La coda di cavallo ha una storia
Era una cosa da uomini, poi cominciarono a portarla anche le donne: sembra che andrà molto di moda l'anno prossimo
La lunga e vivace storia del movimento di liberazione delle donne è fatta di conquiste grandi – diritti sociali, civili, economici – e altre più piccole, che nella quotidianità le hanno liberate da incombenze, scomodità e stereotipi. Alcune di queste fanno parte della storia del costume, e qualcuno potrebbe pensare per questo che siano solo frivolezze, ma hanno avuto un impatto significativo e non solo simbolico: una di queste è la coda di cavallo, che secondo l’edizione francese di Vogue è stato il modo di portare i capelli più di moda dell’autunno 2018.
La coda di cavallo ha una sua storia. Inizialmente era una cosa da uomini, intanto: convenzionale e per niente originale. A parte qualche testimonianza nell’antica Grecia (ci sono affreschi a Creta che mostrano delle donne acconciate in questo modo), la coda di cavallo era una tradizione per i maschi Manciù della Cina nord-orientale, che nel Diciassettesimo secolo sconfissero la dinastia Ming e fondarono la dinastia Qing: avevano mezza testa rasata nella parte anteriore e il resto dei capelli raccolti in lunghe code. I Manciù imposero con la forza il loro stile agli uomini cinesi Han: l’accettazione dell’acconciatura significava l’accettazione dei Ming al dominio Qing, ed era utile a identificare i dissidenti che non avevano voluto sottomettersi.
Nel Diciottesimo secolo, in Europa, la coda era invece il modo in cui si dovevano acconciare i soldati. La portavano sia i francesi che i britannici ed era previsto che ci fossero delle lunghezze standard: poteva essere intrecciata a un nastro oppure fissata sulla punta sempre con un nastro o con un fermaglio. In altri casi, veniva tenuta compatta dalla scarsa pulizia o dalla cipria.
L’esercito britannico ricevette l’ordine di non usare più le code nel 1800, quando cambiarono le regole e i capelli corti furono ritenuti più funzionali. La marina continuò invece a portare una versione della coda, nota come “codino”, fino al 1820 circa.
Per quanto riguarda le donne, la coda di cavallo è stata considerata come un’acconciatura soprattutto informale, poco elegante e adatta più alle ragazzine che non alle donne. Fu negli anni Cinquanta che la coda trovò il suo momento: grazie alla prima Barbie (che aveva un’acconciatura a coda di cavallo, un costume da bagno zebrato, sandali, occhiali da sole e orecchini) e grazie ad alcune star del cinema, come Sandra Dee, che nei film per gli adolescenti interpretavano le ragazze della porta accanto dal viso pulito e ingenuo.
Negli anni Sessanta divenne famosa la coda di Barbara Eden in Strega per amore e anche quella di Brigitte Bardot, che la reinventò rendendola meno ordinata e più scompigliata. Nel frattempo, negli anni Settanta, tornarono ad allungarsi anche i capelli degli uomini ma liberati da code e trecce varie.
Negli anni Novanta la coda tornò di moda con Madonna, il cui reggiseno a cono e i cui capelli color biondo platino tenuti insieme da una treccia diventarono sinonimo di indipendenza e potere delle donne (così come altre sue scelte di stile). La sua coda alta e tiratissima venne subito copiata, ma in realtà Madonna abbandonò quell’acconciatura a metà del tour perché i capelli le restavano impigliati nelle cuffie. Negli anni Novanta, grazie a Janet Jackson, si diffuse anche la moda della coda alta che raccoglieva i capelli acconciati in piccole trecce.
In Italia, in quegli anni, la coda tornò brevemente di moda anche tra gli uomini: Fiorello, allora giovane presentatore televisivo, condusse per tre anni un programma di grande successo, Karaoke, diventando famoso anche per la sua coda di capelli.
Oggi la coda di cavallo – portata morbida, e dunque più confortevole rispetto a quella alta e tiratissima – viene associata alla comodità: al fatto che una donna che lavora ha bisogno che i capelli non le vadano sul viso e non debbano essere sempre perfetti, e quindi anche al fatto che una donna che lavora dia priorità a un’acconciatura comoda piuttosto che una più appariscente ma fastidiosa.