Anche il Lussemburgo prova a rendere gratuiti i mezzi pubblici
Entro il 2020, anche se non è detto che traffico e inquinamento atmosferico diminuiranno
Il Lussemburgo vuole rendere gratuiti i mezzi pubblici per tutti i suoi 600 mila cittadini entro il 2020: se ci riuscisse, sarebbe il primo paese al mondo a farlo. In diverse città si è parlato in passato di rendere gratuiti i mezzi pubblici per diminuire il trasporto privato, e quindi il traffico e l’inquinamento atmosferico. Anche a Milano, nel 2016, durante la campagna elettorale delle primarie del centrosinistra per il candidato sindaco del comune di Milano una candidata aveva proposto la riforma, ma poi non se n’era fatto nulla.
La misura, però, è particolarmente sensata per le dimensioni del Lussemburgo, la cui capitale omonima ha una popolazione di sole 110 mila persone, ma che ogni giorno viene raggiunta da 400 mila pendolari e lavoratori transfrontalieri, che contribuiscono ad aggravare le condizioni del traffico da e per la città. Portando a zero il prezzo dei biglietti dei mezzi pubblici, il governo spera di cambiare il modo in cui si spostano i lussemburghesi e gli stranieri.
Oggi l’83 per cento usa un mezzo privato e solo il 17 per cento usa i mezzi pubblici: il Lussemburgo vuole invertire le cifre e portare il trasporto pubblico al 75 per cento. La rete ferroviaria collega tutti i centri urbani principali del paese ed è integrata da un servizio di autobus e, dal 2017, di tram (che operano nella capitale). Quest’estate il governo – guidato dal primo ministro liberale Xavier Bettel, che è stato riconfermato alle elezioni di ottobre – aveva già reso i mezzi pubblici gratuiti per i minori di 20 anni. Nel nuovo programma di governo Bettel ha promesso, oltre a rendere gratuiti i trasporti, anche di ridurre la pressione fiscale e di investire nelle tecnologie ecologicamente sostenibili.
Tra le città che hanno provato a ridurre i costi dei mezzi pubblici, alcune hanno avuto successo, mentre in altre i risultati non sono stati quelli sperati. In Francia, da settembre, la città di Dunkerque ha reso gratuiti gli autobus per tutte le 200 mila persone che vivono in città e nella zona circostante, con un immediato aumento di passeggeri sui mezzi pubblici. Anche se ancora non ci sono dati sugli effetti sul traffico, sembra che per Dunkerque la scelta abbia funzionato. Tallinn, la capitale dell’Estonia, è l’esempio più citato da chi sostiene la gratuità dei mezzi pubblici: dall’1 gennaio 2013, infatti, ha deciso di rendere gratuiti i mezzi pubblici comunali per i propri abitanti. È l’unica capitale europea e la più grande città al mondo dove la misura è in vigore. Ha circa 430mila abitanti e il suo sistema di trasporti pubblici ha circa 80 linee di autobus, 4 di filobus e 4 di tram.
Recentemente, però, alcuni ricercatori del Royal Institute of Technology di Stoccolma hanno fatto dei calcoli e hanno scoperto che il numero dei passeggeri dei mezzi pubblici di Tallinn è aumentato solo del 3 per cento rispetto al 2013. Inoltre la lunghezza media dei viaggi indica che molto probabilmente le corse gratuite hanno indotto gli abitanti a camminare di meno e a usare meno la bicicletta, piuttosto che a usare meno l’auto, l’obiettivo principale. Il numero di corse è aumentato soprattutto nelle zone più povere della città: un dato positivo per l’inclusione sociale, ma non incoraggiante per chi sperava di ridurre il traffico che si concentra soprattutto nelle parti più centrali della città.
Al momento i biglietti venduti in Lussemburgo coprono solo 30 milioni di euro del miliardo necessario per mandare avanti l’intero sistema di trasporti del paese: per il paese, che è tra i più ricchi al mondo e tra i primi per il PIL pro capite, azzerare i costi per gli utenti non sarebbe quindi un passo troppo grande. Gli esperti, però, non sono convinti che abbassare il prezzo del biglietto del trasporto pubblico sia il modo più efficace per ridurre il traffico, come ha dimostrato il caso di Tallinn. L’unico modo per costringere le persone a scegliere l’autobus o i treni al posto della proprio auto, sostengono diversi esperti, è aumentare i costi per l’uso delle automobili. Ma come hanno dimostrato anche le proteste in Francia dei “gilet gialli” – il movimento antigovernativo che all’origine protestava contro l’aumento del prezzo del carburante –, queste politiche sono spesso impopolari.