Niente procedura di infrazione, per ora
Dopo che il governo italiano ha ridotto il deficit previsto per il 2019 e introdotto un possibile futuro aumento dell'IVA
Il vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis ha annunciato che la Commissione non intende portare avanti la richiesta di aprire una procedura per infrazione delle regole sul debito pubblico nei confronti dell’Italia. La decisione è stata presa dopo che negli ultimi giorni il governo italiano e la Commissione avevano raggiunto un accordo su una serie di cambiamenti da apportare alla legge di bilancio italiana per il 2019, e alle stime economiche del governo per il futuro.
Il principale cambiamento è la riduzione del deficit previsto per il 2019, passato dal 2,4 per cento del PIL al 2,04 per cento. Il governo italiano ha promesso anche una serie di tagli alla spesa pubblica e di nuove entrate per rassicurare la Commissione (secondo fonti della Commissione, il governo avrebbe promesso un taglio degli investimenti pubblici pari a 4 miliardi di euro). Dombrovskis ha annunciato che per il 2020 e il 2021 il governo italiano ha garantito il finanziamento del cosiddetto “reddito di cittadinanza” e della “quota cento”, la riforma delle pensioni, inserendo delle “clausole di salvaguardia” che, in mancanza di una riduzione della spesa o di aumento delle entrate di una certa entità, prevedono per i prossimi anni un aumento automatico dell’IVA.
Dombrovskis ha detto che il governo italiano ha anche intenzione di “alzare le tasse alle imprese” e “ridurre gli investimenti”, due misure a suo parere potenzialmente dannose per l’economia italiana, ma il cui effetto potrà essere in parte compensato da un utilizzo migliore dei fondi europei, ha detto. Il governo italiano, infine, ha anche ridotto le sue stime di crescita per il 2019 dall’1,5 per cento, giudicato da tutti gli osservatori eccessivamente ottimistico, all’1 per cento.
Sia Dombrovskis che il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici hanno sottolineato la natura politica degli accordi raggiunti e l’importanza di adottare atteggiamenti favorevoli al compromesso e al dialogo. Hanno anche ringraziato le loro controparti nella trattativa avvenuta nelle ultime settimane: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Entrambi però hanno sottolineato che la procedura di infrazione rimarrà bloccato soltanto se il governo metterà in atto le misure che ha promesso.
I primi passaggi che avrebbero portato alla procedura erano stati intrapresi nelle scorse settimane, dopo che il governo italiano aveva deciso di aumentare considerevolmente il deficit previsto per il 2019 con la conseguenza di portare a un aumento del debito pubblico e alla violazione di numerose regole e raccomandazioni europee. Dopo un periodo iniziale di confronto molto duro, l’aumento dello spread e il peggioramento di una serie di indicatori economici hanno spinto il governo italiano a moderare le sue proposte e iniziare una trattativa con la Commissione, che ha portato agli accordi annunciati oggi.
Alle 13 il presidente del Consiglio Conte ha riferito sulle novità dell’accordo in Senato. Come avevano già fatto i vicepresidenti del Consiglio Luigi Di Maio e Matteo Salvini (nessuno dei due era presente in aula), Conte ha ripetuto che la riduzione delle risorse destinate al “reddito di cittadinanza” e alla “quota cento” è stata possibile perché il governo ha scoperto che in realtà queste due misure costano meno di quanto inizialmente previsto, un’affermazione in netto contrasto con numerose stime indipendenti del costo delle due manovre e con quanto riferito da svariate fonti governative negli ultimi giorni.
Il presidente del Consiglio ha detto che per raggiungere l’accordo il governo ha accettato di ridurre il deficit nel 2019 di 10 miliardi di euro, di 12 nel 2020 e di 15 nel 2021. Conte ha poi confermato l’introduzione di nuove clausole di salvaguardia, senza specificarne l’entità, e di una nuova forma di “web tax“, un’imposta sulle società che vendono spazi pubblicitari su internet. Saranno anche aumentate le tasse sul gioco d’azzardo e bloccata l’adeguamento all’inflazione delle pensioni “più cospicue” (che però secondo alcune indiscrezioni sarebbero quelle a partire da mille euro netti mensili).