Anche l’Europa non si fida di Huawei
Governi e società di telecomunicazioni stanno rivedendo i loro impegni con il produttore cinese, sospettato di spionaggio
Dopo le difficoltà con il governo degli Stati Uniti, la società cinese Huawei – che produce dispositivi e sistemi per telecomunicazioni – rischia di perdere importanti clienti anche in Europa, o per lo meno di vedere ampiamente ridimensionate le sue attività. Diverse agenzie governative e aziende europee hanno infatti iniziato a prendere le distanze da Huawei, seguendo l’approccio diffidente adottato ormai da mesi negli Stati Uniti.
Il sospetto è che il governo cinese possa sfruttare la presenza delle strumentazioni di Huawei in altri paesi, dove sono usate per far funzionare le reti di telecomunicazioni, in modo da sottrarre informazioni e fare spionaggio. Finora Huawei non ha subìto una messa al bando vera e propria in Occidente, ma il crescente scetticismo circa la sua affidabilità rischia di far diminuire sensibilmente le opportunità di mercato per l’azienda al di fuori della Cina.
Orange SA, uno dei più grandi operatori di telecomunicazioni in Francia, la settimana scorsa ha annunciato che non utilizzerà i sistemi di Huawei per costruire la sua nuova rete 5G, la tecnologia che sostituirà l’attuale 4G per Internet ad alta velocità tramite rete cellulare. La costruzione dei ripetitori e delle altre strumentazioni per il 5G è un’opportunità enorme per le aziende che se ne occupano, quindi Huawei perderà commissioni da svariate centinaia di milioni di euro.
Secondo fonti vicine al presidente francese Emmanuel Macron, consultate da Bloomberg, la Francia intende approvare nuove regole sugli apparati per le telecomunicazioni, con vincoli molto più stringenti per i produttori. Huawei potrebbe essere inserita nella lista delle aziende da tenere più sotto controllo, nell’ambito dei sistemi per la sicurezza nazionale.
Nel Regno Unito, l’operatore BT Group si è invece ripromesso di rimuovere alcune delle strumentazioni di Huawei finora utilizzate nella sua rete. Saranno sostituite con prodotti della concorrenza, probabilmente di aziende europee ritenute più affidabili. In Germania, Deutsche Telekom ha fatto intendere di avere piani simili, con un programma per ridurre la propria dipendenza dalle strumentazioni di Huawei. Infine, in Norvegia, il governo ha annunciato una revisione complessiva dei suoi sistemi di telecomunicazioni, soprattutto per quelli realizzati in paesi con cui non c’è una diretta collaborazione sui temi legati alla sicurezza. Il riferimento, per quanto indiretto, era indirizzato alla Cina e alle sue politiche industriali. L’Europa si sta unendo a diversi altri paesi in giro per il mondo che hanno deciso di ridurre i loro rapporti con Huawei. Tra questi ci sono il Giappone, la Nuova Zelanda e l’Australia.
In Italia, intanto, Huawei sta lavorando ai primi test delle reti 5G a Milano e tra Bari e Matera. A Milano l’attività è svolta in collaborazione con Vodafone, mentre a Bari-Matera lavora con Tim e Fastweb. Per ora il governo italiano e gli operatori non hanno espresso particolari preoccupazioni per l’impiego delle strumentazioni Huawei nel nostro paese.
Le cose per Huawei si sono ulteriormente complicate negli Stati Uniti in seguito alla richiesta di arresto per Meng Wanzhou, direttrice finanziaria di Huawei e figlia del fondatore dell’azienda. Meng è accusata di avere partecipato a un piano per violare le sanzioni economiche nei confronti dell’Iran. La sua richiesta di estradizione è stata presentata alcune settimane fa in Canada, dove Meng era stata arrestata a inizio dicembre. Un tribunale le ha di recente concesso la libertà su cauzione, in attesa della sua eventuale estradizione.
Non è ancora chiaro quali saranno le scelte effettive dei singoli operatori e dei governi cinesi, e non tutti gli analisti concordano sulla fattibilità di una vera e propria messa al bando di Huawei. Le sue strumentazioni sono ritenute di qualità e a prezzi concorrenziali, difficilmente sostituibili nel breve periodo e in una fase di grande richiesta per la messa a punto delle reti 5G. Gli operatori potrebbero ricorrere ad altri produttori europei, che però non avrebbero la capacità di produzione necessaria per soddisfare interamente la domanda. Senza Huawei ci potrebbe essere una scarsità di risorse che costerebbe cara anche a chi deve costruire le nuove reti.