Il Consiglio Europeo non ha fatto concessioni su Brexit
Theresa May aveva chiesto ai suoi colleghi europei alcune modifiche all'accordo, ma ha ricevuto soltanto dei "no"
Il Consiglio Europeo, l’organo dell’Unione Europea che raduna i capi di stato e di governo dei paesi membri, si è riunito ieri per discutere fra le altre cose di Brexit, dopo che negli ultimi giorni la situazione è precipitata in una specie di limbo a causa delle difficoltà del Parlamento britannico ad approvare l’accordo su Brexit. Non c’è stata nessuna sorpresa. Come previsto da diversi osservatori, il Consiglio ha rifiutato tutte le richieste della prima ministra britannica Theresa May, e diffuso un comunicato finale molto generico. Per trovare una soluzione, sarà probabilmente necessario un altro summit a gennaio.
Per una settimana intera May aveva cercato di convincere alcuni leader europei a riaprire i negoziati per l’accordo trovato a metà ottobre, in sostanza perché non dispone dei numeri per farlo approvare dal Parlamento britannico. In alternativa, May ha chiesto di istituire una data di scadenza del backstop – l’accordo temporaneo che sarà in vigore fra la fine del periodo di transizione e il futuro accordo commerciale, se verrà trovato – per provare a portare dalla sua parte diversi Conservatori britannici, convinti che il backstop possa rimanere in piedi per moltissimo tempo. May ha da poco ottenuto la fiducia della maggioranza dei parlamentari Conservatori, ma circa un terzo di loro è convinto che l’accordo su Brexit farà rimanere il Regno Unito eccessivamente legato all’Unione, e che la colpa sia soprattutto del backstop.
Il Consiglio ha rifiutato entrambe le richieste di May. L’accordo conviene parecchio all’UE – soprattutto per ragioni economiche e commerciali – e riaprendo i negoziati l’Unione Europea rischierebbe di tornare a trattare da una posizione di debolezza, dopo aver dichiarato in tutte le sedi che i negoziati erano finiti. Per quanto riguarda il backstop, May ha provato a chiedere di farlo scadere nel 2021, ma a quanto sembra non ha saputo dire se il termine ultimo potesse essere reso vincolante. Il Guardian scrive che l’idea di un backstop “a termine” è stata appoggiata dall’Austria e dalla Germania ma osteggiata da diversi altri paesi, scettici sul fatto che la modifica potesse risultare decisiva per far approvare l’accordo al Parlamento britannico.
Più in generale, secondo alcune fonti sentite dai giornalisti che seguivano il summit, May non sembrava avere le idee chiarissime. Secondo la ricostruzione di Laurence Norman, il corrispondente del Wall Street Journal da Bruxelles, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha interrotto una o due volte la discussione chiedendo a May di rendere esplicite le sue richieste. Nella conferenza stampa tenuta alla fine del summit, il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ha ribadito che «è il Regno Unito che sta lasciando l’Unione, e sta al loro governo dirci esattamente cosa vogliono».
It gets worse. Juncker: "I do find it uncomfortable that there’s an impression perhaps in the UK for the EU to propose solutions. It is the UK leaving the EU, and I would have thought it was up to the UK government to tell us exactly what they want."
— Jack Blanchard (@Jack_Blanchard_) December 13, 2018
Il comunicato finale, lungo appena cinque paragrafi, sottolinea che l’accordo «non è aperto a nuovi negoziati» e si limita ad impegnare l’Unione Europea a «lavorare prontamente a un accordo definitivo entro il 31 dicembre 2020, cosicché il backstop non debba essere attivato». Le bozze del comunicato circolate ieri contenevano molte più rassicurazioni, poi tagliate nella versione finale.
Il cancelliere austriaco Sebastian Kurtz, che detiene la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, ha detto che dopo la discussione di ieri sera «la palla è tornata nel campo dei britannici». Diverse fonti consultate da Politico non si aspettano ulteriori movimenti in sede europea prima della votazione al Parlamento britannico, che stando al governo May si terrà entro il 21 gennaio.