Ma quindi esiste ancora il Totocalcio?
Ebbene sì, ma ora se ne riparla perché sembra che il governo voglia sostituirlo
Negli ultimi giorni, fra le molte conseguenze che potrebbe avere la prima legge di bilancio del governo Conte, si è parlato anche della possibile sostituzione di uno dei più antichi concorsi a premi italiani: il Totocalcio, che esiste più o meno nella stessa forma da oltre settant’anni.
Il Totocalcio è il gioco della cosiddetta “schedina”, un tempo popolarissimo e ora soppiantato dalle scommesse sportive: l’obiettivo è pronosticare correttamente l’esito finale di 14 partite (una volta erano 13, da cui l’espressione “fare tredici”). Tra le partite in questione ci sono le principali della Serie A di calcio, ma non solo. I pronostici vanno giocati segnando su un apposito foglietto se ciascuna partita verrà vinta dalla squadra di casa (segno 1), o dalla squadra che gioca in trasferta (segno 2) oppure se terminerà in pareggio (segno X). Il foglio va poi consegnato e convalidato in una ricevitoria. Il governo non ha chiarito esattamente cosa vuole farne – si parla in termini generici di “rilanciarlo” – ma da tempo il Totocalcio non esiste più nei termini in cui se lo ricordano gli impallinati di calcio con qualche anno in più.
In origine, non si chiamava nemmeno Totocalcio ma “concorso pronostici”: fu inventato nel 1946 dal giornalista della Gazzetta dello Sport Massimo Della Pergola, che aveva origini ebraiche e per questo durante la guerra era stato costretto a scappare in Svizzera. Della Pergola fu anche fondatore della SISAL, che ancora oggi è una delle più importanti agenzie di scommesse in Italia.
Nel 1948, dopo due anni di ottimi risultati, lo Stato italiano decise di nazionalizzare il gioco con una manovra pianificata dall’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giulio Andreotti. Sembra che l’obiettivo di Andreotti fosse fare un favore ai vertici delle federazioni sportive italiane e soprattutto del Comitato Olimpico italiano (l’odierno CONI), che gestì il Totocalcio e buona parte dei suoi ricavi fino alla fine degli anni Novanta. In cambio, Andreotti si aspettava soprattutto sostegno e voti al suo partito, la Democrazia Cristiana.
La prima schedina del Totocalcio uscì il 5 maggio del 1946: la partita di cartello era Inter-Juventus, che finì 1-0 (cioè 1, per la schedina). La vincita più ingente nei due anni di gestione SISAL fu probabilmente quella di Pietro Aleotti, un costruttore di bare che nel 1947 vinse 64 milioni di lire– cioè circa 600mila euro attuali, aggiustando l’inflazione – azzeccando tutte e 12 le partite (che non erano ancora 13).
Il nome Totocalcio fu introdotto nel 1948, e la sua popolarità crebbe moltissimo nell’Italia del secondo dopoguerra. A un certo punto l’espressione “fare tredici” divenne sinonimo di “avere un colpo di fortuna”, ma si vincevano premi minori anche facendo 12. Moltissimi appassionati di calcio, ogni domenica, giocavano “la schedina”, che costava solamente poche lire (anche se era possibile giocare più soldi incastrando più possibilità diverse, con i cosiddetti “sistemi”). La vincita più larga mai registrata è avvenuta il 7 novembre del 1993, quando una persona fece un 13 e cinque 12, vincendo 5.549.756.245 di lire. Sono più o meno 4,4 milioni di euro attuali, aggiustati con l’inflazione.
Il declino del Totocalcio è iniziato con la riforma di liberalizzazione delle scommesse sportive approvata nel giugno del 1998 dal governo di centrosinistra di Romano Prodi. Nei primi anni Duemila il Totocalcio è passato all’Agenzia delle dogane e dei monopoli di stato, che ha accettato di corrispondere una quota fissa del 18,77 per cento delle entrate settimanali al CONI.
Nonostante varie sperimentazioni e l’introduzione di altri concorsi come il Totobingol, il Totocalcio ha continuato a perdere terreno in favore di altri concorsi a premi e negli anni più recenti nei confronti delle società di scommesse online, oggi molto diffuse fra gli appassionati di calcio più giovani. Secondo Agipro, la principale agenzia stampa che si occupa di scommesse, il Totocalcio è passato dal raccogliere 800 milioni di euro all’anno nel 2000 «ai 98 milioni del 2010 e ai soli 17 del 2017. Da inizio 2018 il totale delle giocate mostra un ulteriore trend negativo: 11,6 milioni di euro in undici mesi».
Oggi il Totocalcio si può giocare sia fisicamente, nelle tabaccherie, sia online – la giocata minima accettata è di un euro – e negli anni sono state inserite partite di serie minori e di campionati stranieri, oltre che una quattordicesima partita in schedina. Da tempo le partite non vengono più scritte sulla schedina, ma fornite in un foglio a parte: le schedine precompilate sono neutre, e contengono cioè solo i segni 1, X e 2. Il montepremi settimanale è ormai molto basso e si aggira intorno ai 150mila euro, da dividere fra chi azzecca il 14, 13, il 12 e il 9 (cioè le prime nove partite della schedina).