresa della caccia alle balene in questo periodo dell’anno perché a livello internazionale la decisione avrebbe attirato poche attenzioni. Il direttore esecutivo di Greenpeace, Sam Annesley, ha detto: «La dichiarazione di oggi non è in linea con la comunità internazionale, ancora meno con i principi di protezione necessari per la salvaguardia del futuro degli oceani e di queste meravigliose creature».
Cosa succederà adesso
Il portavoce del governo giapponese, Yoshihide Suga, ha detto che il Giappone annuncerà ufficialmente il proprio ritiro dall’IWC entro la fine dell’anno, dunque l’uscita sarà effettiva il 30 giugno 2019: a luglio il Giappone non sarà più sottoposto agli impegni presi in quanto membro della commissione.
Suga ha detto ai giornalisti che la caccia alle balene avverrà nelle acque territoriali e nella zona economica esclusiva del Giappone, mentre le annuali spedizioni vicino all’Antartide, causa di tensioni con l’Australia, finiranno. L’Australian Marine Conservation Society, una ong australiana che si occupa di difesa degli ambienti marini, ha detto che la decisione di interrompere la caccia nell’oceano Antartico è «benvenuta e attesa da tempo» ma ha anche sottolineato che questa è una «vittoria dolceamara», dato che sarà accompagnata dalla ripresa della caccia nelle acque giapponesi.
Il Giappone comunque non sarà l’unico paese a praticare la caccia alle balene: anche l’Islanda e la Norvegia la portano avanti, dal 2006 e dal 1993 rispettivamente, pur continuando a far parte dell’IWC. Per questo l’organizzazione, nata per regolamentare la caccia a livello internazionale e diventata in seguito uno strumento per proteggere le balene, è stata spesso criticata per inefficacia. La caccia alle balene è permessa anche ad alcune popolazioni la cui economia di sussistenza è basata in buona parte sul consumo di carne di balena.