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  • Domenica 23 dicembre 2018

Guida alle crisi internazionali del 2019

Le ha raccolte, spiegate e ordinate Bloomberg, a seconda di quanto sono probabili: dalle guerre commerciali alle guerre vere

Il 2019 sarà un anno complicato secondo Bloomberg, l’agenzia di stampa statunitense specializzata in analisi economiche e finanziarie. Una serie di crisi maturate nel corso degli ultimi anni sono sul punto di peggiorare sensibilmente, e anche se è improbabile che lo facciano tutte contemporaneamente, è sicuro che più di una situazione arriverà al suo punto di rottura. Per aiutare i suoi lettori a navigare in un periodo movimentato, Bloomberg ha messo insieme un “calendario delle crisi” in cui per ogni situazione potenzialmente pericolosa ha descritto uno “scenario peggiore” e gli ha assegnato una probabilità di accadere nel corso dei prossimi 12 mesi.

Una nuova corsa agli armamenti con la Russia
La tensione tra Stati Uniti e Russia è cresciuta molto negli ultimi mesi e inevitabilmente ha finito per coinvolgere anche gli arsenali nucleari dei due paesi. Sin dalla campagna elettorale del 2016, Trump è apparso molto interessato alle armi atomiche americane, un atteggiamento che non può che innervosire l’altra principale potenza nucleare al mondo, la Russia. Secondo Bloomberg, se non saranno tenute sotto controllo queste tensioni potrebbero portare a una nuova corsa agli armamenti, come ai tempi della Guerra fredda.

Il punto di rottura potrebbe essere causato dalla fine del cosiddetto trattato INF (che sta per “Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty”), un accordo firmato durante la Guerra fredda che impone a Russia e Stati Uniti di non produrre missili nucleari con un raggio d’azione tra i 500 e i 5.500 chilometri. Lo scorso 4 dicembre Trump ha dato un ultimatum alla Russia, imponendole di rispettare alcune clausole del trattato che ritiene siano state violate. Se entro 60 giorni la situazione non dovesse essere risolta, la Russia potrebbe tornare a puntare i suoi missili a medio raggio contro le capitali europee come ai tempi della Guerra fredda, causando una risposta imprevedibile da parte degli Stati Uniti

  • Rischio di collasso dell’INF: Alto
  • Rischio di una corsa agli armamenti in Europa: Medio

Guerre commerciali
Quasi tutti gli analisti economici citano come principale rischio per il futuro dell’economia mondiale il timore di un declino del commercio internazionale in seguito a una guerra tariffaria e doganale. I due principali attori di questa guerra rischiano di essere ancora una volta gli Stati Uniti guidati dal presidente Donald Trump, che ha già dato prova di non avere scrupoli a utilizzare tariffe e barriere doganali come strumento di pressione commerciale e diplomatica.

Il principale nemico di Trump è la Cina, con cui gli Stati Uniti hanno un grosso deficit commerciale (cioè importano più di quanto esportino). Dopo alcune schermaglie, tra i due paesi è stata stabilita una sorta di “tregua doganale” che durerà fino al prossimo febbraio. I due paesi ora stanno trattando per decidere come regolare le loro future relazioni commerciali. Se i colloqui dovessero fallire, gli Stati Uniti si sono detti pronti ad alzare barriere tariffarie su 200 miliardi di dollari di importazioni annuali dalla Cina. Le conseguenze di questa mossa e la probabile risposta cinese sono imprevedibili, ma certamente sarebbero di ampia portata.

Nel frattempo, gli Stati Uniti si preparano ad aprire un altro fronte contro Europa e Giappone, principali esportatori di automobili nel paese. Dopo una tregua raggiunta questa estate, il prossimo febbraio il dipartimento del Commercio americano dovrà decidere se le automobili siano un bene la cui importazione minaccia la “sicurezza nazionale” e che quindi possa essere tassato e sottoposto a barriere doganali nel caso il presidente lo desideri.

  • Rischio di una guerra commerciale totale con la Cina: Alto
  • Rischio di una guerra commerciale con l’Europa: Alto

Crisi tra Stati Uniti e Iran
Nel 2019 entreranno pienamente in vigore tutte le sanzioni che gli Stati Uniti hanno imposto all’Iran, dopo aver abbandonato l’accordo sul nucleare che avevano firmato nel 2015 (comprese le sanzioni “secondarie” che riguardano anche paesi come l’Italia). L’idea alla base di questa strategia è causare tali e tanti danni economici all’Iran da costringerlo a ritirarsi dai paesi in cui al momento sta esercitando una forte influenza: Yemen, Siria, Libano e Iraq.

La conseguenza non voluta, però, è che il governo iraniano potrebbe decidere di ricominciare la produzione del materiale necessario a costruire armi nucleari. Le conseguenze che questa scelta potrebbe avere sono molte e tutte destabilizzanti. Israele, uno dei paesi che si sentono più minacciati dall’Iran, potrebbe decidere di colpire le basi nucleari con un’azione a sorpresa, scatenando un conflitto regionale. L’Arabia Saudita, il tradizionale rivale regionale dell’Iran, potrebbe iniziare un suo programma nucleare producendo una corsa agli armamenti in tutto il Medio Oriente.

  • Rischio: Medio

Crisi tra Stati Uniti e Corea del Nord
Dopo gli incontri tra Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un dello scorso giugno, i rischi di un’escalation tra Corea del Nord e Stati Uniti sono diminuiti, ma secondo Bloomberg non sono del tutto scomparsi. Kim non sta smantellando il suo arsenale nucleare e ha accusato “l’arroganza americana” per la mancanza di progressi, annunciando di essere disposto a rinunciare al suo arsenale solo se gli Stati Uniti si ritireranno da tutta la regione. Un nuovo meeting tra i due leader dovrebbe svolgersi a gennaio o febbraio, ma è possibile che uno dei due decida di farlo saltare, producendo così una nuova escalation di minacce e accuse reciproche.

  • Rischio: Basso

Crisi tra Ucraina e Russia
Tra Ucraina e Russia è in corso ormai da anni un conflitto a bassa intensità che ogni tanto torna a scaldarsi. Lo scorso novembre, per esempio, tre navi ucraine sono state abbordate e sequestrate da militari russi nel Mar d’Azov, lo specchio d’acqua che separa la costa ucraina dalla penisola di Crimea occupata dalla Russia. In Ucraina si terranno le elezioni presidenziali il prossimo 31 marzo ed è possibile che una delle due parti decida di alzare ancora il livello della tensione nelle settimane precedenti. Il conflitto a bassa intensità potrebbe quindi tornare a diventare una guerra in cui combattono decine di migliaia di persone da una parte all’altra, con centinaia tra morti e feriti.

  • Rischio: Medio

La guerra in Afghanistan continua
Più che una nuova crisi, questo scenario prevede la continuazione della più lunga guerra in cui gli Stati Uniti siano mai stati coinvolti: il conflitto in Afghanistan che dura da 18 anni. Alcuni sperano che il 2019 sia l’anno che porterà al disimpegno finale delle truppe americane, viste le intenzioni dichiarate da Trump e anche il crescente coinvolgimento degli insorti talebani nelle trattative di pace, ma se come spesso è avvenuto in passato le trattative dovessero fallire, le operazioni militari e la presenza americana nel paese entrerebbero nel loro diciannovesimo anno.

  • Rischio: Alto

Allargamento della guerra in Siria
Da qualche tempo la guerra in Siria sembra essersi ridotta di intensità, ma secondo Bloomberg è ancora possibile che la situazione si rovesci e la tensione ritorni a salire. Fino a che gli Stati Uniti non metteranno in atto la loro intenzione di ritirarsi dal paese (un ritiro che sembra essere già iniziato, però), nel paese si troveranno contemporaneamente truppe di cinque nazioni diverse (Stati Uniti, Turchia, Siria, Russia e Iran) oltre a milizie islamiste e dei vari gruppi etnici che convivono nel paese, a cui vanno aggiunte le sporadiche incursioni dell’esercito israeliano. Anche se non è immediato e preoccupante, il rischio che questa complicatissima soluzione finisca con il produrre un vero e proprio conflitto regionale durerà probabilmente ancora per tutto il 2019.

  • Rischio: Medio

Il ritorno di Boko Haram in Nigeria
Il gruppo islamista affiliato all’ISIS Boko Haram non se ne è mai realmente andato dalle regioni remote e boscose del nordest del paese, ma negli ultimi anni ha subìto diverse sconfitte per mano delle forze militari di una coalizione di paesi africani e ha dovuto ridurre le sue attività. Recentemente Boko Haram è tornato a colpire, insieme ad altri gruppi islamisti prima sconosciuti, e in molti si aspettano una nuova campagna di attacchi in vista delle elezioni fissate per il prossimo 16 febbraio. L’esercito nigeriano sembra impreparato ad affrontare questa minaccia e gli islamisti rischiano di ottenere una serie di facili vittorie nel corso della campagna elettorale, minando la credibilità del governo locale.

  • Rischio: Alto

Conflitto tra Etiopia ed Egitto
Verso la fine del 2019 è attesa l’entrata in funzione della grande diga sul Nilo Azzurro in Etiopia, un progetto su cui il governo locale ha investito oltre 4,8 miliardi di dollari e che è ansioso di veder fruttare. Ma affinché la diga inizi a produrre elettricità c’è bisogno di riempire il bacino che la alimenterà e questo significa ridurre il flusso delle acqua del Nilo dirette a valle, verso l’Egitto. In tutto si calcola che potrebbero servire tra i 3 e i 15 anni per riempire il bacino, a seconda di quanto il flusso sarà ridotto. Se gli etiopi chiuderanno la diga troppo in fretta, però, l’Egitto potrebbe perdere fino al 20 per cento delle sue forniture d’acqua. In passato gli egiziani avevano parlato di una possibile “soluzione militare” all’eventuale problema, ma per ora i diplomatici dei due paesi stanno cercando di risolvere la situazione senza schierare gli eserciti. Secondo Bloomberg,, nello scenario peggiore una chiusura troppo rapida della diga potrebbe far precipitare la situazione e portare a uno scontro tra i due paesi.

  • Rischio: Medio

Crisi europea
Dai tempi della crisi greca, l’Unione Europea e l’euro appaiono quasi costantemente minacciati da qualche tipo di rischio esistenziale. Secondo Bloomberg, i due paesi che nel 2019 incarnano questi rischi sono Italia e Spagna. In Italia, il governo Lega-Movimento 5 Stelle potrebbe innescare una nuova crisi istituzionale europea che a sua volta potrebbe causare una crisi debitoria del paese, di fronte alla quale gli strumenti economici a disposizione dell’Unione rischiano di essere insufficienti. In Spagna i rischi sono meno imminenti, ma Bloomberg cita l’ascesa del partito di estrema destra Vox, che a dicembre ha ottenuto per la prima volta dei seggi in un parlamento regionale. Nello scenario peggiore l’Italia potrebbe entrare in crisi portando con sé il resto dell’Europa, oppure la Spagna potrebbe aggiungere ulteriore pressione a una situazione già complicata eleggendo un governo condizionato dall’estrema destra.

  • Rischio: basso

Brexit
Il rischio principale è molto chiaro: il Regno Unito potrebbe arrivare al 29 marzo, l’ultimo giorno fissato dai trattati per le trattative su Brexit, senza avere un vero e proprio accordo per regolare la sua uscita dall’Unione Europea. Si troverebbe così in una “hard Brexit” dalle conseguenze imprevedibili e secondo molti potenzialmente molto gravi per l’economia britannica. Secondo la Banca centrale inglese, un’uscita disordinata potrebbe costare al paese fino al 10,5 per cento del PIL nel giro di cinque anni e produrrebbe gravi danni anche al resto dell’Unione Europea.

Vittoria della destra radicale alle elezioni europee
Il prossimo maggio si voterà per le elezioni europee e tutti si aspettano un buon risultato per i numerosi partiti nazionalisti e di destra radicale che negli ultimi cinque anni hanno ottenuto ottimi risultati in tutto il continente. Nello scenario peggiore, queste forze otterranno voti sufficienti per influenzare il processo legislativo del Parlamento, per nominare alcuni Commissari europei e influenzare le politiche dell’Unione, aprendo così la strada a numerose vittorie di forze simili alle elezioni nazionali degli anni successivi, e destabilizzando così l’intera unione.

  • Rischio: Alto

Trump
Secondo Bloomberg, il presidente americano merita una categoria tutta per lui: il 2019 sarà un anno pieno di accadimenti che lo riguarderanno. All’inizio dell’anno è attesa la conclusione dell’indagine Mueller sulla sospetta complicità del suo comitato elettorale con il governo russo nel condizionare la campagna per le presidenziali del 2016. Bloomberg spiega che non necessariamente questa indagine produrrà risultati diretti (come un impeachment, la procedura politica che tramite una serie di votazioni del Congresso porta alla rimozione di un presidente in carica), ma contribuirà comunque ad alzare i toni dello scontro politico. Nello scenario peggiore, scrive Bloomberg, la pressione sul fronte interno costringerà Trump a lanciarsi in avventure all’estero sempre più rischiose e controverse nel tentativo di distogliere l’attenzione dai suoi guai personali, con conseguenze al momento imprevedibili (come in parte sta già facendo).

  • Rischio: Alto