Com’è andata la conferenza sul clima in Polonia
Si è deciso come mettere in pratica gli impegni di quella di Parigi del 2015, ma secondo molti le decisioni prese non sono sufficienti
Sabato è finita la COP24, la Conferenza sul cambiamento climatico organizzata dalle Nazioni Unite a Katowice, in Polonia. Dopo due settimane di negoziazioni sono state stabilite delle regole per mettere in pratica entro il 2020 quanto deciso durante la COP21, la conferenza sul clima di Parigi del 2015. In particolare, sono stati decisi i criteri con cui misurare le emissioni di anidride carbonica (CO2) e valutare le misure per contrastare il cambiamento climatico dei singoli paesi. Alla conferenza hanno partecipato i rappresentanti di 196 paesi, compresi gli Stati Uniti, nonostante il presidente Donald Trump li abbia ritirati dall’accordo di Parigi: perché la decisione sia effettiva infatti bisognerà aspettare il 2020.
La conferenza di Katowice sarebbe dovuta finire venerdì, ma i lavori sono stati rallentati a causa di alcuni disaccordi sulle ultime conclusioni dei climatologi sul riscaldamento globale e su alcune questioni pratiche, come il sistema con cui i paesi più ricchi aiuteranno quelli in via di sviluppo in caso di siccità e disastri naturali.
Il principale contrasto emerso durante la conferenza ha riguardato l’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite, che si occupa di analizzare scientificamente l’andamento del clima e di produrre modelli sulla sua evoluzione. Nel rapporto l’IPCC ha confermato che un aumento medio della temperatura globale di almeno 1,5°C sui livelli pre-industriali è ormai inevitabile – avverrà nei prossimi 12 anni – e che per tenersi entro i 3°C di aumento complessivo sarà necessario tagliare le emissioni di anidride carbonica del 45 per cento entro il 2020. In mancanza di azioni radicali, la temperatura media aumenterà oltre i 2 °C portando a eventi climatici più estremi e cambiando il clima di intere aree geografiche, con conseguenze per milioni di persone.
Nonostante il rapporto dell’IPCC fosse stato commissionato dalla COP21, i delegati alla conferenza di Arabia Saudita, Kuwait, Russia e Stati Uniti (tutti paesi produttori di petrolio) si sono opposti all’adozione delle sue conclusioni da parte della COP24: per questo la conferenza ha ufficialmente riconosciuto il fatto che l’IPCC abbia realizzato un importante studio, senza riconoscerne le conclusioni.
Rapporto dell’IPCC a parte, sono state prese delle decisioni tecniche sul modo in cui i diversi paesi, a seconda del proprio livello di sviluppo, dovranno ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica, su come i paesi più ricchi dovranno aiutare quelli più poveri a rispettare i propri obiettivi e sui sistemi con cui monitorare che i diversi paesi stiano rispettando gli impegni presi. I paesi in via di sviluppo hanno ottenuto una maggiore flessibilità nella messa in pratica delle regole in modo da poterle rispettare più facilmente. Per un po’ il Brasile aveva bloccato il processo decisionale su questo tema proponendo un sistema di mercato delle emissioni (cioè di scambio tra paesi delle proprie quote di emissioni) che secondo alcuni avrebbe permesso a certi paesi di “barare”. La decisione sul tema è stata rimandata al 2019 e così i lavori sono potuti proseguire.
Secondo alcuni osservatori le decisioni prese a Katowice non sono sufficienti per affrontare con tempestività il problema del cambiamento climatico. Secondo altri però i compromessi raggiunti in questa e altre conferenze del passato, per quanto non sufficienti, sono gli unici possibili e questi incontri internazionali sono un modo per creare cooperazione e fiducia tra i paesi del mondo. Non tutti i paesi hanno ottenuto ciò che volevano durante la COP24: quelli in via di sviluppo avrebbero voluto un maggiore impegno da parte degli altri paesi sugli aiuti internazionali in caso di problemi causati dal cambiamento climatico, ma la discussione sul tema è stata rimandata alle prossime conferenze.